Per una teologia delle emozioni
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Come notava Ivan Illich, uno dei drammi contemporanei è «la perdita dei sensi», che si manifesta oscillando tra i due estremi della bulimia sensoriale e di un’anoressia astratta, “digitalizzata”. Perché occorre una grammatica del sentire emozionale biblico. «Come chi, messosi in mare su di una barchetta, viene preso da immensa angoscia nell’affidare un piccolo legno all’immensità delle onde, così anche noi soffriamo mentre osiamo inoltrarci in così vasto oceano di misteri» (In Genesim Homiliae IX, PG 12, 210). La stessa tensione di cui parla Origene alla soglia della sua impresa di commentare omileticamente la Genesi si ripete in chi vuole tentare anche solo un abbozzo della teologia biblica delle emozioni. Due sono le ragioni di questa paura. Da un lato c’è l’enorme fl uidità della defi nizione e classifi - cazione delle emozioni: in uno studio pubblicato nel 1981 da due ricercatori del Georgia Southern College (P.R. Kleinginna Jr. - A.M. Kleinginna, A categorized list of emotion defi nitions, with suggestions for a consensual definition, «Motivation and Emotion», 5, 1981, 4), si elencavano ben 92 definizioni a cui si accostavano 9 dichiarazioni scettiche sulla possibilità di definire una realtà così mutevole, affidata anche nella Bibbia – come vedremo – a una costellazione lessicale e simbolica complessa e varia. |
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