Enrica Galazzi
Titoli dell'autore
Lingua, cultura e testo (cofanetto 3 volumi). Miscellanea di studi francesi in onore di Sergio Cigada

Anno:
2003
Da qualche parte negli scritti di critica artistica o letteraria Baudelaire ricorda che non è indifferente, quando si voglia provare a misurare la statura intellettuale di una persona, la capacità che questa ha di abbracciare ambiti diversi e questioni anche sensibilmente differenziate. Vi sono artisti – e studiosi –, magari prolifici, originali e sottili, i quali tendono tuttavia a essere specialisti di un solo genere o di un solo problema; ve ne sono altri invece che senza perdere quelle qualità riescono per rara grazia ad aprirsi alla totalità degli aspetti e dei problemi intuibili dal punto di osservazione in cui le circostanze li hanno collocati. A questa seconda famiglia di spiriti appartiene Sergio Cigada, ed è paradossalmente per questo dono che il suo complessivo profilo intellettuale e scientifico non risulta di così agevole ricostruzione. Certo, all’inizio – e poi in modo ininterrotto fino ai settant’anni di oggi, come una specie di filo robusto che lega tutto il suo percorso culturale e accademico – vi è l’interesse per la letteratura francese, nel quadro dei cui studi egli rappresenta da lungo tempo e senza dubbio alcuno una delle figure di maggior prestigio. Notoriamente – e aldilà della capacità di muoversi in modo non occasionale in direzioni diverse – due sono gli ambiti storici sistematicamente frequentati, di ambedue giungendo ad aggiornare e modificare sensibilmente l’immagine corrente: il primo è quello della cultura letteraria medio-francese, con perno sulle figure di Charles d’Orléans, François Villon e i Grands Rhétoriqueurs di fine Quattrocento e primo Cinquecento; il secondo è il passaggio dal Romanticismo alla modernità novecentesca, con centro sulle personalità fondanti di Flaubert, Baudelaire e i simbolisti maggiori. Aperte quasi simultaneamente alla metà degli ormai lontanissimi anni Cinquanta, e successivamente consolidate attraverso vere e proprie, fortunate istituzioni (in particolare, il «Centro Studi sulla letteratura medio-francese», fondato nel 1977 e giunto alla pubblicazione del suo dodicesimo volume), queste linee di studio continuano ancora oggi a portare i loro frutti, sia in modo diretto, come testimonia la bibliografia del festeggiato, sia in modo indiretto e collegato, attraverso le iniziative di aggiornamento e di riflessione che egli continua a promuovere (per sua iniziativa si è appena celebrato nello scorso mese di maggio il «IIIème Colloque International sur la Littérature en Moyen Français»; e tra maggio e settembre, in due distinte sessioni, il terzo «Convegno Internazionale sul Simbolismo», dedicato ai rapporti istituzionali tra Simbolismo e Naturalismo). Ma ben presto e parallelamente, in modo sempre più aperto e consistente, gli interessi di Sergio Cigada si sono appuntati anche su questioni di ordine linguistico, spaziando progressivamente dagli aspetti fonetico-fonologici (per lunghi anni è stato titolare, dopo averlo istituito, dell’insegnamento di Fonetica e fonologia in Università Cattolica), a quelli traduttologici, ai problemi di semantica testuale, alle questioni di linguistica applicata e di politica linguistica generale. Attualmente, egli è certamente il principale punto di riferimento non solo della francesistica letteraria italiana, ma anche e soprattutto della linguistica francese operante nella nostra realtà accademica. Luogo di innesto – e insieme collegamento di questa seconda competenza con la prima – è stata l’attenzione fin dagli inizi portata agli aspetti metrici e retorici del testo letterario: la coscienza cioè, in un periodo in cui dominanti erano ancora l’accostamento di stampo crociano o il filologismo storicistico di derivazione positivista, che un testo letterario è anzitutto un oggetto linguistico, e che come tale – e dal proprio interno – va prioritariamente considerato. Esplorare la letteratura significava quindi certo in questa prospettiva immergersi nella storia, e nel mondo interiore di un individuo, ma anche, inevitabilmente, confrontarsi con i meccanismi e la sostanza della lingua che ne costituisce lo strumento di attuazione. Chi sedeva allora sui banchi ricorda ancora con commozione lo stupore dei seminari organizzati in margine alle lezioni ufficiali e dedicati a sondare l’impatto degli artifici retorici, a indagare l’effetto degli schemi ritmici, a cogliere e valutare le coloriture degli intrecci sonori, ossia a confrontarsi con l’arte insieme concretissima e sottilissima della parola capace di poetica suggestione. Tutti gli sviluppi teorici successivi sono nati da lì. Senonché, nella doppia, parallela vocazione letteraria e linguistica di Sergio Cigada, rispecchiata inevitabilmente dall’organizzazione di questi studi, gioca anche il senso acutissimo della realtà, letteraria e non, che egli sempre ha avuto, come gioca la concezione dell’Università intesa non come accademia, luogo di conservazione e di elaborazione di un sapere dato, bensì come istituto culturale socialmente