Ezio Franceschini, il rettore partigiano

Ezio Franceschini, il rettore partigiano

01.03.2023

«Una cosa sola posso dire. Ho odiato l’ingiustizia e l’iniquità e l’ho combattuta dovunque mi si è rivelata. Ho odiato la menzogna e l’insincerità e le ho combattute dovunque le ho trovate. Ho amato tutti. Non ho alcun nemico. Non c’è stato giorno di questa mia vita, spesso faticosa, in cui non sia stato pienamente e completamente felice. Lo dico con trepidazione e tremore: felice. Sempre». Queste le parole di Ezio Franceschini in un articolo pubblicato in occasione dei suoi 70 anni (Settantanni, Vita e Pensiero n. 6, 1976). 

Ezio Franceschini nasce il 25 luglio 1906 a Villa di Strigno, in provincia di Trento, attorniato dalle amate montagne che faranno da sfondo ai suoi memorabili racconti per bambini. 
Il 12 novembre 1928 si laurea in lettere all’università di Padova discutendo una tesi con Concetto Marchesi, professore illuminato, «padre e maestro della [sua] formazione scientifica». Con lui vive un rapporto di profonda amicizia nonostante la distanza del pensiero politico e religioso: mentre Franceschini cerca «di essere con la Chiesa sempre», Marchesi è «comunista dal 1921, cioè dalla fondazione del partito».

Il 1° agosto 1929, s
ubito dopo la laurea, Franceschini presta giuramento come sottotenente del 6° Alpini. «Mi ero specializzato nel guidare le salmerie» scrisse, «Avevo dato loro i nomi più classici "perché li riabilitassero”: Aristotele, Platone, Orazio, ecc. e quello di Saffo alla mula del colonnello, di carattere piuttosto melanconico. Mi seguivano dovunque, Con loro compii una volta una impresa che rimase famosa scavalcando, di gennaio, il passo di San Martino di Montenevoso [...] Pochi giorni dopo ricevetti in una busta col timbro del Comando due foglietti: uno in cui mi si elogiava "per aver guidato con abilità e perizia somma una colonna di salmerie durante una difficilissima marcia" e un altro in cui mi si dava cinque giorni di arresti "per aver esposto a pericolo la vita dei muli che è – continuava testualmente il biglietto – molto più preziosa della sua"». (Da Ezio Franceschini. Note autobiografiche, memorie di amici di Francesca Minuto Peri)

Dopo un’esperienza di insegnamento a Padova, nel 1938 vince il concorso universitario di Storia della letteratura latina medievale, bandito dall’Università Cattolica per la prima volta in Italia, ma dovette attendere un anno per la nomina in ruolo perché, essendo celibe, lo impediva il regolamento (che di lì a poco venne modificato). Franceschini racconta così quei primi anni accanto a Padre Gemelli:

«Eravamo nel 1940. [...] Padre Gemelli mi aveva guardato, scrutato, annusato, come fanno le massaie con i polli per vedere se sono vecchi. – Mi pare possa andare bene – aveva concluso. E mi aveva nominato segretario del consiglio di amministrazione. [...] Io dovevo fare il verbale. Ma invece di scrivere velocemente, mi guardavo intorno, disegnando di tanto in tanto delle oche, dei pesci, dei serpenti. Il Padre se ne accorse e con voce foriera di tempesta mi disse seccamente: – Tu non stai attento! – Ma sì, Padre, risposi. E riassunsi limpidamente ciò che egli aveva detto in un quarto d’ora. Si quietò. Riprendemmo, egli a parlare, io a disegnare. Mi vide. Strinse i pugni. – Tu sciupi la carta dell’Università, mi urlò indignato – No, Padre, è mia, non dell’Università. – Allora tu sei matto, gridò – domani andrai, con un biglietto mio, dal professore Corberi che ti visiterà. Puntuale, l’indomani mi recai dal professore. – Il mio amico Gemelli mi dice di avere osservato in lei manifestazioni che lo turbano, mi disse dolcemente. Io allora parlai. Parlai dei monti che nei giorni limpidi si vedevano anche da Milano, e della mia vita militare da alpino. E gli dissi, anche, che ero rimasto solo da quando mia madre era andata via, l’anno prima. Il professore Corberi ascoltava in silenzio. Quand’ebbi finito, mi abbracciò e mi disse: – Dica al Padre Gemelli, a nome mio, che il matto è lui» (da La valle più bella del mondo di Ezio Franceschini, 1984)

Gli anni successivi sono quelli in cui Franceschini acquista notorietà europea e mondiale, grazie agli studi e al suo costante lavoro di ricerca sul Medioevo e in particolare sulla tradizione dell’Aristotele latino e del Seneca medievale, ma anche su Caterina da Siena e san Francesco.

