Roger Scruton, l'ultimo umanista?

Sir Roger Vernon Scruton nasce a Buslingthorpe, in Inghilterra, il 27 febbraio 1944 e, fin da giovanissimo, si immerge nella musica, nell'arte, nella letteratura (e in particolare nella lettura delle opere di Kafka, Rilke ed Eliot). Tra il 1954 e il 1961 frequenta la Royal Grammar School de High Wycombe dove vince una borsa per proseguire i suoi studi in scienze naturali all’Università di Cambridge. Dopo il primo giorno di università decide di cambiare facoltà per dedicarsi alle scienze morali. Filosofo di riferimento è Sartre, di cui apprezza il passaggio dall'astratto al concreto e dal generale al particolare e il legame fertile tra filosofia e poesia. Da Sartre Scruton apprese che la vita intellettuale non deve essere confinata all'ambiente universitario ma che le sue manifestazioni più importanti risiedono nell'arte, nella letteratura e nella musica attraverso cui la società acquisisce una coscienza di sé stessa. Idee che ritroviamo nel saggio La cultura conta. Fede e sentimento in un mondo sotto assedio, in cui Scruton prende le difese della tradizione classica mostrando come la cultura sia non solo una forma di conoscenza, ma una conoscenza ‘emozionale’, che riguarda ben da vicino la nostra vita, le cose che facciamo e i sentimenti che proviamo.
Dopo aver ottenuto il Master of Arts nel 1967 si trasferisce in Francia e inizia a insegnare al Collège Universitaire de Pau dove incontra la sua prima moglie, Danielle Laffitte. L'anno successivo seguirà a Parigi gli avvenimenti del Maggio Francese, maturando (dirà in seguito a proposito di quel periodo) «un vero e proprio disgusto per le ideologie della sinistra».

Tra il 1979 e il 1989 Scuton sostenne attivamente i dissidenti del blocco orientale e in particolare la Cecoslovacchia, allora sotto il governo del Partito Comunista, contribuendo a tessere legami tra gli universitari dissidenti cechi e i loro coetanei in occidente. In particolare, come membro della Jan Hus Educational Foundation, viaggiò spesso per Praga e Brno per aiutare la rete universitaria clandestina fondata dal dissidente ceco Julius Tomin. Con altri membri della fondazione contribuì alla diffusione dei "samizdat" (libri considerati illegali perché ostili al regime sovietico) che dall'Inghilterra arrivavano in Cecoslovacchia in valigette diplomatiche e offrì agli studenti di seguire a distanza un corso di Cambridge in teologia (dando gli esami in seminterrati clandestini).
Nel 1985 viene arrestato a Brno prima di essere espulso dal paese e il 17 giugno dello stesso anno è nella lista di persone ufficialmente indesiderabili in Cecoslovacchia. Per il suo lavoro di sostegno ai dissidenti ricevette nel 1993 il First of June Prize dalla città ceca di Plzeň e nel 1998 ricevette la Medaglia al valore dal presidente ceco Václav Havel.
Di sé Scruton amava dire «La mia vita si divide in tre parti, nella prima ero infelice, nella seconda ero a disagio, nella terza cacciavo».

Dal 1992 al 1995 insegna Elementi di Filosofia e Filosofia della musica all'Università di Boston ma ogni weekend torna in Inghilterra per la tradizionale "caccia alla volpe". Una passione che lo accompagnerà per il resto della vita e che considera non solo un'attività sportiva, ma anche un modo per proteggere un'identità sociale in via di distruzione. La magione acquistata nel 1993, la Sunday Hill Farm a Brinkworth, Wiltshire (un'immensa dimora bicentenaria collocata su un terreno di 35 acri, poi diventati 100), da lui chiamata con il nomignolo “Scrutopia”, è il luogo perfetto per dedicarvisi. Sarà proprio in questo periodo, durante un ritrovo del Beaufort's Hunt che incontrerà la sua seconda moglie, la storica dell'architettura Sophie Jeffreys, da cui avrà due figli.
Il 12 gennaio 2020, a 75 anni muore il principe del conservatorismo britannico e uno dei più famosi filosofi contemporanei. Nel 2016 la regina Elisabetta gli aveva concesso il cavalierato per «i servigi resi alla filosofia, all’insegnamento e all’educazione pubblica».
Riportiamo qui sotto un significativo brano dell'ultimo libro pubblicato in Italia nel 2018, Sulla natura umana, eredità preziosa di un vero umanista, perché mosso in tutta la sua opera da un solo interesse: capire l'uomo, e in particolare l'uomo del nostro tempo.«In quanto persone, ci rendiamo responsabili delle nostre azioni e stati d’animo. L’abitudine stessa di trovare giustificazioni da dare agli altri ci spinge a richiederle anche per noi stessi. Veniamo quindi giudicati anche quando nessun altro ci osserva. La consapevolezza dei nostri errori può abbatterci: aspiriamo all’assoluzione e proviamo spesso rimorso, senza sapere a quale essere umano appellarci per essere perdonati. È questo ciò che si intende con ‘peccato originale’, ‘il crimine dell’esistere stesso’ come ha detto Schopenhauer: das Schuld des Daseins, l’errore di esistere come individuo, in un rapporto libero col nostro genere.
Tali sensi di colpa possono essere più o meno intensi. E generano il grande anelito che prende voce nell’arte tragica, ma anche nei più intensi amori e timori che proviamo in questo mondo: l’anelito alla redenzione, alla benedizione che ci libera dalle nostre colpe. Barlumi di questa benedizione ci sono offerti nelle esperienze di confine come l’innamoramento, la guarigione da una grave malattia, la maternità o paternità e il sacro timore davanti alle meraviglie della natura. In simili momenti, siamo sulla soglia del trascendente, protesi verso ciò che è impossibile raggiungere o capire fino in fondo. E quello che riusciamo a capire, essendo una promessa di redenzione, va compreso in termini personali. È l’anima del mondo, la prima persona singolare che parlò a Mosè dal roveto ardente».
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