«Che si viva e che si muoia di quello che si ama»

«Che si viva e che si muoia di quello che si ama»

28.08.2022

«Ecco: lei è capace di morire per un’idea, è visibile a occhio nudo. Ebbene, io ne ho abbastanza delle persone che muoiono per un’idea. Non credo all’eroismo, so che è facile e ho imparato ch’era omicida. Quello che m’interessa è che si viva e che si muoia di quello che si ama».

L’eroismo e il valore della vita umana sono due tra i temi più importanti de La peste, il romanzo di Albert Camus pubblicato nel 1947. Il libro racconta di Orano, una città tranquilla e vivace dell’Algeria francese, su cui si abbatte il terribile flagello della peste. Raccontando i meccanismi, a noi ormai troppo noti, della società in stato di emergenza, Camus dipinge un ritratto degli uomini, della società e di cosa significhi combattere per la vita. In tutto il romanzo non c’è un personaggio grandioso, di quelli che chiameremmo eroi, ma le buone azioni e la volontà di fare del bene scaturiscono in uomini semplici, normali, senza aspirazioni di grandiosità. Rambert, il giornalista che pronuncia le parole riportate sopra, non crede nell’eroismo e negli uomini che muoiono per un’idea. Preferisce credere che sia l’amore la ragione ultima sia della vita che della morte. È superfluo sottolineare come i temi e le riflessioni sviluppati in questo libro siano ritornati ad essere di estrema importanza in questi ultimi anni, in cui gli effetti del virus ci hanno messo tutti, come umani, di fronte alla mortalità.

«Noi guardiamo – siamo toccati e tocchiamo – il nascere e il morire d’altri. E a partire di qui, incominciamo a pensare – a renderci coscienti, a interrogare in profondità – la nascita e la morte nostra». 
Questo afferma Pierangelo Sequeri in L'iniziazione, dieci lezioni su nascere e morire, in cui mette anche in guardia da come l’esperienza della morte e del lutto vengano escluse dal discorso pubblico, se non con carattere d’intrattenimento o parodistico. L'autore riflette sull'ingiustizia della morte, del male che arriva a colpire anche vittime innocenti, tema su cui Camus si interroga a fondo nel romanzo, e si chiede se la posizione di Rambert sia effettivamente percorribile nella società odierna.

Indagando sulla questione di nascita come iniziazione e morte come passaggio, Sequeri ci offre quindi un’interpretazione originale e profonda del senso della vita. La nostra assuefazione al carattere incidentale e casuale del nascere e del morire ha inaugurato l’epoca della grande anestesia dell’iniziazione alla vita che non muore. L’ottusità affettiva della nostra economia di sopravvivenza è forse dotazione perfetta per le macchine intelligenti, di certo non per noi. Si può invertire la tendenza e restituire alla vita il suo senso di iniziazione a un futuro che ne riscatta il senso e ne compie le promesse?

Questa la domanda a cui L’iniziazione cerca di rispondere, o almeno su cui preme per generare una riflessione comune.
Riflessione che è essenziale sempre, ma oggi più di ieri.
Vi lasciamo con un’altra citazione de La peste che parlava di più di sessant’anni fa come parla accuratamente anche di oggi:

«Quando scoppia una guerra, la gente dice: "Non durerà, è cosa troppo stupida". E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare».

(di Francesco Bombini)

 
L'iniziazione
L'iniziazione
Autore: PierAngelo Sequeri
Collana: Transizioni
Formato: Libro | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2022 | Pagine: 208
Il saggio di Sequeri ci apre a uno sguardo inedito e persuasivo, per pensare l’impensato del nascere e del morire. Per non lasciarci sprovvisti e balbettanti di fronte alle realtà prime e ultime del nostro stare al mondo.
€ 16,00

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