Colpi sul muro dell'indifferenza

Colpi sul muro dell'indifferenza

13.08.2022

«”Due prigionieri separati da un muro comunicano con colpi sul muro. Ciò che separa unisce. Il mondo separa da Dio, ma è anche mezzo di comunicazione con Lui”, annotava Simone Weil. Non vale anche per le nostre ferite, per quelle che scopriamo da soli nella nostra vita e nel nostro cuore, per le ferite delle persone che incontriamo, e anche per quelle ferite che non vogliamo vedere?» 

Così scrive Tomáš Halík, citando il saggio L’ombra e la grazia della Weil, nel suo Tocca le ferite. Per una spiritualità della non indifferenza, nel quale ci invita a lasciare i nostri comodi sentieri e a trovare un “terreno santo”, in luoghi del tutto inaspettati. Figura emblematica di questo percorso è l'apostolo Tommaso: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 

Questo suo non credere finché non vede, finché non tocca le ferite di Gesù, spesso appiattito sul bia­simevole esempio di una fede incapace di sostenersi senza conferme umane, per Halik è invece lo spunto per un pensiero teologico della ‘non-indifferenza’, disposto a ‘toccare le ferite’, anzi a mettere esattamente al centro i fe­riti del mondo per cercare il Dio. «Non credo», egli dice, «in fedi ‘senza ferite’», in cui mancano i ‘segni dei chiodi’. E ancora: «Non credo in divinità che passano danzando per questo mondo senza essere toccate dal suo dolore… Il mio Dio è un Dio ferito».  

In quattordici capitoli, tanti quante le stazioni della Via Crucis, Halik ci accompagna lungo un percorso costruito su ricordi di viaggi e di letture dei pensatori da lui amati. Da Nietzsche a Simon Weil, letture per uscire dai recinti tranquilli in cui coltiviamo la nostra fede e dall'indifferenza che per lui significa avere «il coraggio per il sacrificio, di farsi realmente ‘carico della croce’. [...] non possiamo presentare a Dio le ferite del prossimo se non solidarizziamo con i feriti, se quelle ferite non ci toccano e non feriscono le nostre coscienze, non ci inquietano, non ci scuotono dall’indifferenza».

È curioso che Halik citi proprio quella frase della Weil, una frase che parla di separazione, di muri tra le persone, se si pensa che da bambina, dopo essersi ammalata di appendicite e di rosolia, le furono vietati gli abbracci e il contatto ravvicinato con gli altri bambini. Scriverà infatti che «L’amicizia è guardare da lontano e senza accostarsi», convinta che la distanza sia la regola da rispettare nei rapporti, e che questi ultimi debbano essere semplicemente attesi, mai cercati 

Nei suoi scritti Weil parla di filosofia, religione e questioni sociali: è sempre stata molto vicina alla causa degli oppressi, da cui la sua critica al marxismo e alla sua concezione materialista. È convinta che la storia coincida con l’esercizio della forza: dall’impero romano a Hitler, passando per lo statalismo di Richelieu, condanna l’idolatria del potere.  
La sua raccolta di pensieri, L'ombra e la grazia, sopra citata, vene pubblicata postuma dallo scrittore e filosofo Gustave Thibon, a cui l'autrice aveva affidato i suoi diari. In questa raccolta, basata sui diari dell'autrice che vanno dal 1940 al 1942, possiamo leggere cosa rappresentasse per Weil la fede cristiana: una lacerazione profonda, una tensione verso una verità superiore raggiungibile con la rinuncia e il distacco. 

Nella sua riflessione teologica, riflette molto sulla relazione tra anima e Dio: di fronte al dolore dell’uomo, Dio tace, ma comunque, secondo Weil, la sua assenza è da preferire «alla presenza di chiunque altro». Dio ha sperimentato la condizione tragica dell’uomo con Cristo sulla croce, e proprio per questo quando Cristo grida «Perché mi hai abbandonato?», Weil ci dice che è «la vera prova che il cristianesimo è qualcosa di divino»: se l’anima soffre e non smette di amare allora può trascendere la sofferenza, la gioia, per accedere all’amore di Dio.  

E quindi torniamo all’interrogativo con il quale si apre il volume di Halík«Ognuna di queste ferite non nasconde forse la possibilità tanto di una separazione quanto di un’unione nella relazione con Dio o – come altri chiamano Dio – con il senso della vita?».  

(di Chiara Ascoli) 

 
Tocca le ferite
Tocca le ferite
Autore: Tomáš Halík
Collana: Sestante
Formato: Libro | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2021 | Pagine: 192
Sulle tracce di Tommaso "l'incredulo" il teologo di Praga ci invita a confrontare la nostra fede con le ferite del mondo.
€ 16,00

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