Alberto Manguel, il grande lettore

L’anno scorso, aggirandovi per le belle piazze di Mantova, tra i bar, i caffè, le sale gremite di lettori, nell’andirivieni di autori che entrano ed escono da Palazzo Castiglioni durante il Festivaletteratura, vi sarà capitato di notare un signore alto, elegante, con la barba candida e un cappello bianco, quasi sempre solo. Non solo del tutto in effetti. Perché è molto raro incontrare questo signore senza un libro in mano e quindi in ottima compagnia. Sì, perché, come per ogni buon lettore, i personaggi immaginati dai grandi scrittori, sebbene fatti di “carta e di inchiostro” sono “più vivi dei nostri amici in carne e ossa”. A scrivere queste parole è proprio lui, Alberto Manguel. Argentino, classe 1948, ha avuto tante vite quante i personaggi di cui parla: è cresciuto in Israele, dove il padre era ambasciatore; è stato libraio a Parigi, editore a Tahiti, direttore delle Biblioteca di Buenos Aires, docente universitario a New York. Ma rimane soprattutto un lettore, come quando leggeva per Borges ormai cieco. Con Vita e Pensiero ha festeggiato i 100 anni dell'editrice, iniziando un’amicizia che l’ha portato a pubblicare articoli, prefazioni (vedi Il sermone di Natale di Stevenson, imperdibile), un ebook sul confinamento a New York per il Covid (Il sentimento di sé) e da poco un libro, Mostri favolosi (in libreria dal 27 agosto).
Scorrendo le pagine di quest’ultimo troviamo un suo “favoloso” ritratto: «Non tutti i personaggi letterari sono i compagni d’elezione di ogni lettore; solo quelli che amiamo più profondamente ci seguono negli anni. Per quanto mi riguarda, non sento mie le sventure senza dubbio accoranti di Renzo e Lucia ne I Promessi Sposi né quelle di Mathilde de la Mole e Julien Sorel ne Il rosso e il nero, o della famiglia Bennet in Orgoglio e pregiudizio, così consapevole del suo status. Sono più vicino all’ira vendicativa del Conte di Montecristo, alla ferrea fiducia in se stessa di Jane Eyre, alla ponderata malinconia di Monsieur Teste di Valéry. Molti sono i miei compagni più intimi: l’Uomo che fu Giovedì di Chesterton mi aiuta magicamente ad affrontare le assurdità della vita quotidiana; Priamo mi insegna a piangere la morte degli amici più giovani, e Achille la scomparsa dei miei amati anziani; Cappuccetto Rosso e Dante il Pellegrino mi guidano attraverso le selve oscure nella strada della vita; il vicino di Sancio, l’esiliato Ricote, mi fa comprendere qualcosa dell’infame nozione di pregiudizio. E ce ne sono molti altri!»
L’abbiamo disturbato mentre è in viaggio – un altro – per coinvolgerlo in un piccolo “gioco letterario”, ispirato da quello che è passato alla storia come "Il questionario di Proust": 32 domande aperte che lo stesso Proust compilò in maniera originale, esprimendo i suoi umori, le sue preferenze, i suoi paradossi.
Ecco le sue risposte.
- Il tratto principale del mio carattere: la curiosità
- A 20 anni ero… (un aggettivo): avventuroso
- Oggi sono… (un aggettivo): pensieroso
- Quel che apprezzo di più nei miei amici : il senso dell’umorismo
- La più grande felicità: la lettura
- Il dolore più profondo: il tradimento d’un amico
- La mia occupazione preferita: leggere
- Quel che detesto più di tutto: la burocrazia
- L’amore è… indefinibile
- La città ideale è… Yukali [l’isola che non c’è]
- Il colore che preferisco: l’azzurro
- Il fiore che amo: la camelia
- I miei poeti preferiti: Dante, San Juan de la Cruz, Alejandra Pizarnik, Richard Wilbur
- Un verso di una poesia che mi è caro: “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.”
- La bevanda che prediligo…: l’acqua
- Il libro sul comodino: I Dialoghi di Platone
- Il mio personaggio letterario preferito è Alice [qui a lato, in una delle illustrazioni di Manguel che arricchiscono il libro Mostri favolosi] perché in mezzo dell'assurdo ha fiducia nella ragione.
- Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita…: Venezia
- I pittori che amo di più: Giotto
- Il genere musicale che preferisco: il requiem
- Un brano musicale che ascolto sempre volentieri: “Denn alles Fleisch ist wie das Grass” Brahms, Deutsches Requiem
- Un film che mi ha commosso…: Timbuktu di Abderrahman Sussako
- Il periodo storico in cui avrei voluto vivere…: XIII secolo
- Un personaggio storico che ammiro: l’argentino Mariano Moreno (1778-1811)
- Un personaggio storico che detesto: Napoleone
- Il luogo in cui mi piace scrivere: a casa
- La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere: Michel de Montaigne
- La mia biblioteca è ordinata per…: la mia volontà e capriccio
- Un sogno per il presente: continuare ad essere vivo
- Il futuro che vorrei per le prossime generazioni: Quello sognato dal migliore di loro
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza: ---
- Il mio motto: “Our business in this world is not to succeed, but to continue to fail, in good spirits.” Robert Louis Stevenson
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