Silvano Petrosino, filosofo dell’umanità alla prova

«Si viene alla vita senza deciderlo, ma non si diventa uomini senza deciderlo. L’umano è il frutto di un percorso, di un viaggio, di un’avventura».
A pronunciare queste parole è un uomo alto, capelli ricci, con gli occhialini tondi; passando nei chiostri di Largo Gemelli, tra una lezione e l’altra, fuma il sigaro con un’aria seria che si smorza in un sorriso quando incontra qualcuno. I suoi studenti ed ex studenti li riconosci perché appena fai il suo nome i loro occhi si illuminano: “Ah sì, il professore…” e c’è chi sa le sue lezioni a memoria e lo cita alla lettera. I suoi libri – tra gli ultimi con Vita e Pensiero, Il desiderio, Contro la cultura, Pane e spirito, Elogio dell’uomo economico e il recentissimo Dove abita l’infinito - insieme compongono una sorta di mappa dell'umano, una guida di senso per orientarsi nell’«aggrovigliata trama dell'umana esperienza» (Cassirer).
Eppure insegna una materia non facile, non alla moda; l’antropologia, la filosofia. E parla di Bibbia, di letteratura, di Lévinas e Derrida. Di Nietzsche. Il suo punto di partenza è sempre l’uomo: le sue menzogne, le sue interpretazioni caricaturali; l'uomo in relazione allo sguardo, allo stupore, al desiderio, all'invidia, all'abitare, alla ricchezza, al potere.
Una piccola folla social (lui non ha profili, avatar, non ha neanche un cellulare), raccolta nel gruppo facebook “Tutti pazzi per Silvano Petrosino” (gruppo nato spontaneamente da alcuni studenti qualche anno fa) ne segue gli eventi (anche in presenza, vedi l'ultimo incontro organizzato dal Desidera Teatro Festival, nella foto) le pubblicazioni, condivide video, interviste del “prof.”.
Perché?
«Ci porta per mano, dando in modo semplice una formazione complessa come lui sa fare, ci fa riflettere» scrive qualcuno sulla bacheca. Perché smaschera spesso l’inganno di chi guarda il dito che indica la luna, potremmo aggiungere. Perché riesce a dare ai suoi lettori risposte a domande che sono difficili da mettere a fuoco quando si è troppo “aggrovigliati” o perché non ha paura di lanciare moniti necessari: «Ai giovani dovremmo dire che c’è dell’altro. È la critica alla pubblicità ‘tutto intorno a me’. C’è dell’altro oltre il tuo cellulare. C’è l’altro giovane, c’è un libro, c’è anche la sofferenza, solo così si può aprire all’Altro. Mentre tutti dicono di concentrarsi su di sé e sulla propria professione, noi dobbiamo dire che c’è dell’altro». Ecco, nella sua opera Petrosino si impegna a mostrare “dell’altro” e mentre lo fa ti fa ridere e sorridere, svelando il lato comico dell’uomo, la sua piccolezza rispetto all’infinito; e insieme ne racconta la grandezza quando ama, quando “spezza il pane” per dividerlo con chi ha fame.
Abbiamo disturbato Silvano Petrosino, classe 1955, professore ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Teorie della Comunicazione e Antropologia religiosa e media, mentre era in vacanza per rispondere al nostro gioco letterario, il noto “Questionario di Proust”, rivisitato per l’occasione. «Cosa mi fate fare!» ha commentato. Ha sicuramente ragione, è una birichinata per un professore, ma speriamo che “tutti pazzi per…” apprezzerà.
- Il tratto principale del mio carattere: una certa mitezza
- A 20 anni ero… dolce e alto
- Oggi sono… determinato
- Quel che apprezzo di più nei miei amici: la pazienza
- La più grande felicità: quella dei figli
- Il dolore più profondo: quello dei figli
- La mia occupazione preferita: passeggiare e leggere
- Quel che detesto più di tutto: le riunioni e le code
- L’amore è… l'impossibile che accade continuamente
- La città ideale è…: laddove non deve dimostrare più nulla
- Il colore che preferisco: blu
- Il fiore che amo: l'orchidea e il fiore del cappero
- I miei poeti preferiti: Dickinson, Auden, Montale
- Un verso di una poesia che mi è caro: «Una parola è morta / quando è pronunciata, / così dice qualcuno / Io dico invece / che comincia a vivere / proprio quel giorno» (E. Dickinson).
- La bevanda che prediligo: l'acqua frizzante
- Il libro sul comodino: Bibbia e Genealogia della morale (Fr. Nietzsche)
- Il mio personaggio letterario preferito è Don Chisciotte Perché è così fedele al suo desiderio da non temere di entrare nella follia e più spesso nella ridicolaggine
- Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita: un quadro di Turner
- I pittori che amo di più: Rembrant, Turner, Pollock, Rothko
- Il genere musicale che preferisco: classica, canzone napoletana tradizionale
- Un brano musicale che ascolto sempre volentieri: Requiem di Mozart
- Un film che mi ha commosso: Amarcord di Fellini
- Il periodo storico in cui avrei voluto vivere: questo in cui vivo
- Un personaggio storico che ammiro: san Francesco
- Un personaggio storico che detesto: Napoleone
- Il luogo in cui mi piace scrivere: a casa, sulla mia scrivania
- La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere: Albert Camus
- La mia biblioteca è ordinata per…: ordine alfabetico dell'autore
- Un sogno per il presente: una maggiore serietà nel vivere
- Il futuro che vorrei per le prossime generazioni: libero dall'idolo del successo e della sicurezza
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza: l'incoerenza
- Il mio motto: l'eccellenza è il sogno dei mediocri
(a cura di Velania La Mendola)
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