Valeria Cantoni: il leader si prende cura dell’altro
Essere competitivi.
Se fermassimo a caso delle persone per strada chiedendo cosa significa questa frase più o meno avremmo delle risposte in cui l’idea di fondo è “essere i migliori” e/o “gareggiare per vincere”.
Valeria Cantoni Mamiani, con un sorriso– mai timido, ma vivace e curioso – risponderebbe diversamente.
Nel suo libro Leadership di cura infatti scrive: «potrebbe essere una buona strategia aggirare il bias della negatività e tornare al significato originario di competere che viene dal latino cum-petere, “chiedere insieme” e che solo in seguito è slittato verso un senso più legato al gareggiare con l’idea mors tua vita mea. Cosa accadrebbe se la competizione non fosse solo pensata a partire da una cultura prettamente patriarcale e maschile legata alle pratiche della guerra e al culto della forza, ma anche tradotta in pratiche cooperative, dove l’orientarsi insieme a un risultato comune con i propri strumenti, conoscenze, attitudini e desideri, fosse il senso condiviso della competizione?».
Se fermassimo a caso delle persone per strada chiedendo cosa significa questa frase più o meno avremmo delle risposte in cui l’idea di fondo è “essere i migliori” e/o “gareggiare per vincere”.
Valeria Cantoni Mamiani, con un sorriso– mai timido, ma vivace e curioso – risponderebbe diversamente.
Nel suo libro Leadership di cura infatti scrive: «potrebbe essere una buona strategia aggirare il bias della negatività e tornare al significato originario di competere che viene dal latino cum-petere, “chiedere insieme” e che solo in seguito è slittato verso un senso più legato al gareggiare con l’idea mors tua vita mea. Cosa accadrebbe se la competizione non fosse solo pensata a partire da una cultura prettamente patriarcale e maschile legata alle pratiche della guerra e al culto della forza, ma anche tradotta in pratiche cooperative, dove l’orientarsi insieme a un risultato comune con i propri strumenti, conoscenze, attitudini e desideri, fosse il senso condiviso della competizione?».
Un interrogativo a cui l’autrice dedica una risposta non scontata di 200, convincenti, pagine. “Chiedere insieme” significa collaborare con «creatività, immaginazione, forza interiore, capacità di individuare i problemi e trovare soluzioni nuove e nuovi modi di lavorare e produrre, nel rispetto di sé e degli altri»; una forma di leadership efficace perché «capace di attivare ascolto, rispetto, fiducia, responsabilità, cooperazione, energia e senso come leve per attraversare, tutti insieme, l’epoca delle passioni confuse e della vulnerabilità».
Valeria Cantoni è filosofa, saggista, consulente culturale e formatrice. Docente all’Università Cattolica di Milano, è presidente e co-fondatrice di ArtsFor, società di consulenza culturale e di sviluppo organizzativo, dove ha creato Leading by Heart, il metodo formativo che sviluppa lo stile di leadership inclusiva ed empatica di cui parla nel volume. Lavora nella soglia tra le arti, le discipline filosofiche e quelle manageriali creando percorsi di apprendimento incentrati sullo sviluppo della persona anche alla luce dei cambiamenti in atto. Dal 2015 fino a gennaio 2022 è stata membro del CDA della Fondazione Adolfo Pini, dove ha ideato e diretto il progetto di ricerca «Casa dei Saperi». Ha scritto questo libro durante il lockdown: «un anno e mezzo ricco di sorprese in cui siamo andati oltre e lo abbiamo fatto cercando di restare uniti e tenendoci per mano». Un lavoro nato da anni di esperienza di lavoro e di dialoghi con maestri e amici come Carlo Sini, Pierluigi Celli, Vittorio Lingiardi, Luigi Zoja, Adriana Cavarero, Miguel Benasayag, François Jullien, Maia Cornacchia e molti altri.
L’abbiamo incontrata per sottoporle il nostro Questionario di Proust 2.0 e scoprire qualcosa in più di chi ha tracciato le linee guida per una leadership efficace basata sulle relazioni e non sulla gerarchia.
- Il tratto principale del mio carattere Curiosità
- A 20 anni ero… Irrequieta
- Oggi sono… Irrequieta
- Quel che apprezzo di più nei miei amici La presenza autentica
- La più grande felicità Vedere i miei figli in movimento
- Il dolore più profondo La morte di mia madre
- La mia occupazione preferita Imparare
- Quel che detesto più di tutto La burocrazia
- L’amore è… Vita
- La città ideale è… Sydney
- Il colore che preferisco Bordeaux
- Il fiore che amo Il fiore della salvia
- I miei poeti preferiti Omero, Wisława Szymborska, Pablo Neruda, Mariangela Gualtieri, Fernando Pessoa, Giuseppe Ungaretti, Franco Arminio, Martha Medeiros
- Un verso di una poesia che mi è caro
«Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce»
di Martha Medeiros - La bevanda che prediligo Il vino bianco fermo
- Il libro sul comodino La prima radice di Simone Weil
- Il mio personaggio letterario preferito è Il barone di Münchhausen perché… le sue avventure sono viaggi di conoscenza e gioia
- Un’opera d’arte che bisogna vedere di persona almeno una volta nella vita Il cretto di Burri a Gibellina
- I pittori che amo di più Georges Braque
- Il genere musicale che preferisco La musica minimalista
- Un brano musicale che ascolto sempre volentieri Orfeo ed Euridice di Gluck
- Un film che mi ha commosso Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck
- Il periodo storico in cui avrei voluto vivere L’epoca delle civiltà minoica
- Un personaggio storico che ammiro Mahathma Gandhi
- Un personaggio storico che detesto Hitler
- Il luogo in cui mi piace scrivere In corridoio in campagna, davanti al giardino
- Il romanzo che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita Le memorie di Adriano
- La scrittrice o lo scrittore del passato che avrei voluto conoscere Marguerite Yourcenar
- La mia biblioteca è ordinata per… Generi (saggistica, letteratura, poesia, arte, infanzia, ecc.)
- Un sogno per il presente Diventare analista filosofa
- Il futuro che vorrei per le prossime generazioni Una società che sa affrontare i conflitti senza fare la guerra; più donne nei posti di responsabilità; riappacificarsi con la natura
- Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza La mania del controllo, l’eccesso di amore
- Il mio motto La cura è affidarsi in un presente che raccoglie il passato e lo trasforma in una trama ancora tutta da ricamare.
|
||||||||||||
€ 18,00
|
Articolo letto 687 volte.
Inserisci un commento