Armida Barelli: granello di senape, speranza per il futuro
«Dicembre 1882. Milano, dentro la cerchia del Naviglio, aveva ancora una fisonomia romantica: case non più alte di tre piani; giardini frondosi nell’interno dei palazzi; i bastioni per la trottata pomeridiana; il verziere coi suoi colori e odori caratteristici; piazza del Duomo con i sedili di pietra, i tram a cavalli, le carrozze ed i "brumisti" in tuba. Poco discosto dal duomo, tra case mediocri, troneggiava la chiesa di San Carlo, con la sua cupola da Pantheon e il suo colonnato neoclassico. In questa chiesa il 10 dicembre 1882 fu battezzata una bambina di nove giorni, nata in un bel palazzo di corso Venezia, e le fu messo il nome piuttosto raro di Armida, diminuito subito dai familiari in tre lettere musicali: Ida».
Ricorre giovedì 1° dicembre il 140esimo anniversario dalla nascita di Armida Barelli, braccio destro di padre Gemelli in molte iniziative, prima amministratrice della casa editrice Vita e Pensiero, fondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In occasione della sua beatificazione, la cui strada era stata aperta da Papa Francesco nel 2021, e celebrata definitivamente a Milano il 30 aprile 2022, Vita e Pensiero ha pubblicato in una nuova edizione Arimida Barelli, una donna tra due secoli., l’appassionata biografia a cura di Maria Sticco, stretta collaboratrice di Armida e docente di Letteratura italiana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, da cui l'estratto iniziale.
«C’è chi si attacca come un’ostrica al passato, e lo ripete o lo rimpiange, condannandosi ad essere superato; c’è chi si getta a capofitto nel nuovo, rischiando di perdersi; c’è chi nel presente coglie l’aspetto dell’eterno, uno sviluppo imprevisto del grano di senape, e lo sollecita, contribuendo al progresso vero dell’umanità. Questo seppe fare Armida Barelli in un periodo critico della vita italiana» scrive la Sticco, che ci restituisce un ritratto vivido, un percorso fatto di viaggi in tutta Italia e in Europa, di amicizie – oltre a Gemelli, ricordiamo la marchesa Teresa Pallavicino e mons. Francesco Olgiati –, di incontri con personaggi di spicco dell’epoca, ma anche con persone semplici, una vera folla di uomini e donne, laici e religiosi. Non mancano le difficoltà e i dolori: lo scioglimento della Gioventù Femminile imposto dal regime fascista; la morte di papa Pio XI nel 1939, il pontefice paterno; la Seconda guerra mondiale e il bombardamento del 1943 su Milano che distrugge non solo la sua casa, ma anche parte dell’Università Cattolica; fino alla malattia che dal 1949, gradualmente, le toglie la voce.
Per ricordare la grande donna è nata anche la collana "Armida Barelli. Fonti e scritti" curata da Ernesto Preziosi, storico e saggista, con lo scopo di favorire la conoscenza della ricchezza del contributo dato alla vita della Chiesa e della società da Armida. Mettendo a disposizione scritti altrimenti sepolti negli archivi, i volumi possono interessare e incuriosire, e aprire la strada a nuove ricerche e approfondimenti.
Il 1° dicembre, forse non è un caso, è anche il "compleanno" della rivista Vita e Pensiero, il cui primo numero uscì nel 1914, per cui lei fu «una preziosa animatrice e collaboratrice» come scrivevano mons. Olgiati e padre Gemelli, facendone «oggetto delle sue cure, delle sue preoccupazioni». La biografia riporta come padre Gemelli scriveva con entusiasmo alla Barelli il 21 settembre: «Ora ho dinanzi la via tracciata da battere. Comincio con una rivista che sarà l’organo informatore dei cattolici italiani: missione grande!».
Il racconto della Sticco continua così:
«Vita e Pensiero uscì il primo dicembre 1914 con un vessillo paradossale, in antitesi al futurismo: Medioevalismo, in cui padre Gemelli invita a seguire il programma della nuova rivista "chi ama la Chiesa Cattolica e ne ammira la bellezza, chi ha animo di italiano e ricorda che nel Medioevo il genio italico ha scritto le pagine più belle della nostra storia". Termina con un’affermazione netta di principi e di fini: "Questo è il nostro scopo: lavorare per la Chiesa Cattolica, per difenderla, per farla conoscere e seguire. Lavorare per il nostro paese, ridonarlo a Gesù Cristo". Armida Barelli approvò incondizionatamente questa conclusione, che esprimeva un proposito a cui – come padre Gemelli – fu fedele tutta la vita».
Ida è stata una donna coraggiosa, dinamica, creativa. Protagonista del rinnovamento del nostro Paese a cavallo tra due secoli e fautrice del ruolo femminile nella società, Armida «si prodigò senza misura nell'azione, perché mossa da un Amore senza misura». La testimonianza della sua vita, oltre a essere una storia affascinante e suggestiva, è anche un esempio di una fede salda e incrollabile, unita a entusiasmo e costanza, e di speranza per il futuro. Un seme che, come il granello di senape nella parabola evangelica, non smette di crescere in un albero rigoglioso.
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