Gabrio Forti, maestro di giustizia

Gabrio Forti, maestro di giustizia

30.08.2020

Senso di giustizia e calma – la legge non è un’arma e il bene non è impaziente, ci ha spiegato; amore e cura delle regole e del prossimo; una sterminata curiosità letteraria; una folta biblioteca alle spalle, di diritto, ma non solo: sono gli ingredienti di un autore che ha formato molti brillanti giuristi dalla sua cattedra dell’Università Cattolica, e continua a farlo.

«Non mi ero certo iscritto all’università con un interesse per il diritto penale» ricorda Gabrio Forti, milanese, classe 1953, professore ordinario di Diritto penale e Criminologia, già Preside della Facoltà di Giurisprudenza della stessa Università fino al 2018.

Tutto iniziò così: «nell’ultimo anno di corso ero già in procinto di chiedere la tesi al prof. Luigi Mengoni [professore di Diritto civile], considerati i risultati nei due esami sostenuti con lui e gli apprezzamenti che questo grande maestro del diritto mi aveva rivolto in quelle occasioni. Dopo un anno di lezioni con Federico Stella, però, abbandonai il proposito originario e decisi di chiedere a Lui la tesi, in diritto penale. Per vero credo che una tale scelta sia stata indipendente dalla materia: avesse insegnato diritto aeronautico, antichità mesopotamiche o, perfino, tecniche di coltivazione dei tuberi: mi sarei probabilmente convinto che quella, la Sua, fosse La materia, Il campo che bisognava studiare, a cui dedicare la propria vita; e non solo per desiderio di conoscenza, ma anche per una profonda esigenza etica.» (fonte)

Questa profonda esigenza etica lo lega quindi a Stella, il “galantuomo del diritto” come lo chiamavano i giornali, figura a cui oggi è intitolata l'“Alta Scuola sulla Giustizia penale e la Politica criminale” che Forti dirige. Tra le tante, tiene cara nella memoria una delle prime frasi confidenziali che il maestro gli rivolse all’inizio del loro sodalizio scientifico: «Forti, si ricordi, per quanti risultati possa ottenere nel campo degli studi o della professione, sappia, non lo dimentichi mai: la cosa che conta di più nella vita sono gli affetti». Una affermazione che – come Forti ama fare, da lettore profondo qual è, “legando” insieme vita e letture personali – accompagna con un pensiero di Gottfried Benn: «vivere significa gettare, inarcare ponti su fiumi che scorrono via».

Di ponti Forti ne ha gettati molti: non è un caso che in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario 2019 abbia ricevuto dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano il Sigillo di San Gerolamo, un riconoscimento per le numerose attività svolte in ambito di formazione e approfondimento delle tematiche della giustizia.

Ponti gettati anche attraverso i libri, parlando di giustizia e insieme di letteratura, un amore che forse deve anche al papà, Gilberto Forti, scrittore, traduttore e giornalista. Notissima è tra gli studenti di giurisprudenza e i professionisti del diritto la collana da lui curataGiustizia e letteratura” che Vita e Pensiero pubblica con entusiasmo, per quello spirito di dialogo proficuo tra diverse discipline che è una delle tante bellezze dell’università e che è frutto di un lavoro di squadra, dove insieme a tanti ricordiamo curatori come Claudia Mazzucato, Arianna Visconti, Alessandro Provera.

Forti ha gettato ponti parlando anche di legge e fiducia. Come durante il difficile periodo del lockdown, quando ha spinto docenti e allievi a costruire una mappa del bene sul rispetto delle regole, invitando i lettori alla carità: “C’è un profondo significato laico, oltre a quello religioso, in un celebre passo della Prima Lettera ai Corinzi, dove San Paolo indicava nella carità la più grande di tutte le cose.” Ne è nato un libro, che potete leggere gratuitamente qui. Del resto, su “La Lettura” del "Corriere della Sera" Forti ha scritto (anzi twittato, ma non cercatelo, non ha profili social e non ama essere “profilato”): «Bisogna correre il rischio della fiducia, che salva». Fiducia e cura. Anche della legge, come spiega nel libro La cura delle norme. Oltre la corruzione delle regole e dei saperi, una lezione di civiltà anche per non addetti ai lavori.

Gli abbiamo chiesto di rispondere al nostro Questionario di Proust. Non si è tirato indietro, con la solita generosità che lo contraddistingue, specificando: «rispondere mi ha posto molti dilemmi e non credo che risponderei allo stesso modo tra una settimana o un mese». Non basta certo un questionario per conoscere il prof. Forti, ma basta leggere le sue risposte per sapere che è un autore da conoscere.

