Giovanna Brambilla, l'affilata narratrice dell’Arte
Ci vuole abilità per raccontare bene una storia. Forse ce ne vuole ancora di più per raccontare la storia che passa da un’immagine, quando l’immagine stessa è il racconto.
Giovanna Brambilla, storica dell’arte, ha questa capacità perché, oltre alla professionalità per farlo, ha una passione – netta, senza fronzoli – per le opere e la volontà di fare arrivare al lettore, all’osservatore, al visitatore del museo, l’essenza dell’arte come esperienza umana.
Non a caso nel suo libro Mettere al mondo il mondo, viaggio nella nascita e la rinascita attraverso 19 opere, punta il dito contro un tipo di racconto deprimente: «Di solito le didascalie sono uno dei punti critici delle mostre: laconiche o barocche, grondanti tecnicismi o banalità imbarazzanti, minuscole o antiestetiche, attirano spesso i commenti critici del pubblico». Se l’arte non parla al pubblico rischia l’effetto estraniamento che ben hanno rappresentato, con la catarsi della risata, Aldo Giovanni e Giacomo nel loro noto sketch al museo (se non l’avete visto, eccolo).
Per questa sua capacità ha anche vinto il prestigioso Premio “Silvia Dell’Orso 2021”, assegnato proprio a chi si impegna nella divulgazione, unita a una conoscenza rigorosa e puntuale, dei beni culturali. Storica dell’arte e socia ICOM, Giovanna Brambilla è stata a lungo la responsabile dei Servizi educativi della GAMeC - Galleria Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dove si è occupata di pedagogia del patrimonio e del rapporto tra museo e pubblico. Insegna inoltre ai master “Economia e management dei beni culturali” della Business School de Il Sole24Ore e “Servizi educativi per il patrimonio artistico, dei musei storici e di arti visive” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Il suo libro dedicato alla nascita e alla rinascita è composto da «schede veloci e profonde, che affondano nella materia vivente lame nervose, guizzanti, affilate come bisturi, per sondare le profondità del mistero più grande», si legge su Artribune. Di nuovo torna la nettezza di cui parlavamo all’inizio di questo articolo, condita però di dolcezza e sobrietà, perché per raccontare come si mette al mondo il mondo (titolo di un’opera di Boetti che l’ha ispirata) e toccare il grande mistero della nascita non basta analizzare con acutezza, serve anche la comprensione. Perché in fondo, come diceva Hannah Arendt, gli umani non dovrebbero chiamarsi mortali, ma natali: siamo caratterizzati dalla nascita, non dalla morte. L’essere umano è colui che “comincia”.
L’abbiamo incontrata per sottoporle il nostro questionario di Proust 2.0 e scoprire qualcosa in più di questa autrice che ama «stare nello spazio del dialogo tra le opere e le persone, e sulla soglia, sul limite o confine tra il dentro e il fuori, tra ciò che di straordinario c'è in un museo, e la meravigliosa umanità che sta al di là delle sue porte, desiderosa di entrare, fidelizzata e amica, o distante, tra timore e indifferenza».
- Il tratto principale del mio carattere sono espansiva
- A 20 anni ero… inaffidabile
- Oggi sono… fiduciosa
- Quel che apprezzo di più nei miei amici la lealtà
- La più grande felicità i momenti di stupore sempre, anche se rari
- Il dolore più profondo è quello di cui non riesco a parlare
- La mia occupazione preferita leggere di notte
- Quel che detesto più di tutto la naïveté
- L’amore è… vulnerabilità
- La città ideale è… quella dove non sono ancora stata
- Il colore che preferisco nero
- Il fiore che amo: i fiori mi considerano la loro peggiore nemica, non è che non mi piacciono, è che non riesco a ricordarmi che non sono autosufficienti
- I miei poeti preferiti: Montale, Szymborska, Candianii, Norbrandt e Gualtieri
- Un verso di una poesia che mi è caro: «ogni inizio infatti / è solo un seguito / e il libro degli eventi / è sempre aperto a metà» [W. Szymborska]
- La bevanda che prediligo… Negroni
- Il libro sul comodino: Verità e metodo di Gadamer. Lo uso come libro delle risposte aprendo una pagina a caso nei momenti cruciali per avere qualche indirizzo…
- Il mio personaggio letterario preferito è… Orlando, del racconto della Woolf, perchè è una figura che attraversa i confini
- Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita… La Zattera della Medusa di Gericault, per la pittura, e la Transverberazione di santa Teresa d’Avila di Bernini, con tutta la cappella Cornaro, per la fusione tra le arti
- I pittori che amo di più: forse meglio artiste e artisti: Anselm Kiefer, per il quale ho volato in giornata da Bergamo a Parigi e ritorno, poi Marc Rotkho, Maria Lai, Regina José Galindo, ma la lista sarebbe lunghissima
- Un brano musicale che ascolto sempre volentieri: Ovunque proteggi di Capossela, è una sorta di talismano
- Un film che mi ha commosso… The Lobster di Yorgos Lanthimos, forse non lo si considera un film commovente, ma per me lo è stato
- Il periodo storico in cui avrei voluto vivere… il presente, non ci rinuncerei
- Un personaggio storico che ammiro: Harvey Milk e Marie Curie, entrambi, ognuno a modo suo, hanno cambiato il mondo in meglio
- Un personaggio storico che detesto: Hernán Cortéz
- Il luogo in cui mi piace scrivere il tavolo del soggiorno, ma nella sua massima estesione, come una piazza d’armi
- Il romanzo che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita Che tu sia per me il coltello di David Grossman
- La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere: Michail Bulgakov, tra la sua descrizione dell’amore e quella dell’emicrania di Pilato nel magnifico Il Maestro e Margherita, o la satira di Cuore di cane deve essere stato una persona speciale
- La mia biblioteca è ordinata per… argomenti, poi per ripiani con libri regalati da amici, infine per collane, impossibile per molti ma non per me
- Un sogno per il presente: il teletrasporto, dopo il navigatore e prima della pace nel mondo, un’invenzione che mi rivoluzionerebbe la vita
- Il futuro che vorrei per le prossime generazioni: di legame con la natura, mobilità sociali e parità di diritti
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza: quelle legate alla passione o alla gola
- Il mio motto: Qui vit sans folie n'est pas si sage qu'il croit
(a cura di Velania La Mendola)
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