Sulle tracce del Giubileo della Misericordia
«L’abisso della nostra miseria chiama
l’abisso della Tua misericordia»
Il 29 novembre, in occasione del suo viaggio apostolico in Africa, come segno della vicinanza della Chiesa universale alla Repubblica centrafricana colpita dalle violenze della guerra civile, il Papa ha aperto la porta santa della Cattedrale di Notre-Dame di Bangui anticipando così l'inizio del Giubileo straordinario. Per avviare questa esperienza di conversione anche attraverso delle letture, abbiamo tracciato un cammino di riflessione attraverso il catalogo Vita e Pensiero.
Il primo passo lo percorriamo insieme al vescovo e al segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Nunzio Galantino, che nell'articolo Chiesa, luogo di misericordia (Rivista Vita e Pensiero) dimostra come solo abitando con mitezza la città degli uomini la Chiesa rimarrà una “Chiesa di popolo”, caratterizzata non dall’essere più o meno “liquida”, ma dall’essere concreta. Ossia «luogo della misericordia gratuita, dove tutti possono sentirsi accolti, amati, perdonati e incoraggiati a vivere secondo la vita buona del Vangelo». Sempre sul bimestrale dell'Università Cattolica troviamo un altro spunto di lettura breve: l’editoriale di Gualtiero Bassetti
Nella Rivista del Clero Italiano, Luciano Manicardi, monaco di Bose, in Le 'opere di misericordia'. La ritrovata attualità di una tradizione riflette sulle indicazioni con le quali papa Francesco propone di vivere il Giubileo straordinario, invitando esplicitamente a riscoprire il significato autentico della «antica e veneranda» tradizione delle ‘opere di misericordia’. Le sue parole sono un grido accorato «in cui si riflette la sua sensibilità personale, il suo “senso dei poveri”, la sua empatia con i sofferenti e gli oppressi, il suo sdegno di fronte alle ingiustizie, un grido anche estremamente autorevole perché nasce da un’esperienza, da un vissuto che – cosa piuttosto rara ai nostri tempi – è riuscito a divenire esperienza e può dunque essere raccontato e testimoniato».

Infine Benôit Standaert nel libro Perdono e riconciliazione ci spiega come l'essere perdonati sia una delle caratteristiche più nitide dell’esistenza cristiana. Eppure perdonare appare un'impresa difficile per le nostre forze, legati come siamo al risentimento per i torti ricevuti, ai desideri di rivendicazione, alle maglie strette del dolore subito e della memoria offesa.
Come perdonare, allora? Come riconciliarci? Guidandoci nelle parole evangeliche, portandoci nel deserto dei padri eremiti, aprendoci alla tradizione ebraica, islamica e buddista, egli ci mostra il percorso umano più autentico, che dal perdono porta alla gioia della riconciliazione, alla libertà della pace ritrovata, alla freschezza di un nuovo inizio nelle relazioni con gli altri.
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