  1. Il tratto principale del mio carattere: Non saprei. Vorrei fosse la benevolenza, ma forse è soprattutto la tendenza (talora eccessiva) a pensare (e vedere le cose) “more geometrico”
  2. A 20 anni ero… Esplorativo
  3. Oggi sono… Composito. «Nei miei canti non percepisci / che io Uno e duplice sono?» (J.W. Goethe, Gingo biloba, trad. it. di M.T. Giannelli); «Dans une ténébreuse et profonde unité, Vaste comme la nuit et comme la clarté» (C. Baudelaire, Correspondances, 1857)
  4. Quel che apprezzo di più nei miei amici: La capacità di ascolto e di aiuto
  5. La più grande felicità: Amare ed essere amati
  1. Il dolore più profondo: Ogni diminuzione nella condizione precedente
  2. La mia occupazione preferita: Cercare la parola giusta, le mot juste, per dirla con Flaubert
  3. Quel che detesto più di tutto: «L’indecente sopravvalutazione di sé» (come afferma Hans Karl Bühl, il protagonista di una commedia di Hugo von Hofmannsthal, L’uomo difficile)
  4. L’amore è… Amare anche i difetti della persona amata
  5. La città ideale è… Una Milano innanzi tutto liberata dal Covid-19 e poi più colta e verde. meno frenetica, rumorosa, ansiosa e appariscente
  6. Il colore che preferisco:Il blu
  7. Il fiore che amo: Il garofano bianco
  8. I miei poeti preferiti: Goethe, Leopardi, Kavafis, Hofmannsthal
  9. Un verso di una poesia che mi è caro: Scelta difficile. Tra i molti: «Benedette tutte le leggi metriche vietano / risposte automatiche:/ ci costringono a una riflessione liberando/ dalle pastoie dell’io» (W.H.Auden, Shorts, trad. it. di Gilberto Forti)
  10. La bevanda che prediligo: Il tè
  11. Il libro sul comodino: A Sarajevo il 28 giugno, di Gilberto Forti (Adelphi 1984)
  12. Il mio personaggio letterario preferito è: Al netto dell’impietosa vivisezione che ne ha perpetrato certa recente critica letteraria americana (specie dopo la pubblicazione del romanzo postumo di Harper Lee Va’, metti una sentinella), Atticus Finch, protagonista de Il buio oltre la siepe di Harper Lee, perché simbolo di uomo calmo e giusto, la cui competenza legale è messa al servizio della dignità della persona, contro ogni discriminazione
  13. Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita: La Deposizione dalla Croce di Roger van der Weyden (al Prado di Madrid)
  14. I pittori che amo di più: Artemisia Gentileschi, Rembrandt van Rijin, Pieter de Hooch, Jan van Goyen
  15. Il genere musicale che preferisco: La musica barocca e i concerti per violino e orchestra
  16. Un brano musicale che ascolto sempre volentieri: Il primo movimento del Concerto per violino e orchestra in Mi minore op.64 di Felix Mendelssohn
  17. Un film che mi ha commosso: Una gita scolastica di Pupi Avati
  18. Il periodo storico in cui avrei voluto vivere: Quello in cui ho vissuto. Per la mia generazione, in Europa occidentale, credo il periodo di maggior benessere (in senso lato) di tutta la storia dell’umanità, già solo per l’assenza di guerre, ma anche per la relativa prosperità, la qualità dei servizi sociali e le straordinarie innovazioni che lo hanno attraversato
  19. Un personaggio storico che ammiro: Una via di mezzo tra gli opposti: Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Garibaldi
  20. Un personaggio storico che detesto: Rispetto ai tempi di Proust (che si sottrasse a questa domanda) si è molto allargata la schiera dei papabili e quindi l’imbarazzo della scelta. A parte l’ovvio, ossia la congrega di capi e capetti del nazifascismo, direi il generale Luigi Cadorna per il prima e ancor più per il dopo Caporetto.
  21. Il luogo in cui mi piace scrivere: La Foresta Nera
  22. La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere: J.W. Goethe
  23. La mia biblioteca è ordinata per… genere e, in campo letterario, per area geografica: solo i libri Adelphi stanno tutti insieme in rigoroso ordine di collana e numero di catalogo
  24. Un sogno per il presente: Che tutti i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche le adempiano, davvero, “con dignità e onore” come richiede l’art. 54 della Costituzione, e quindi anche con serietà, competenza, onestà.
  25. Il futuro che vorrei per le prossime generazioni: Un’Europa più unita nel rispetto delle differenze, capace di tradurre in coerente azione politica e culturale la tradizione di tutela dei diritti e della dignità della persona ricevuta dalle migliori espressioni del Cristianesimo e dell’Illuminismo
  26. Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza: L’ ingenuità
  27. Il mio motto: Festina lente, ma, preferisco la variante nel tedesco di Goethe: Ohne Hast, aber ohne Rast
(a cura di Velania La Mendola)
 
La cura delle norme
Autore: Gabrio Forti
Collana: Transizioni
Formato: Ebook  - Protezione/i: Social DRM, | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2018
Lo stato della giustizia penale è lo specchio della salute morale di una società
€ 10,99

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