I GIORNI DEL NEMICO

I GIORNI DEL NEMICO

09.04.2020

Dopo Il potere della speranza di mons. Tolentino Mendonça e Il segno delle chiese vuote del filosofo praghese Tomáš Halík, il nuovo ebook gratuito I giorni del nemico. Il grande contagio e altre rivelazioniè firmato da don Giuliano Zanchi. Dalla sua terra, Bergamo, la provincia italiana più colpita dalla pandemia, fotografa lucidamente la scena reale del paese, quella di case in autogestione clinica, parentele mobilitate dalla necessità della cura, comunità locali impegnate a improvvisare i servizi di garanzia. E, tra 'predichine di speranzosismo religioso' e la 'melensa gnosi' dei social, invita al silenzio, forse l'unico terreno dal quale possono nascere nuove parole.

Di seguito l'anteprima del libro e in fondo alla pagina i link per scaricarlo gratuitamente.

di Giuliano Zanchi

Coronavirus people show
In una delle prime scene di Chernobyl, una formidabile e angosciosa serie televisiva prodotta congiuntamente da HBO e Sky, si vede gente ammassata su un ponte, che da lontano contempla i bagliori della centrale nucleare in fiamme, mentre dell’invisibile polvere di grafite portata dal vento sta già avvolgendo corpi del tutto ignari di quello che succede. Sembra folla raccolta per uno spettacolo di fuochi artificiali. 
Le sciagure si avvicinano spesso prendendo alle spalle la nostra innata fede nella normalità. Con una lievità simile abbiamo osservato il progressivo montare di questa marea epidemica, partita da lontane sponde cinesi per arrivarci al collo quasi di colpo, dopo settimane di imperturbata spensieratezza, di informazioni minimizzanti e di indicazioni contraddittorie. Abbiamo trasformato i primi segnali in facezie, le prime notizie in materia per il solito pollaio dibattente, i primi dati come copione di quella recita a soggetto con cui noi, da animali audiovisivi quali siamo diventati, abbiamo imparato a trasformare tutto in una forma di intrattenimento. Alle prime misure di contenimento ha fatto seguito un senso di disimpegno generale che ha scambiato la quarantena per una vacanza anticipata. Si è guardato alla prima zona rossa di Codogno come a una sorta di eccezione vicaria, una vittima immolata per tutti sull’altare di una prudenza persino crudele, come se il suo sacrificio potesse risparmiare quello di tutti. In principio l’abbiamo presa sul ridere. Come uno dei ricorrenti show time a cui ci siamo abituati a ridurre la cronaca della nostra vita sociale, ignari che stavolta era la storia a visitarci. Poi abbiamo cominciato a capire. Quanto abbiamo irriso il pericolo, tanto ci siamo adattati all’incubo

Fine di una superstizione
Dobbiamo certamente essere molto severi con noi stessi. Ma andare anche in profondità nel giudicare la nostra sprovvedutezza. Nessuno di noi aveva più gli strumenti mentali per immaginare che un evento imprevisto potesse colpirci oltre la nostra acquisita capacità di avere tutto sotto controllo. Stavamo quietamente immersi nella persuasione di abitare un mondo protetto dall’intrusione dell’imponderabile, messo nel grande caveau del progresso in cui i chiavistelli della scienza e della tecnica sembravano a prova di tutto.
Quanti come me sono nati nel tempo che va dagli anni Sessanta in avanti, possono essere consapevoli della fortuna di aver forse vissuto, almeno nella nostra parte di mondo, nel cinquantennio più felice della storia, una manciata di decenni sgombri dall’incubo della guerra, lanciati nell’ascesa di una crescita economica senza precedenti, gratificati da uno sviluppo dei servizi che nessunaepoca aveva mai conosciuto, nell’inarrestabile ascesa di una potenza tecnologica capace di trasformare i miracoli infatti e nella suadente bolla di una mediasfera capace di tramutare i sogni in realtà. Abbiamo vissuto nel migliore dei mondi possibili. Pace, prosperità, libertà, divertimento, benessere, bellezza, cultura, tecnologia, medicina, un cocktail di grazie terrene davanti al quale ci siamo abituati a immaginare il pericolo e la fame, la miseria e l’instabilità, la precarietà e l’indigenza, l’irreparabile e il definitivo, come esperienze esotiche e premoderne, inconvenienti diffusi in quegli ‘altrove’ non ancora raggiunti dalla luce di questo confortevole paradiso in terra. L’insicurezza era una malattia per mondi arretrati, di cui osservare da lontano una sfortuna inconcepibile per noi, come il miserevole bianco e nero di un’istantanea d’altri tempi. La nostra infanzia e la nostra giovinezza hanno potuto passeggiare sotto il cielo ridente di un tempo senza paure. Sì, ci sono stati l’undici settembre e la crisi del 2008. Ma sono rimaste avvisaglie lontane e incidenti passeggeri. Ombre volatili come i brutti sogni. Più un grande spavento che una vera lezione. La verità è che siamo cresciuti nella superstizione dell’invulnerabilità. Cosa avremmo dovuto temere da un contagio che non poteva che essere un’influenza come tante altre?


>> Continua a leggere l'ebook gratuito in pdf

Questo omaggio a voi lettori, vuole sostenere la solidarietà in questo tempo difficile. 

Invitiamo, chi volesse, a dare un contributo al Policlinico Gemelli per l'emergenza Covid.

 
I giorni del nemico
Autore: Giuliano Zanchi
Collana: Varia. Saggistica
Formato: Ebook  - Protezione/i: Social DRM, | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2020
Le rilflessioni, lucide e severe, che Giuliano Zanchi propone in questo eBook, sono maturate a Bergamo, proprio nell'ep
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