Max Picard, un profetico intellettuale irregolare

Max Picard, un profetico intellettuale irregolare

31.07.2020

In una recensione a La fuga davanti a Dio, scritto da Max Picard nel 1934 in piena epoca nazista, Hermann Hesse scrive: «è un libro da veggente, l'immagine di una fuga davanti a Dio non è metafora ma visione, è un'opera tremenda e al tempo stesso consolante». Il saggio, edito in Italia nel 1948 e mai più ristampato fino ad oggi, descrive una modernità in fuga dal divino immersa in un clima storico segnato dal tumultuoso industrialismo, dal culto futuristico della velocità, dalla crisi economica, dal disfarsi dei legami sociali, dalle mattanze delle guerre mondiali e dei totalitarismi«L'autore» scrive ancora Hesse «legge i lineamenti del mondo della fuga nel volto dell’epoca, un mondo in cui è stata cancellata l’impronta delle idee e quindi privo di immagine (bildlos), ma dimentico anche del silenzio come pure della parola, entrambi stritolati fino all’annientamento dal brusio verbale. Un mondo dunque, senza profondità e che difetta di presenza, di interezza, durata e amore».

Nato in Germania nel 1888 (a Schopfheim, Baden, al confine con la Svizzera), da genitori ebrei svizzeri, Max Picard è stato un pensatore di rara originalità, un intellettuale irregolare, rimasto per scelta sempre al di fuori dell'accademia. Studiò medicina a Friburgo in Brisgovia, Berlino, Monaco e Heidelberg. Fino al 1918 fu medico a Monaco. Da sempre interessato alla filosofia, decise di chiudere con la medicina e di trasferirsi in Ticino per vivere come libero scrittore, a contatto con la natura, prendendosi cura della moglie malata. Dal 1919 al 1929 circa visse a Brissago e successivamente si stabilì a Sorengo, a Gentilino e a Caslano. Nel 1952 fu insignito del prestigioso premio Johann Peter Hebel, lo stesso che vedrà poi tra i vincitori pensatori come Martin Heidegger ed Elias Canetti. Dal 1955 Picard risiedette a Neggio, dove si spense nel 1965 e dove è sepolto. Pur amando una vita appartata, non disdegnò gli incontri con amici, studiosi, poeti e filosofi.

Picard ha infatti intrattenuto intensi scambi epistolari e non con scrittori e pensatori di spicco come Rainer Maria Rilke, Gabriel Marcel - che lo considerava "affamato di autenticità" - Gaston Bachelard, Herman Hesse. Il volto, la parola, il silenzio sono alcuni dei temi al centro della sua riflessione poetico-contemplativa. Nella sua opera ha intuito tutti i pericoli della società tecnocratica e la sua implicita tendenza verso la dittatura. Tra i suoi libri più importanti, tradotti in varie lingue, ricordiamo L’ultimo uomo (1921), Hitler in noi stessi (1946), Il mondo del silenzio (1948), L’ultimo volto. Maschere mortuarie da Shakespeare a Nietzsche (1959). Picard è autore di un'antropologia filosofico-cristiana, che cerca di contrastare la frammentazione dell'uomo nell'età moderna e di offrire non una ricetta magica, ma una guida seria affinché l’uomo si riconfronti in maniera seria con la fede, con la sua umanità. 

«Davanti a Dio l’uomo è fuggito in tutti i tempi, ma tra la fuga di oggi e ogni altra c’è una differenza», con queste parole, che non lasciano spazio ad alcun preambolo, inizia La fuga davanti a Dio. Picard indaga, capitolo dopo capitolo, la situazione sociale, psicologica, e religiosa dell’uomo, l’economia, il linguaggio, l’arte, il modo di essere delle cose, le città, le strutture industriali e il rapporto con la natura. Come scrive Jean-Luc Egger nella prefazione a questa nuova edizione: «siamo di fronte a un pamphlet in cui sin dalle prime pagine la dinamica irruente della fuga traccia con un ritmo implacabile i lineamenti di un mondo frenetico abitato dal nulla e in cui, parallelamente, prende forma una delle critiche più severe mai scritte contro la modernità.»

L’occhio clinico di Picard risulta lungimirante su più punti, come quello della scomparsa della dimensione del silenzio, uno dei fattori centrali per l’emersione di un nuovo tipo di realtà «liquida», ossia una realtà non più dominata da cose ed eventi a sé stanti, bensì – scrive ancora Egger: «una realtà surrogata (virtuale) nella quale ogni spessore entitativo è stato eliminato perché tradotto in un flusso ininterrotto, incoerente, ma omogeneo di brusii verbali. Picard percepì chiaramente […] la trasformazione dell’informazione (e dei suoi canali di diffusione) da strumento di comunicazione al servizio della conoscenza e della realtà in generatrice della realtà stessa».

O quando parla dell’eco infinito della paura: «Colui che fugge da Dio, e sa che è Dio quello da cui fugge, ha paura. […] L’uomo fruga la sua paura sino al limite, dietro cui ode un mormorio monotono, uguale, incontrollabile. Allora comincia una nuova paura: egli fruga anche questa, ma ecco, al suo limite si ode un sussurro, comincia un’altra paura».

Una lezione, quella di Picard, che continua ad essere attuale, da rileggere per riaffermare le ragioni dell'umanità da opporre alle barbare forze omologanti del nostro tempo.

 
La fuga davanti a Dio
La fuga davanti a Dio
Autore: Max Picard
Collana: Grani di senape
Formato: Libro | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2019 | Pagine: 172
Pubblicato nel 1934, in piena epoca nazista, "La fuga davanti a Dio" descrive con toni quasi apocalittici una modernità in perenne fuga dal divino, dal fondamento dell’essere, dal paradigma stesso dell’esistenza.
€ 15,00

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