«Perché gli uomini vanno girovagando?»
![]() Metamorfosi necessaria
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autori: | José Tolentino Mendonça |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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In Metamorfosi necessaria, José Tolentino Mendonça traccia un ritratto efficace di Paolo di Tarso e del suo pensiero plastico, capace di adottare e adattare modelli e idee con lo sguardo sempre fisso sulla novità di Gesù Cristo. Un esempio e uno stimolo per ripensarci anche oggi, nella stagione che stiamo vivendo come cristiani e come Chiesa, e non solo. Per aprire la breccia di una metamorfosi necessaria a partire dalla quale riformulare una grammatica del credere senza automatismi, in costruzione continua; dar vita a una comunione di fede concreta, mai astratta, sinodale nella molteplicità dei doni e dei carismi; essere sempre, come dice Tolentino, «in stato di ripartenza», non semplici testimoni, ma documenti del futuro.
Offriamo qui un estratto dal capitolo VIII, "Itineranza e libertà".
di José Tolentino Mendonça
Offriamo qui un estratto dal capitolo VIII, "Itineranza e libertà".
di José Tolentino Mendonça
Bruce Chatwin, che molto scrisse sullo spirito del viaggiare e che è diventato uno degli autori contemporanei di riferimento per questa area letteraria, confessa nella sua Anatomia dell’irrequietezza che la domanda chiave da cui dobbiamo partire è questa: «Perché gli uomini vanno girovagando invece di starsene fermi?». È una domanda che ci riconduce al cuore stesso del mistero dell’uomo. «Perché gli uomini vanno girovagando invece di starsene fermi?». I viaggi non sono mai solo esteriori. Non è semplicemente nella cartografia del mondo che l’uomo viaggia. Muoversi comporta un mutamento di posizione, una maturazione dello sguardo, un’apertura al nuovo, un adattamento a realtà e linguaggi, un confronto, un dialogo, inquieto o incantato, che necessariamente lascia impressioni molto profonde. L’esperienza del viaggio è l’esperienza della frontiera e dell’apertura, di cui l’uomo ha bisogno per essere sé stesso. In questo senso, il viaggio è una tappa fondamentale nella scoperta e nella costruzione di noi stessi e del mondo. È la nostra coscienza che cammina, scopre ogni dettaglio del mondo e tutto guarda di nuovo come fosse la prima volta. Il viaggio è una sorta di propulsore di questo sguardo nuovo. Per questo è capace di introdurre nella nostra vita e nei suoi schemi, nella sua organizzazione, elementi sempre inediti che possono operare quella ricontestualizzazione radicale che chiamiamo, nel vocabolario cristiano, ‘conversione’. Molti cambiamenti di paradigma epocali (anche ecclesiali) hanno avuto a che vedere precisamente con l’arrivo di un viaggiatore. Chatwin utilizza, al riguardo, l’espressione «alternativa nomade», espressione secolarizzata ma che può ben essere trasposta nel campo teologico e biblico. Abramo è un errante. Mosè scopre la sua vocazione e missione come mandato di itineranza. Molti dei profeti d’Israele, da Elia a Giona, vissero da esiliati e proscritti. Gesù non aveva dove posare il capo (Lc 9,58) e abitava, dandogli senso, un transito permanente. I suoi discepoli sono inviati ai quattro angoli della Terra (Mt 28,19). Il termine latino peregrinatio proviene da per ager, che significa ‘attraverso i campi’, o da per eger, ‘al di là delle frontiere’. È insomma definito da una extraterritorialità geografica e simbolica, senza città e senza abitazione, che permette la breccia, l’apertura alla rivelazione di un senso più grande: la metamorfosi.
L’itineranza di Paolo
Paolo è un uomo di crocevia: visse e agì in mondi differenti, parlando lingue e culture diverse, in spazi umani e politici eterogenei, per non dire contrastanti. Sviluppò una presenza, continuativa o sporadica, in centri urbani tra loro distanti come Antiochia in Siria, Efeso in Asia Minore, Filippi, Corinto e Atene in Grecia; la sua traiettoria culminò a Roma. Osservando l’irrequietezza della sua trama biografica, possiamo classificarlo come un vero ‘giramondo’ dell’antichità. E questo marchio di ‘nomade’ visibilmente si prolunga nella sua maniera di essere: viva, emotiva, viscerale, transumante, inattesa, cucita tra alterazioni, alterchi e avventure. Nel loro approccio psicologico alla figura di Paolo, Cirignano e Montuschi scrivono: «La visione complessiva e unitaria che abbiamo della vita affettiva di Paolo offre, dunque, un panorama completo dei sentimenti umani. C’è un prevalere di sentimenti forti, aspri, punitivi; ma a essi fanno da contrappeso sentimenti improntati alla tenerezza, all’affettuosità, alla reciprocità». Paolo va peregrinando fuori e dentro di sé. 
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