Dopo l’8 settembre 1943 Franceschini divenne un partigiano combattente. Svolse moltissime attività partigiane in posizioni di responsabilità riconosciute dai vertici del CVL (Corpo dei Volontari della Libertà) e da diversi comandi alleati, da quello inglese a quello degli insorti jugoslavi.
Con il suo maestro, Concetto Marchesi, crea il gruppo FRAMA (dalle iniziali di Franceschini e Marchesi), una rete per l’espatrio in Svizzera di ebrei, prigionieri e perseguitati politici. L’organismo clandestino si distingueva dalle varie brigate partigiane perché rifiutava qualunque contributo finanziario e perché rappresentava l’ideale spirito unitario di lotta al nazifascismo capace di superare le divisioni ideologiche accogliendo orientamenti politici diversi (Da Per Franceschini nel centenario della nascita di Mirella Ferrari).

Erano opera sua i fantasiosi «messaggi speciali bianchi» trasmessi ogni sera in cifra da Radio Londra in italiano, per avvertire i partigiani dei lanci, sui posti di cui egli stesso indicava ogni volta precisissime coordinate, dopo avere stabilito i collegamenti necessari con i gruppi combattenti.

Quando, nel marzo 1944, Padre Carlo Varischi fu costretto a fuggire da Milano perché ricercato, sarà Franceschini a portare avanti l’attività clandestina dell’“Ufficio falsi” dell’Università Cattolica (per approfondire leggi La storia dell'Ufficio falsi di Largo Gemelli). Il frate cappuccino lasciò in eredita a Franceschini «i suoi timbri, le sue carte e anche…  i suoi contrabbandieri ai valichi svizzeri». Questo lascito gli permise di produrre una gran quantità di documenti falsi, carte di identità, lasciapassare italiani e tedeschi, documenti bilingui di lavoro, certificati di congedo militare.

Lui stesso visse a lungo nascosto sotto falso nome. Dopo l’arresto di due membri del gruppo FRAMA, Giorgio Diena e Romeo Locatelli (poi deportati a Mauthausen e a Dachau), Franceschini si trovò un rifugio clandestino, «riparando per alcune notti tra le tombe monumentali del Musocco, con in tasca una carta d’identità falsa, in cui, senza barba e con lo sguardo bovino sulla fotografia, era descritto come Andrea Zanoni da Tolentino, dottore in lettere, di professione pubblicista» (ma più tardi diventerà anche “Zia Maria”). Ricorderà quei giorni così «L’Università Cattolica venne [più volte] circondata e perquisita per il mio arresto. Ma io non fui trovato» (Da Per Franceschini nel centenario della nascita di Mirella Ferrari)

All’interno dell’Università Cattolica, nel gabinetto di psicologia di padre Gemelli, rese possibili più volte le riunioni del generale Cadorna con tutto il Comando generale militare del CVL. Lo stesso Cadorna lo ricorderà il 10 maggio 1945 scrivendo: «l’Università Cattolica fu il primo e solo Istituto pubblico che con slancio di fraterna solidarietà verso i Volontari della Liberazione, venne in loro aiuto» (Da Ezio Franceschini. Note autobiografiche, memorie di amici di Francesca Minuto Peri).

Riflettendo a freddo sui motivi personali che lo indussero a diventare “partigiano a tempo pieno”, scrisse: «Questa superbia razzista, questa teoria del popolo guida, questa delega ai tedeschi della difesa dell'Europa, mi facevano orrore e rabbia. Per il pochissimo che dipendeva da me, dovevo oppormi. Questi furono i motivi del mio NO al nazifascismo. Soltanto ora, a distanza di tempo, dopo trent'anni di democrazia, appare chiaro l'ultimo, il più impattante, ma che allora io e quelli della mia generazione non potevano capire per la poca età e la molta inesperienza: e cioè che fra dittatura e democrazia c'è incompatibilità assoluta, che la libertà è il più grande bene dell'uomo: e perché - salva la grazia - senza di essa la vita non vale la pena di essere vissuta.
I cattolici (all'inizio assai timidi) hanno finalmente superato l'istintivo orrore delle armi; hanno imparato a combattere - non più inermi - l'illegalità e l'ingiustizia; a battersi senza odiare; ad amare, pur uccidendolo per ristabilire la legge e la giustizia, l'avversario ingiusto. Ormai la mia parte, quale che sia stata, è fatta. Vorrei soltanto che i giovani, leggendo le pagine di questo fascicolo, che parla di rovine e di morte, ma anche di eroismi e di sacrifici, potessero dire: ecco degli uomini che hanno amato, più che la vita, la libertà e la giustizia. E che hanno saputo, anche dando la morte, restare nella carità». (da Il mio no al fascismo, Vita e Pensiero n. 6, 1975)

