Ritrovare la legge del settimo giorno

Torniamo a riprendere fiato, a ridare fiato alle nostre relazioni, alla nostra vita frenetica, piena di cose da fare, di progetti.
Come esercizio per questa estate offline, per riavvicinarci alla nostra intelligenza naturale, ritroviamo la legge del settimo giorno, la legge del riposo.
«Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, ma il settimo anno la lascerai riposare e la lascerai incolta; mangeranno i poveri del tuo popolo e ciò che resta lo mangeranno le bestie della campagna. […] Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno ti cesserai, perché possano riposare il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e lo straniero», leggiamo in Esodo (23,10-12).
In La foresta e l’albero. Dieci parole per un’economia umana Luigino Bruni aggiunge che «la legge del settimo giorno interpella tutte le dimensioni della vita. Come singole persone ci invita a non consumarci e non possederci fino in fondo, a lasciare spazio nella nostra anima non occupato dai nostri progetti, perché vi possano fiorire semi che non sappiamo di ospitare. Senza questa dimensione di gratuità e di rispetto del mistero che siamo, alla vita manca quello spazio di libertà e generosità in cui vive l’humus spirituale che fa maturare il ‘già’ nel ‘non-ancora’. È il luogo intimo e prezioso della generatività più feconda. È lì, nella terra libera perché non ‘messa a reddito’ per noi, che ci raggiungono le grandi sorprese della vita che la cambiano per sempre, è lì che nasce la creatività vera. È da quel pezzo di terra incolta e non sfruttata del giardino che riusciamo a vedere la linea più alta dell’orizzonte tra cielo e terra, dove i nostri occhi malati di infinito si distendono e trovano finalmente riposo».
In La foresta e l’albero. Dieci parole per un’economia umana Luigino Bruni aggiunge che «la legge del settimo giorno interpella tutte le dimensioni della vita. Come singole persone ci invita a non consumarci e non possederci fino in fondo, a lasciare spazio nella nostra anima non occupato dai nostri progetti, perché vi possano fiorire semi che non sappiamo di ospitare. Senza questa dimensione di gratuità e di rispetto del mistero che siamo, alla vita manca quello spazio di libertà e generosità in cui vive l’humus spirituale che fa maturare il ‘già’ nel ‘non-ancora’. È il luogo intimo e prezioso della generatività più feconda. È lì, nella terra libera perché non ‘messa a reddito’ per noi, che ci raggiungono le grandi sorprese della vita che la cambiano per sempre, è lì che nasce la creatività vera. È da quel pezzo di terra incolta e non sfruttata del giardino che riusciamo a vedere la linea più alta dell’orizzonte tra cielo e terra, dove i nostri occhi malati di infinito si distendono e trovano finalmente riposo».
Il settimo giorno ha valore in quanto lievito per gli altri sei, dice Bruni, che senza di esso restano sciapi, insapori. L'economista fa notare però la superficialità con cui ci stiamo facendo rubare il settimo giorno, barattandolo con la cultura del week-end, «dove i poveri sono ancora più poveri, gli animali ancora più soggiogati, gli stranieri ancora più stranieri».
La cultura del maggese, che diviene simbolicamente il settimo giorno, quello in cui si lasciano riposare i campi, lasciandoli incolti, è molto lontana dalla cultura del capitalismo in cui siamo immersi oggi, che ha bisogno di consumatori/lavoratori sette giorni su sette.
La cultura del maggese, che diviene simbolicamente il settimo giorno, quello in cui si lasciano riposare i campi, lasciandoli incolti, è molto lontana dalla cultura del capitalismo in cui siamo immersi oggi, che ha bisogno di consumatori/lavoratori sette giorni su sette.
Cosa ci rimane allora?
Rimane la Bibbia, che custodisce per noi la profezia del settimo giorno: «La parola è viva, genera e ci rigenera sempre. Ci ridona tempo e terra, ci allarga gli orizzonti, ci fa sentire e rivedere cieli più limpidi, oltre l’inquinamento che produciamo. Torniamo a ridare fiato alla terra e alle nostre relazioni».
(di Chiara Ascoli)
(di Chiara Ascoli)
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