Amare il prossimo nell'abbandono

Amare il prossimo nell'abbandono

28.03.2023
Maria Maddalena e Gesù
Maria Maddalena e Gesù
autori: Maryanne Wolf
formato: Libro
prezzo:
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La studiosa della lettura, Maryanne Wolf, esordisce nel mondo della narrativa con tre racconti ispirati al rapporto tra Maria Maddalena, uno dei personaggi più misteriosi e incompresi della storia del cristianesimo, e Gesù. Ogni storia, narrata in prima persona dalla Maddalena, ne propone una figura diversa di giovane donna nella Palestina del I secolo: Miriam, figlia di un rabbino; la prostituta Maddalena; Marit, incrocio di culture tra il padre notabile romano e la madre ebrea praticante. Tutte partono dalla difficoltà di essere donna in quel tempo storico e tratteggiano la coraggiosa crescita della protagonista grazie al suo carattere e alla sua intelligenza, ma soprattutto all’incontro con GesùSono storie di consolazione e di amicizia, che senza pretese teologiche raccontano la profonda umanità del Cristo.
Vi proponiamo in anteprima un estratto 
augurandovi una serena santa Pasqua.

di Maryanne Wolf

«Come è scritto nella maggior parte delle testimonianze, fui io la prima a tornare alla tomba all’alba di domenica per portare a termine l’unzione. Tutte le cose che sono state scritte sulla tomba vuota sono vere: le bende che avvolgevano il suo corpo da una parte, il sudario per il suo volto appallottolato dall’altra. È vero anche che lo sconvolgimento nel vedere che il suo corpo non c’era più mi fece scoppiare in lacrime. Temevo che il corpo fosse stato rubato, l’ultimo insulto alla missione di Yeshua. Si dice che non lo riconobbi subito. Si dice che lo scambiai per un giardiniere finché lui non pronunciò le parole: "Maria, Maria. Perché piangi?".

Quello che nessuna testimonianza riferisce correttamente è che non confusi il nostro Signore con un giardiniere. Conoscevo ogni cicatrice e ogni ferita di frusta o chiodo sul suo corpo, ogni ruga attorno ai suoi occhi, ogni segno rosso di corda che gli solcava i polsi. Non presi Rabbunì per un giardiniere. Era proprio Yeshua, ma era come se il suo corpo fosse in qualche modo cambiato. Solo la mia sorpresa nel vederlo sotto una forma così diversa mi impedì di gettarmi su di lui con gioia incontenibile, noncurante di qualsiasi cosa avrebbe detto dopo. Era come se quella manifestazione di lui fosse incompleta. Non saprei descriverla in nessun altro modo. Guardando in silenzio il mio stupore, mi disse che non potevo toccarlo perché non era ancora ritornato al Padre suo e mio. Avrei riflettuto su queste parole e su ciò che lui mi consentì di vivere per il resto dei miei giorni. Permise alla mia mente di passare nei suoi pensieri con il nuovo dolore e i nuovi ricordi che adesso contenevano: la disperazione della mia mente per l’esperienza della malvagità e del tradimento degli esseri umani, la sofferenza del suo corpo e la morte e, ancora peggio, il sentimento di abbandono spirituale prima della morte. Vidi la sua discesa nell’oscurità, dove il tempo cessava di essere e il futuro e il passato erano una cosa sola. Al centro di questa oscurità, lui entrò in un vortice di tale malvagità, morte e devastazione che pensai che nessun essere potesse sopportarlo. Lo vidi lì, piegato in due, a ripetere, con un dolore inenarrabile: "Hanno detto di averlo fatto nel nome di mio Padre e nel mio"


Per poco non svenni per la disperazione e il dolore avvertendo quei sentimenti che passavano da lui a me.
Ma, proprio come all’alba nella cella del carcere tre giorni prima, il suo spirito mi tenne in piedi finché la paura e la tristezza arretrarono, sostituite da un’immensa pace e dalla sensazione di essere consolata e amata. Questo passaggio nella sua coscienza fu, credo, il modo di condividere con me il fatto che solo quell’esperienza del bene e del male poteva aiutare gli altri a sopportare tutto ciò che capitava loro nella vita e a conservare la speranza. Improvvisamente compresi il significato della sua morte e del suo ritorno in vita: aveva trasformato il suo rifiuto e la sua morte in una fonte di compassione e comprensione per tutti gli altri. Era tornato in questa forma per darci la speranza di cui avevamo bisogno per andare avanti. In quell’istante, seppi anche che il suo ritorno tra noi, per quanto reale, era solo temporaneo: l’adempimento di una promessa che avrebbe completato le scritture e la realizzazione della speranza che ci aveva dato che esisteva qualcosa al di là di questa vita e al di là della nostra ragione. Prima che potessi esprimere un’altra protesta per il fatto che lui ci stesse per abbandonare di nuovo, Yeshua mi fermò con queste parole: "Adesso devi andare a dire a Giovanni e a Pietro e a coloro che aspettano che sono ritornato. Confortali. Da oggi in poi, dai la tua saggezza e la tua consolazione a tutti coloro che incontri. E non dubitare… mi vedrai di nuovo, Maria. Il mio volto sarà l’ultimo e il primo che vedrai".

Feci come aveva chiesto quel giorno. Fu difficile per quel gruppo di uomini spaventati credere a quello che dicevo o accettare il mio conforto, ma dopo aver visto la tomba vuota e il nostro Signore con i loro occhi divennero coraggiosissimi nella loro fede. Fu più difficile per me. La mia mente educata dai romani metteva in dubbio ciò che Yeshua intendeva quando aveva detto che il suo sarebbe stato l’ultimo e il primo volto che avrei visto. La mia mente si rifiutava di credere a qualsiasi cosa al di là della nostra esistenza sulla terra.

Avevo visto con i miei occhi che lui era morto ed era ritornato, ma come poteva essere lo stesso per tutti noi? E com’era possibile che Yeshua fosse tornato in quella forma incompleta per me e in una forma diversa ai due discepoli che stavano tornando disperati a Emmaus quello stesso giorno? Mi dibattei a lungo cercando di interpretare tutte queste cose. Col tempo, mi convinsi che il mistero della resurrezione di Yeshua illumina ciò che lui cercava di trasmettere da vivo: voleva che tutti noi credessimo in qualcosa di incredibile attraverso il suo ritorno, e voleva che imparassimo a vedere lui e il Padre suo in tutti quelli che incontravamo. La sua vita e la sua morte furono l’ultima lezione su come amare Hashem e il nostro prossimo in ogni esperienza, perfino nell’abbandono.»

 

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