AAA Vendesi Parole: conversazione con Giampaolo Lai

AAA Vendesi Parole: conversazione con Giampaolo Lai

20.03.2014
L'eternità sulla Piazza del Mercato
L'eternità sulla Piazza del Mercato
autori: Giampaolo Lai
formato: Libro
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Intervista a cura di Pierrette Lavanchy

Giampaolo Lai è medico, psicoanalista, membro ordinario della International Psychoanalytic Association, IPA. Tutta la sua attività scientifica e clinica si è concentrata sulle parole, sulle parole nelle conversazioni professionali scambiate tra psicoanalisti, manager, giornalisti, insegnanti, avvocati e i loro pazienti o clienti. I titoli dei suoi libri lo confermano, per esempio Le parole del primo colloquio, La conversazione felice, Conversazionalismo, e ultimamente L’eternità sulla Piazza del Mercato. Bilateral verbal trade

Che cosa intende con l'espressione “mercato di parole bilaterale”?
Si dice comunemente che le persone quando parlano “si scambiano parole”. Io prendo alla lettera la nozione di scambio. Quando parlo di mercato di parole, di Bilateral verbal trade, non utilizzo una metafora o un’allegoria, ma faccio una descrizione di quanto avviene. Le conversazioni sono di fatto negoziazioni di beni di parola, che coinvolgono due mercanti, due traders, un trader compratore e un trader venditore, ciascuno con la propria speranza di guadagno. Compratori sono per esempio il paziente che va dall’analista, o il cliente che va dall’avvocato, o il giornalista che intervista un politico: chiedono, pongono domande, hanno una domanda, e i loro interlocutori, l’analista, l’avvocato, il politico sono i venditori che tentano di soddisfare la domanda con un’offerta di parola.

Come è nata l’idea di questo libro?
Diversamente da molti miei colleghi psicoanalisti, mi occupo da sempre di tecnica, si potrebbe dire di etica, cioè dell’effetto che le mie parole ottengono sul prosieguo di una conversazione. Nella mia ricerca ciò che m’interessa non è tanto la spiegazione del passato quanto piuttosto l’azione volta al futuro. Studiando i testi registrati, ho realizzato che ogni mio intervento s’inserisce in una condizione d’incertezza ed è una scommessa su un risultato futuro, che può essere calcolato in base a considerazioni di probabilità. L’incertezza e la scommessa sono caratteristiche dei mercati. L’elaborazione della nozione di mercato di parole discende da questa riflessione.

E l’eternità, come è arrivato a collegarla col mercato?
C’è stata una congiunzione di alcune linee di pensiero su una osservazione empirica. Da una parte, la lunghezza crescente delle analisi, che tante volte continuano per anni molto dopo che la domanda iniziale ha ricevuto risposta, mi ha fatto riflettere sulla ricerca delle persone, non solo di risolvere problemi o trovare sollievo all’infelicità, ma anche di parlare e di ricevere ascolto, «senza produrre niente di produttivo», come si esprime un mio interlocutore. Ci tengono a tal punto da prenotarsi un’ora alla settimana o più per andare a parlare con una persona, in un tempo limitato, a pagamento. Freud aveva parlato di “analisi interminabile” come se l’interminabilità segnasse un risultato negativo. Ma se fosse invece nella natura delle cose? Se fosse necessario alle persone, al di là dello scambio commerciale, interessato, mirato al risultato, anche un mercato parallelo? In fondo se le persone scelgono di fermarsi in un bar piuttosto che nell’altro, non è solo per il caffè ma anche per fare due chiacchiere con il barista. Questo versante l’ho chiamato collateral trade, mercato collaterale, dove si manifesta l’esigenza d’intrattenersi per sempre sulla Piazza del Mercato, di scongiurare la fine delle negoziazioni, l’afasia. Così è nata l’idea dell’eternità sulla Piazza del Mercato. La tesi, o la scoperta, che finché c’è la parola, siamo immortali.

Come nell’economia di beni materiali, il mercato può andare bene o male. Come si valuta l’andamento del mercato di parola?
Ciascun mercante arriva con la propria speranza di guadagno che, se si realizza, costituisce un mercato felice. Classicamente il compratore viene nella speranza di estinguere un debito, colmare un vuoto, bonificare un male, cioè con una domanda relativa al mercato commerciale. Il venditore ha la speranza di trovare i beni di parola adeguati per rispondere alla domanda, affinché il mercato continui. Ma ciascuno dei due ha anche il timore di perderci, e così può esserci anche un bad trade, un mercato infelice, che s’inceppa e nell’ipotesi peggiore crolla nell’afasia. Per prevenire questo rischio il venditore deve ricorrere a incentivi. Un mercato che va bene non ha bisogno di incentivi. Un criterio per valutare come va il mercato è la presenza o la quantità di incentivi. Per esempio, se una conversazione va avanti a forza di domande o di formule interlocutorie per rilanciare il dialogo, versa pericolosamente in direzione di un bad trade.

Che cosa rende lo scambio a volte difficile?
Ci sono dei modelli tratti dalla teoria economica che ci aiutano a ragionare sui guadagni e sulle perdite, in particolare la teoria dei giochi non cooperativi. Non tutti gli scambi sono a carte scoperte, esattamente come accade tra compratore e venditore di un bene materiale, per esempio un’automobile usata o una casa. Il più delle volte, compratore e venditore non condividono tutta l’informazione a disposizione. In termini tecnici, vi è un’asimmetria epistemica. Il compratore non è sempre intenzionato a lanciare sul mercato i suoi beni di parola, vuole tenere delle cose per sé, ma la sua reticenza può impedire al venditore di capire la domanda e formulare una risposta.

Come c’entra nel mercato di parole l’onorario che il compratore paga al professionista per avere parole?
Anche se qualcuno non manca di alludere maliziosamente all’alto costo delle parole dell’analista, o del professionista in genere, l’onorario non rientra nel mercato di parole, nel Bilateral verbal trade. È semplicemente il passaporto che dà diritto all’accesso al mercato. Infatti il mercato si chiama Bilateral verbal trade, è bilaterale, è insomma un baratto di beni di parole.

Anche per le conversazioni non professionali valgono le regole del mercato di parola?
Certamente, lo si vede bene nelle coppie, dove lo scambio di parole è veramente una garanzia di longevità dell’unione. Solo che negli scambi ordinari, i ruoli di compratore e venditore non sono chiaramente delineati, anzi, le persone vi si avvicendano continuamente. E naturalmente non sempre c’è riflessione sulle risposte date. Se la psicoanalisi ha successo, è proprio perché riserva alle persone uno spazio ben delimitato nel Mercato di parola e dispone di strumenti retorici con i quali modulare i beni di parola che scambia.


Il professor Lai sarà uno dei relatori del prossimo convegno ASAG Riduzionismo e estensionismo. Questioni di tecnica, che avrà luogo il 29 marzo nella sede dell’ASAG, Università Cattolica, via Nirone 15 a Milano, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 16.

(L'intervista di Pierrette Lavanchy, gentilmente concessa dalla curatrice, è stata pubblicata sul blog di Poesia di RaiNews a cura di Luigia Sorrentino)

 

 

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