Precetto, valore, sanzione: categorie giuridiche ‘sotto processo’ in Melville
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Il saggio si accosta ad alcune delle più note opere di Herman Melville (prevalentemente Benito Cereno e Billy Budd) da una prospettiva giusletteraria. La prima parte si incentra prevalentemente su Benito Cereno e, attraverso l’analisi del testo letterario, affronta il tema dell’ambiguità intrinseca a ogni costruzione sociale di gerarchie, distribuzioni del potere, forme di esclusione e di stigmatizzazione, e assegnazione di ruoli, dentro e fuori quelle che Goffman ha denominato ‘istituzioni totali’. Si analizza il ruolo del diritto penale come strumento per la riaffermazione di equilibri di potere esistenti, insieme all’importanza di un approccio critico allo studio delle istituzioni sociali e legali esistenti. La seconda parte del lavoro è essenzialmente dedicata a un’analisi di Billy Budd, opera che, attraverso la triade di personaggi composta da Vere, Billy e Claggart, fornisce al lettore una perfetta parabola delle tre componenti che informano il diritto penale, un disequilibrio tra le quali non può che produrre ingiustizia, seppure in modi diversi: il capitano Vere rappresenta la componente formale della legge, il bisogno di regole positivizzate e di un insieme organico e chiaramente definito di prescrizioni e procedure, senza le quali il libero perseguimento degli interessi e valori di ciascun individuo rischia sempre di degenerare in abuso e violenza, ma che a sua volta implica il costante rischio di scivolare in un legalismo vuoto e nell’applicazione acritica di leggi contrarie ai diritti umani fondamentali; Billy Budd, ‘uomo allo stato naturale’, simboleggia la forza del ‘diritto naturale’ e di quei valori e diritti fondamentali che richiedono riconoscimento e protezione incondizionati – anche, se necessario, in sfida a leggi positive ingiuste – ma il cui perseguimento sciolto da qualsiasi limite formale può condurre, a sua volta, alla violenza e all’ingiustizia; Claggart, infine, il maestro d’armi, rappresenta il lato più oscuro del diritto penale, ovvero quella componente di pura forza e potere, nonché di crudeltà, che è intrinsecamente connaturata a questo ramo dell’ordinamento, in particolare nella sua parte sanzionatoria. Proprio come la Legge sull’ammutinamento che Vere decide di applicare a Billy, Claggart impersona tutti i rischi che discendono da una concezione del diritto penale come strumento di ‘guerra’ contro esseri umani ridotti a meri oggetti, a strumenti (‘hands’, nel gergo marinaresco dell’epoca), a nemici (personali o dell’intera società). L’ultima parte del saggio si confronta infine con la natura relazionale propria di ogni regola, e coi pericoli che ogni ordinamento che dimentichi tale dimensione inevitabilmente corre, come pure, al contrario, con le possibili vie per sfruttare e sviluppare il potenziale ‘relazionale’ e ‘riparativo’ pure presente nello stesso diritto penale. Biografia dell'autoreArianna Visconti è ricercatore di Diritto penale alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. |
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