Siamo tutti Alan Kurdi
Imago Pietatis
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autori: | Fausto Colombo |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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In questi giorni è ospite in casa editrice un giovane studente del Liceo Classico S. Quasimodo di Magenta, che sarà con noi per due settimane per l'alternanza scuola-lavoro. Alessandro sogna di diventare un giornalista e come primo compito gli abbiamo affidato la lettura di un libro a sua scelta. La sua curiosità è stata catturata da Imago pietatis di Fausto Colombo. Ecco la sua prima recensione con il nostro in bocca al lupo per il suo futuro.
di Alessandro Lunardi
Nella nostra comunità si comunica prevalentemente tramite immagini e meno attraverso la lettura profonda. Per questo, il mondo mediatico si serve prevalentemente di immagini per veicolare concetti – anche complessi – in modo chiaro, semplice e diretto.
Fausto Colombo, professore ordinario di Teoria della comunicazione e dei media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha scritto un libro, intitolato Imago Pietatis, incentrato sull’indagine del rapporto tra fotografia e compassione. Quanto una foto ritraente eventi come guerre o catastrofi naturali può suscitare emozione negli animi della cultura occidentale e cambiare le cose?
Tutti ci ricordiamo di quel piccolo corpicino con una maglia rossa, immortalato senza vita sulle sponde del Mar Egeo: quella foto ritrae Alan Kurdi, un bambino di soli tre anni, morto mentre stava cercando di sfuggire insieme alla sua famiglia alla guerra in Siria. Ed è proprio da questa immagine che Colombo comincia a riflettere sulle cause che portano il povero Alan Kurdi a diventare un simbolo della crudeltà della guerra. Scrive infatti l’autore: «Con le mie osservazioni dirette, ma anche servendomi delle ricerche pubblicate sul caso, ricostruisco nella sua totalità il processo che porta l’immagine di un bambino di tre anni, ripresa da una sconosciuta fotografa turca, a divenire un’icona mondiale».
Dopo il riscontro mediatico, qui riportato con dati statistici ricavati dallo studio della diffusione dell’immagine su social, quotidiani e telegiornali, si apre una riflessione di carattere etico e psicologico, in quanto Colombo sostiene che dobbiamo essere noi lettori a tramandare la memoria di Alan, ognuno a suo modo; alcuni lo hanno fatto con foto, altri con sculture, altri ancora con murales e oggi quel bambino è parte della memoria di molti di noi.
Il tema del ricordo costituisce anche la parte conclusiva del libro, nella quale l'autore offre uno spunto di riflessione secondo me rivolto soprattutto a noi adolescenti, che costituiamo una fetta abbastanza consistente del mondo digitale. Fausto Colombo, nel sensibilizzarci, ci lancia un appello nel riconoscere Alan Kurdi e tutti coloro che - purtroppo - non riescono a sfuggire alla guerra come nostri fratelli. Chiudendo il libro penso a questo: si, potremmo essere tutti Alan Kurdi.
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