Liana Bortolon, l’arte di raccontare l’arte

Liana Bortolon, l’arte di raccontare l’arte

27.08.2020

«Alla soglia di 98 anni, il 24 marzo 2020, è scomparsa in silenzio una minuta e garbata signora, dal sorriso mite e la voce sommessa, socia di Milano alla Scala fin dai primi anni del club: Liana Bortolon, esperta (issima) di arte.» Così si legge nel ricordo di un’amica, accanto a una foto che la ritrae su una elegante poltrona insieme al suo gatto. 

La storia di Liana Bortolon è legata all’Università Cattolica del Sacro Cuore e a quella della editrice Vita e Pensiero. Raccontarla ci sembra una buona idea per renderle omaggio.

Liana Bortolon nasce a Feltre il 13 aprile 1923 e dopo il Liceo classico, nel novembre 1941, decide di iscriversi all’Università Cattolica, a Milano. Durante la Resistenza antifascista, tornata nella sua città natale, partecipa all’attività partigiana come staffetta del gruppo organizzato da mons. Giulio Gaio e dal colonnello Zancanaro. Sono anni difficili, dove è facile assistere a eventi atroci, che sconvolgono la sua giovinezza; eventi di cui non parlava volentieri.

Finita la guerra, nel 1947 si laurea in Lettere moderne con una tesi sull’arte dell’età barocca con il prof. Mario Apollonio. Dopo un breve periodo trascorso in qualità di segretaria all’Alfa Romeo, nel gennaio 1949 venne assunta dalla casa editrice Vita e Pensiero, dove lavora per diversi anni a fianco di padre Agostino Gemelli. Il suo primo articolo sulla rivista omonima è datato marzo 1951: La polemica sulle origini cristiane, una rassegna sulle discussioni e interpretazioni nate sul ritrovamento dei preziosi manoscritti del Mar Morto. Sarà inviata alla Biennale e critica d’arte sulla rivista fino al 1959. Iscritta dal 1953 all’Albo dei giornalisti, collabora anche con altre testate, come il quotidiano cattolico “L’Italia”. Si colloca in questo periodo un importante soggiorno a Parigi in occasione del quale entra in contatto con diversi artisti italiani, e non, residenti in Francia.

Tra il 1957 e il 1958 tiene una rubrica d’arte sul settimanale “Gente”, da poco fondato da Edilio Rusconi (editore laureato anch’egli in Università Cattolica), l’ex giornalista che aveva rilanciato “Oggi” nel dopoguerra e che diventerà ben presto il re dei rotocalchi.

Dal 1958 diventa l’esperta d’arte del settimanale “Grazia”, passando a Mondadori: sulle pagine della patinata rivista ricava una rubrica tutta sua, che terrà fino all’inizio degli anni Novanta, scrivendo oltre 800 articoli. Liana Bortolon ha svolto così per oltre un trentennio un prezioso lavoro pionieristico di indagine divulgativa sull’arte contemporanea, affrontando di volta in volta i pittori dell’Ottocento, le avanguardie storiche, il Novecento italiano, ricostruendo i profili dei maestri del XX secolo, anche attraverso interviste. Un’attività che la rese molto popolare tra i lettori che le indirizzavano centinaia di lettere per avere informazioni e consigli, al punto che l’editore dovette creare un apposito ufficio per gestire la massa epistolare in entrata.

Collabora anche con “Epoca”, “Arianna”, “Panorama”, “Casaviva”, “Diner’s”, “Arte”, “Ad” e il “Catalogo Bolaffi”. Autrice di diversi libri e contributi di critica di arte moderna e contemporanea, alcuni dei quali tradotti anche all’estero, ha organizzato anche mostre, come Premio Grazia nel 1969 o La grande Domenica, nel 1974, dedicata ai pittori naïfs. Si è dedicata anche all’affermazione femminile attraverso l’Associazione Donne in Arte e ha ideato la Biennale del mare gemellando l’Accademia di Brera e Diano Marina.

Tra gli artisti conosciuti e frequentati ricordiamo Gio Ponti, Marino Marini, Francesco Messina, Giacomo Manzù, Orfeo Tamburi, Roberto Longhi, Raffaele Carrieri, Man Ray, Marc Chagall, Achille Funi, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Ernesto Treccani, Massimo Campigli, Felice Carena e molti altri; incontri e sodalizi di cui la sua biblioteca, donata all’Università Cattolica di Milano nel 20009 insieme al suo archivio, è preziosa testimonianza. Sono circa 3000 i volumi del Fondo Bortolon, composto anche dall’epistolario (circa 450 lettere dal 1947 al 2002), le fotografie, vari materiali di lavoro, appunti e ritagli di giornale. 

Con la stessa generosità, ha donato la sua collezione d’arte, composta da un centinaio di opere, alla Galleria Carlo Rizzarda di Feltre. Vi troverete l’acquaforte di Marc Chagall dalle Anime morte di Gogol, la preziosa litografia Athênê di Georges Braque (artista a cui ha dedicato un bell'articolo anche su "Vita e Pensiero"), le piastrelle disegnate da Gio Ponti per Richard Ginori, la brocca e il piatto di Pablo Picasso realizzate nella fabbrica Madoura di Vallauris, moltissime opere pittoriche di arte del Novecento, compreso un suo ritratto realizzato da Wanda Broggi, che la raffigura come un’elegante dama ispirata a Tamara de Lempicka.

 
Georges Braque
Autore: Liana Bortolon
Formato: Articolo
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