La santa degli impossibili
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Perché santa Rita, donna di un piccolo paese umbro nascosto tra i monti, vissuta all’ombra del marito e poi di un convento nella prima metà del Quattrocento, è diventata così famosa? Lucetta Scaraffia risponde a questa domanda ricostruendo la storia della ‘santa degli impossibili’ (come i devoti la chiamano per la grande potenza miracolosa) e soprattutto seguendo le tracce della sua strana ed eccezionale fortuna, a partire dal 1457, anno in cui compaiono le prime prove della devozione al suo corpo miracoloso, fino agli ultimi due secoli, quando Rita da Cascia, proclamata santa all’inizio del Novecento, diventa la protettrice delle donne delle città industriali. Nel condurre l’indagine, l’autrice intreccia i dati più strettamente religiosi con quelli sociali e culturali, come i conflitti tra città capoluogo e castelli del contado, le relazioni tra Cascia e lo Stato pontificio, l’intreccio tra i modelli cristiani di santità e la religiosità legata alla terra e ai culti femminili primitivi. Ne esce un ritratto inedito e appassionante non solo della santa, ma di un modo di vivere il rapporto con il sacro. La grandissima e imprevista fortuna di santa Rita presso i devoti è legata, ci dice Lucetta Scaraffia, proprio agli elementi di ambiguità di questa peculiare figura: moglie obbediente e che sa soffrire in silenzio, Rita possiede anche una specie di onnipotenza magica, solo superficialmente cristianizzata e profondamente connessa all’atmosfera stregata dei suoi monti rocciosi. Ed è proprio in virtù di questa ambivalenza che la sua storia si propone a madri, spose e lavoratrici come un mito purificatore, nel quale far confluire desideri che i vincoli sociali rendono inconfessabili.
Ma l’itinerario dell’autrice nella storia di santa Rita non si ferma qui, e si arricchisce di un’ultima parte di peculiare interesse, che riguarda la ‘strana’ devozione di un grande artista del Novecento, Yves Klein, per la santa di Cascia. Cos’hanno in comune una santa popolare e un pittore trasgressivo e bizzarro?Probabilmente l’artista francese era stato colpito dalla leggenda agiografica che attribuiva a Rita un volo magico nella notte per superare gli impedimenti all’ingresso in monastero e che si inseriva chiaramente nel solco del tema sciamanico del viaggio nel mondo dei morti e della successiva acquisizione di poteri magici. Questa idea del volo e dei poteri che ne nascevano è senza dubbio in sintonia con il misticismo di Klein, ma parla anche di una più vasta ansia di assoluto, della ricerca di contatto senza mediazioni con il soprannaturale: in una parola, del rapporto con il sacro che prorompe in ogni epoca e in ogni cultura. Biografia dell'autoreLucetta Scaraffia (1948) insegna Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza». Storica e giornalista, collabora con i quotidiani «Il Sole 24 Ore», «L’Osservatore Romano» e «Il Messaggero». Si è occupata di storia delle donne, di storia religiosa e di temi bioetici (è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica). È autrice, tra l’altro, di Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia (2008, con Margherita Pelaja). Informazioni aggiuntivePrima edizione brossura: luglio 2015 |
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