orientato che approfondisce istanze di sapere circoscritte tramite un rapporto dialettico con la società in cui si trova immerso. Ciò che di fatto corrisponde alle attese culturali e professionali del proprio tempo è l’oggetto essenziale del sapere universitario. Questa convinzione ha portato lentamente Sergio Cigada a privilegiare almeno per qualche tempo gli interessi linguistici, sia settoriali che generali, anche in questo caso consolidandoli in una specifica istituzione, il «Centro di Linguistica dell’Università Cattolica» (CLUC, fondato nel 1979), il cui catalogo registra a oggi, tra saggi, trattati e ricerche di carattere puntuale, più di trenta pubblicazioni. Questa convinzione lo ha portato ugualmente in modo costante a cogliere – se non addirittura ad anticipare – i segnali emergenti dai nuovi contesti socio-economici: tra questi, – l’insegnamento precoce delle lingue oggetto di Convegni del Centro sin dal 1979 e poi ancora nel 1989 («L’insegnamento delle lingue nella scuola elementare»); – la rivoluzione informatica e le nuove tecnologie, con l’apertura del corso di Laurea in Tecnologie Informatiche presso la Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere; – la sfida lanciata al mondo sociale ed educativo dall’integrazione e dalla multiculturalità con la creazione del corso di Laurea in Esperto per la mediazione interculturale e il sostegno alle esperienze pilota per l’insegnamento dell’italiano L2; – l’appello rivolto ai colleghi del raggruppamento di Lingua e linguistica riuniti a Milano in occasione del recente Convegno nell’aprile 2002, per la costruzione di programmi di base on-line che vedessero la cooperazione di tutti gli specialisti del settore; – infine, l’idea, propugnata da oltre un ventennio, che se da un lato riuscirebbe vano e antistorico contrastare il predominio dilagante della lingua inglese, dall’altro la riduzione dell’insegnamento linguistico in ambito europeo alla sola lingua inglese risulterebbe nefasto e alla lunga insostenibile. Il plurilinguismo è un valore irrinunciabile e tale valore si difende con l’insegnamento di almeno due lingue straniere. Tali orientamenti, com’è noto, sono diventati gli orientamenti del Consiglio d’Europa. Profondamente convinto dei progressi realizzati nell’area delle scienze linguistiche, Sergio Cigada ha operato con acume, lungimiranza e abilità strategica impegnando cospicue energie nella costruzione dell’identità spirituale del raggruppamento di Linguistica francese nel quale, per primo, ha fermamente creduto. Su almeno due versanti simultanei non facilmente controllabili dalla stessa persona si colloca dunque, eccezionalmente e ad altissimo livello di qualità, la produzione scientifica di Sergio Cigada. La francesistica italiana nella sua globalità si identifica largamente nella sua figura. Non possiamo, tuttavia, non accennare qui anche ad altri due aspetti essenziali della sua personalità. Il primo è la grande capacità di lavoro, la quotidiana pazienza nel dovere che, unita al senso della responsabilità e alla capacità progettuale, lo ha portato a esercitare quasi ininterrottamente negli ultimi trent’anni funzioni di direzione (dal 1973 al 1983 è stato preside della Facoltà di Magistero dell’Università Cattolica; dal 1983 al 1989, direttore, dopo averlo fondato, del Dipartimento di Lingue e letterature straniere della stessa Università; dal 1990, dopo esserne stato il creatore, preside della Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere). Senza di lui, la realtà delle lingue e letterature straniere in Italia, dentro l’Università Cattolica e fuori di essa, non sarebbe quella che è. Ma questi talenti ‘politici’, se possiamo dire così, che discendono anzitutto da eccezionale vivezza e prontezza dell’intelligenza, da capacità di autocontrollo e da acuto senso della complessità dei rapporti umani, trovano appoggio in qualità dell’animo che non sfuggono a chi, non prevenuto, lo accosta: mitezza, equilibrio, garbo del tratto, disponibilità all’ascolto e all’incoraggiamento generoso… Così, non temiamo di dire, lavorare accanto a Sergio Cigada è stata certamente un’esperienza di rigore intellettuale e di crescita professionale, ma anche, più largamente e profondamente, di personale, umana maturazione. Della lezione del Maestro ci illudiamo di aver colto l’essenziale e di aver conservato qualche cosa; qualche cosa certamente hanno colto e conservato i moltissimi – colleghi, amici, operatori culturali, responsabili di istituzioni – che hanno voluto collaborare con noi a questo ponderoso omaggio o hanno creduto, a significare la loro stima, di iscrivere il loro nome nella Tabula gratulatoria. La comunanza del loro sentire col nostro ci lusinga e la loro partecipazione ci onora. A essi, come a tutti coloro che hanno in qualche modo contribuito alla realizzazione di questi studi, che resteranno per la mole – ma, pensiamo, anche per la qualità di non pochi interventi – un caso forse unico nella storia della francesistica italiana, il nostro più vivo ringraziamento. Gli allievi
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