Dal 1953 al 1965 fu Preside della facoltà di Lettere dell’Università Cattolica, nel 1942 come presidente rifondò l’Istituto, fondato da Padre Agostino Gemelli, dei Missionari della Regalità di Cristo. Nel 1965, alla morte di Francesco Vito, venne nominato rettore dell’Università Cattolica. «Rettore dunque sì, ma senz'aggettivo. Non Io vuole» si legge sulla Rivista del Clero. «Vi prego di non chiamarmi mai con un titolo che vale solo per le relazioni esterne e ufficiali: altrimenti non oserei più coltivare i fiori, o dare il pane ai merli, come mi vedete far da tanti anni, e questo mi dispiacerebbe moltissimo» (Articolo Il prof. Ezio Franceschini, nuovo Rettore Magnifico dell’Università Cattolica, La Rivista del Clero Italiano, n. 10, 1965).

Franceschini si trovò a reggere l’Università in uno dei momenti più difficili della sua esistenza: dall’estate del 1945 a quella del 1968, nel pieno della contestazione studentesca. La sua azione era improntata sul dialogo con i suoi “cari studenti” e rimase sempre fedele all’«impegno sacro» di interessarsi a fondo ai loro problemi (Lettere agli studenti del Sessantotto, a cura di Mirella Ferrari). Durante i disordini Franceschini partecipa alle assemblee studentesche davanti all’ingresso e nei chiostri dell’Università, sempre cercando di capire e poi di aiutare, e attendendo pazientemente il suo turno per parlare al megafono.

«In questi ultimi tempi sono stati messi in discussione anche i termini stessi di cultura cristiana, di letteratura cristiana, di civiltà cristiana. […] La qualifica di "cattolica" non è un’etichetta puramente distintiva, ma la ragione stessa d'essere di una Università che se ne fregia. […] Con una qualificazione sempre più precisa del suo essere Università e del suo essere "cattolica", con una cura sempre più attenta dei suoi studenti, con un dialogo sempre più aperto verso ogni valore, l’Ateneo del Sacro Cuore si propone di essere veramente uno strumento valido per l’incontro della Chiesa col mondo contemporaneo» (dall'articolo Giornata Universitaria 1968, La Rivista del Clero Italiano, n. 4, 1968).

Nell’estate del 68, per motivi di salute, Franceschini annuncia l’intenzione di ritirarsi. Il 30 luglio viene eletto rettore Giuseppe Lazzati, che seguirà una linea di più decisa rottura con le istanze di rinnovamento. 

Il 13 settembre 1968 Franceschini viene colpito da un attacco di trombosi cerebrale sui ghiacciai dell’Ortles. Dopo anni difficili e faticosi, riprese l’insegnamento e riprese la ricerca scientifica, dedicandosi soprattutto a conservare le memorie di personaggi e fatti importanti per la storia d’Italia e per la vita della Chiesa. Negli ultimi quattro anni della sua vita scrisse molti racconti per bambini in cui dominano le storie delle sue montagne, dei grandi ghiacciai, dei boschi e dei torrenti, abitati da animaletti, uccelli e pesci che vennero pubblicati per lo più sul mensile «Giovani Amici», il giornale per ragazzi pubblicato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il 21 marzo 1983 Ezio Franceschini muore. L’ultimo racconto scritto parla di un uomo che, inseguendo un gallo cedrone, attraversa un lungo tunnel, camminando al buio, come un cieco, scivolando ma andando avanti con incrollabile speranza, finché alla fine si trova davanti la valle più bella del mondo: una cascata, un lago limpido, prati verdi attorniati da abeti secolari, scoiattoli e uccelli di ogni genere, mirtilli e bacche mature. Così Franceschini doveva immaginarsi il paradiso.

(a cura di Erica Crespi)

 
Ezio Franceschini
Ezio Franceschini
Autore: Francesca Minuto Peri
Collana: Varia. Saggistica
Formato: Libro | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2009 | Pagine: 328
Ezio Franceschini (Villagnedo, provincia di Trento, 25 luglio 1906 - Padova, 21 marzo 1983) fu titolare nell'Università Cattol
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