Antonio Spadaro, l'agire come esperienza di vita (a colori)

«Le mie attività principali si intrecciano tra di loro e mi aiutano a vivere il mio agire non come un semplice “fare cose”, ma come una esperienza di vita» scrive presentandosi Antonio Spadaro, gesuita, direttore della “Civiltà cattolica”, giornalista, teologo, filosofo, critico letterario, comunicatore in dialogo con il mondo del cinema (Martin Scorsese, siciliano come lui, gli ha da poco rivelato che vorrebbe girare un film su Gesù) e l’elenco potrebbe continuare.
«Spinto dal Vangelo mi piacciono le frontiere» ha detto in un’intervista su Tv2000 e certamente padre Spadaro è un esploratore difficilmente inquadrabile in una sola etichetta; è stato anche un pioniere del dialogo tra religione e mondo web, teorizzato nel 2012 nel saggio Cyberteologia, tradotto in tutto il mondo. Lì ha trovato punti di contatto e di feconda interazione tra la rete – ormai linguaggio comune - e il pensiero cristiano e la fede. Non è un’eresia cercare Dio online titolava un suo articolo comparso su Vita e Pensiero.
Padre Spadaro ha voce pacata e occhi vivacissimi, un sorriso mite e un pensiero rapido e profondo che intreccia le varie sfumature creative di questo suo molteplice “agire” come esperienza di vita. «L'esperienza è una forma di respiro», ha scritto prendendo in prestito l'immagine che Paul Celan ha della poesia, condensata nella parola tedesca Atemwende, "svolta di respiro". Un'immagine che aiuta a comprendere l'irreversibilità dell'esperienza: «l'inspirazione non si può annullare [...]; l'aria inspirata ci ha già modificati, plasmati, ci ha dato la vita. L'espirazione la completa. Così è dell'esperienza vera: una volta fatta, non la si può annullare». E si completa con l'intelligenza, «la comprensione del significato del reale di ciò di cui si fa esperienza» (Svolta di respiro. Spiritualità della vita contemporanea).
Trovate tracce di questi artisti anche nel "Questionario di Proust 2.0" che gli abbiamo sottoposto: era in viaggio, ma ci ha gentilmente prestato attenzione e ha risposto a questo gioco che ci aiuta a svelare qualcosa in più dei nostri autori e insieme a prendere ispirazione per nuove letture e frontiere da attraversare. Non manca la domanda sul colore preferito: per scoprirlo vi lasciamo alle sue risposte.
Il tratto principale del mio carattere dolcezza e testardaggine
A 20 anni ero… pieno di domande
Oggi sono… attratto dalle sorprese
Quel che apprezzo di più nei miei amici la spontaneità e la cura
La più grande felicità percepire affetto e pazienza
Il dolore più profondo l’incomprensione
La mia occupazione preferita scrivere
Quel che detesto più di tutto L’ipocrisia
L’amore è… Fidarsi
La città ideale è… Roma
Il colore che preferisco Il rosso
Il fiore che amo rosa
I miei poeti preferiti Raymond Carver, Bartolo Cattafi, Gerard Manley Hopkins
Un verso di una poesia che mi è caro Siamo ora costretti al concreto/a una crosta di terra/ a una sosta d’insetto/ nel divampante segreto del papavero.
La bevanda che prediligo… Amarone (il vino)
Il libro sul comodino Il nostro bisogno di consolazione di Stig Dagerman
Il mio personaggio letterario preferito è Gesù (nel Vangelo di Marco) perché è incompreso
Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita… L’Annunciata di Antonello da Messina
I pittori che amo di più Hopper, Rothko, Andy Warhol, Basquiat
Il genere musicale che preferisco Jazz
Un brano musicale che ascolto sempre volentieri La sua figura di Giuni Russo
Un film che mi ha commosso… Silence di Martin Scorsese
Il periodo storico in cui avrei voluto vivere… Quello che sto vivendo
Un personaggio storico che ammiro Non ammiro alcun personaggio storico
Un personaggio storico che detesto Non detesto alcun personaggio storico
Il luogo in cui mi piace scrivere La mia scrivania
Il romanzo che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita Il gattopardo
La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere Flannery O’Connor
La mia biblioteca è ordinata per… aggregazione spontanea
Un sogno per il presente Che si creda di più nel futuro
Il futuro che vorrei per le prossime generazioni Un futuro nel quale le differenze non significhino scontri
Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Quelle che sono frutto di sentimenti vissuti male o fraintesi
Il mio motto «Cercare e trovare Dio in tutte le cose» (Ignazio di Loyola)
(a cura di Velania La Mendola)
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