Rosenzweig e il volto della stella
![]() La stella della redenzione
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autori: | Franz Rosenzweig |
formato: | Libro |
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La stella della redenzione è divenuta volto che mi guarda e da cui io guardo. […]
Dio, che è l’ultimo ed il primo, mi ha aperto la porta del santuario che è eretto nel centro più interno. Egli si è lasciato contemplare. Mi ha condotto a quei confini della vita dove la visione è permessa.
Nel 1921 vedeva la luce in Germania Der Stern der Erlösung, “La stella della redanzione”, opera di un giovane filosofo pressoché sconosciuto, Franz Rosenzweig. A un secolo dalla pubblicazione ripercorriamo la storia del suo autore e del libro che diede una “svolta” alla filosofia e alla teologia.
Franz Rosenzweig nasce a Kassel il 25 dicembre 1886 da una famiglia ebraica non troppo osservante e pienamente assimilata alla cultura filosofica e religiosa del suo tempo. La sua formazione è prettamente secolare: intraprende inizialmente gli studi universitari di medicina per poi iscriversi a un percorso accademico di indirizzo filosofico e storico.
Dopo la laurea, decide di dedicare la ricerca dottorale a Hegel che ritiene la figura più importante del suo tempo. Si avvicina quindi alle posizioni esistenzialistiche ma in funzione anti-idealistica, incamminandosi in una nuova elaborazione che denominò "filosofia esperiente" o "empirismo assoluto" che troverà formulazione scritta nella sua opera più importante, La stella della redenzione, del 1921.
Mentre partecipa al conflitto bellico, Franz Rosenzweig è impegnato come sentinella all’interno di un reparto militare finalizzato a operazioni di contraerea. Le lunghe ore a vigilare l’eventuale arrivo dei nemici in un fronte, quello Balcanico, relativamente tranquillo, gli concedono ampi intervalli di tempo, che gli permettono profonde riflessioni e di far germinare gli elementi originali del suo pensiero.
In Chiamate in attesa José Tolentino Mendonça racconta la turbolenta genesi del suo capolavoro.A partire dall'agosto del 1918 Rosenzweig invia una serie di lettere a sé stesso nell'eventualità della propria caduta in guerra. «Uno dei libri più straordinari del XX secolo fu scritto quasi interamente su piccole cartoline postali. Si fatica a immaginare come sia possibile redigere in questo modo un feuilleton a puntate, a maggior ragione questo testo-magma del pensiero contemporaneo, stimolante e illuminante come pochi altri. Ma fu così che Franz Rosenzweig, in ore tenebrose della storia dell'Occidente, lo costruì, intitolandolo "La stella della redenzione"».
Rosenzweig sa di avere lanciato con il suo libro «il guanto di sfida all’intera venerabile comunità dei filosofia dalla Ionia fino a Jena» ma in principio ben pochi si accorsero di quest’opera. Solo con il passare dei decenni, essa fu riconosciuta come uno spartiacque del pensiero, una Kehre, una“svolta” […]. «Sembrerà esagerato, ma è ormai opinione comune che Rosenzweig abbia inaugurato il Novecento filosofico, prima di Martin Buber e di Martin Heidegger» (è quello che scrive Massimo Giuliani su «Avvenire» in occasione del centenario del libro).
L’autore dà corpo all’ambiziosa speranza di portare il pensiero a una nuova condizione, facendogli prendere atto della fine della filosofia nata nella Grecia classica, connotata da processi di astrazione, staticità, essenzialismo, e avviandolo a una nuova modalità della teoresi, fiduciosa e confidente nel linguaggio, nella temporalità, nella narrazione. Condividendo le posizioni dell’ultimo Schelling, Rosenzweig si ripromette di sanare qui quella fondamentale separazione tra filosofia e teologia che condiziona da millenni il percorso intellettuale dell’Occidente e di mostrare come le due discipline possano non solo dialogare e prestarsi a vicenda inestimabili servigi, ma pure trovarsi unite in uno stesso pensatore ‘in unione personale’.
Tuttavia non è questa la sola innovazione clamorosa del ‘nuovo pensiero’ qui proposto. Ne La stella della redenzione assume ruolo centrale anche una riformulazione di cristianesimo ed ebraismo, ricondotti alle loro fondamentali prospettive comuni e reinterpretati, pur nella innegabile diversità e divaricazione delle rispettive missioni, come ‘lavoratori intenti a una stessa opera’ al cospetto del medesimo Dio. Una prospettiva di durevole pax theologica tra le componenti della tradizione giudeo-cristiana per cui i tempi paiono, da molti segni, finalmente maturi.Rosenzweig vive tutta la sua vita a Francoforte sul Meno, in un periodo in cui la cultura ebraica molto attiva era rappresentata dai nomi dello psicoanalista Erich Fromm, da Gershom Scholem e dal filosofo e amico Martin Buber. Con quest’ultimo lavora alla traduzione della Torah dall'ebraico al tedesco e fonda la Casa dell'educazione ebraica, luogo dove gli ebrei possono riscoprire le loro radici e la propria cultura.
Nel 1924 gli viene chiesto di ricoprire la cattedra di Filosofia e teologia ebraica all'Università di Francoforte e qui continuerà ad insegnare fino alla fine. Già nel 1922 erano comparsi i primi sintomi della sclerosi amiotrofica laterale, malattia genetica degenerativa che provoca una paralisi progressiva e che lo condurrà gradualmente e ineluttabilmente alla morte nel 1929.
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