Carlo Ossola, la letteratura rende lieti
Aula magna dell'Università Cattolica. Dal pulpito delle grandi occasioni risuonano queste parole: «Or ti riman, lettor, sovra 'l tuo banco,/dietro pensando a ciò che si preliba,/s'esser vuoi lieto assai prima che stanco... La lettura serve a renderci lieti. Una lettura che non renda lieti non è lettura».
A pronunciarle è un professore, Carlo Ossola, torinese, classe 1946, filologo e critico letterario, che nel 2018 ha partecipato ai festeggiamenti per i 100 anni della casa editrice Vita e Pensiero. Socio dell’Accademia dei Lincei e dell’American Academy of Arts and Sciences, Ossola è anche membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. La lettura "lo rende lieto" e si vede dai suoi saggi, in cui la ricerca filologica è sapientemente intrecciata alla storia delle idee, alle riflessioni sulla vita, all'idea di Europa come patrimonio di civiltà condiviso e di un umanesmo che non può avere fine, come si legge tra le righe di Europa ritrovata, Erasmo nel notturno d'Europa, Italo Calvino e molti altri suoi felici titoli.
Dalla scrivania su cui sta lavorando per i festeggiamenti danteschi - è infatti Presidente del Comitato nazionale delle celebrazioni del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri - si presta a una distrazione, un divertissement, un piccolo gioco letterario ispirato da quello che è passato alla storia come "Il questionario di Proust": 32 domande aperte che lo stesso Proust compilò in maniera originale, esprimendo i suoi umori, le sue preferenze, i suoi paradossi, tanto che rimase ai posteri.
Ecco il nostro Questionario di Proust 2.0 con le risposte del prof. Ossola.
A pronunciarle è un professore, Carlo Ossola, torinese, classe 1946, filologo e critico letterario, che nel 2018 ha partecipato ai festeggiamenti per i 100 anni della casa editrice Vita e Pensiero. Socio dell’Accademia dei Lincei e dell’American Academy of Arts and Sciences, Ossola è anche membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. La lettura "lo rende lieto" e si vede dai suoi saggi, in cui la ricerca filologica è sapientemente intrecciata alla storia delle idee, alle riflessioni sulla vita, all'idea di Europa come patrimonio di civiltà condiviso e di un umanesmo che non può avere fine, come si legge tra le righe di Europa ritrovata, Erasmo nel notturno d'Europa, Italo Calvino e molti altri suoi felici titoli.
Dalla scrivania su cui sta lavorando per i festeggiamenti danteschi - è infatti Presidente del Comitato nazionale delle celebrazioni del 700° anniversario della morte di Dante Alighieri - si presta a una distrazione, un divertissement, un piccolo gioco letterario ispirato da quello che è passato alla storia come "Il questionario di Proust": 32 domande aperte che lo stesso Proust compilò in maniera originale, esprimendo i suoi umori, le sue preferenze, i suoi paradossi, tanto che rimase ai posteri.
Ecco il nostro Questionario di Proust 2.0 con le risposte del prof. Ossola.
- Il tratto principale del mio carattere: una certa tenacia
- A 20 anni ero… (un aggettivo) pandit [ammiratore affascinato di Pandit Nehru]
- Oggi sono… (un aggettivo) foucauldiano [da Charles de Foucauld, non Michel Foucault]
- Quel che apprezzo di più nei miei amici: la fedeltà
- La più grande felicità: «la revestita voce allelujando» (Dante, detto della Risurrezione dei corpi)
- Il dolore più profondo: meglio esserne risparmiati: «libera nos a malo»
- La mia occupazione preferita: «legere conchas», direbbero Cicerone ed Erasmo
- Quel che detesto più di tutto: non saprei,si sprecano troppe energie a detestare
- L’amore è… «amor di vero ben, pien di letizia» (Par., XXX)
- La città ideale è…: un giorno di rondini a Montegemoli
- Il colore che preferisco: il color dell’ombra d’olivo
- Il fiore che amo: il fiore di sulla, da cui il miglior miele
- I miei poeti preferiti: quelli, da Keats a Eliot, ove la fine non è che un principio
- Un verso di una poesia che mi è caro: «D’Itaca varco le fuggenti mura» (Ungaretti, Canzone)
- Il vino che prediligo: quello che prolunga la notte estiva, direbbe Orazio
- Il libro sul comodino: Dag Hammarskjöld, Linea della vita
- Il mio personaggio letterario preferito è: Cheramour (Leskov) Perché: è il più umile degli eredi di Don Chisciotte
- Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita…: I discepoli di Emmaus, Rembrandt, Musée Jacquemart-André, Parigi
- I pittori che amo di più: i pittori del silenzio: Angelico, Vermeer, Opalka
- Il genere musicale che preferisco: le “forme chiuse”, “obbligate”: chiedono più invenzione nell’obbedienza
- Un brano che ascolto volentieri: Čajkovskij, L’inno dei Cherubini
- Un film che mi ha commosso: Robert Bresson, Au hasard Balthazar
- Il periodo storico in cui avrei voluto vivere: questo, l’unico che mi è dato di vivere
- Un personaggio storico che ammiro: papa Giovanni XXIII
- Un personaggio storico che detesto: vedi sopra, n. 8
- Il luogo in cui mi piace scrivere: sull’acqua [ὑδατόριζος]
- La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere: António Vieira
- La mia biblioteca è ordinata per… cumuli, o meglio cumuli congesti
- Un sogno per il presente: una terra restituita alla Natura
- Il futuro che vorrei per le prossime generazioni: che conservi l’avvenire
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza: le mie, purtroppo
- Il mio motto: festina lente
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