IL SEGNO DELLE CHIESE VUOTE

IL SEGNO DELLE CHIESE VUOTE

04.04.2020

Dopo Il potere della speranza di mons. Tolentino Mendonça, un nuovo ebook gratuito di riflessione su questo tempo e un invito a un nuovo cristianesimo: Il segno delle chiese vuote del praghese Tomáš Halík
Ordinato clandestinamente prete durante il regime comunista, è stato uno dei consiglieri più stretti del presidente Vaclav Havel. Oggi insegna filosofia e sociologia della religione all’Università Carlo di Praga. Per i suoi libri e per il suo impegno a favore del dialogo interreligioso, dei diritti umani, della libertà spirituale, ha ricevuto in patria e all’estero numerosi premi, tra cui nel 2014 il prestigioso Templeton Prize, il "Nobel" per la religione. Di seguito l'anteprima del libro e in fondo alla pagina i link per scaricarlo gratuitamente.


di Tomáš Halík

Il nostro mondo è malato.
Non mi riferisco soltanto alla pandemia del coronavirus, ma allo stato della nostra civiltà, che questo fenomeno globale rivela. In termini biblici, è un segno dei tempi. All’inizio di questa insolita Quaresima molti di noi pensavano che l’epidemia avrebbe portato a una sorta di blackout a breve termine, a un’interruzione delle abituali attività sociali che in qualche modo avremmo affrontato e poi le cose sarebbero tornate come prima. Non andrà così. Anzi, se tentassimo di farle tornare come prima, non sarebbe un bene. Dopo questa esperienza globale il mondo non sarà più lo stesso, e probabilmente è giusto così. È naturale che in momenti di gravi calamità ci preoccupiamo innanzitutto delle necessità materiali per la sopravvivenza, ma «non di solo pane vivrà l’uomo». E allora è forse giunto il momento di prendere in esame le implicazioni più profonde di questo colpo inferto alla sicurezza del nostro mondo. Potremmo dire che l’inevitabile processo di globalizzazione abbia raggiunto il suo picco: la vulnerabilità globale di un mondo globale s’è fatta evidente.

La Chiesa come ospedale da campo
Che tipo di sfida rappresenta questa situazione per il cristianesimo e la Chiesa – uno dei primi ‘attori globali’ – e per la teologia? Papa Francesco ha detto che la Chiesa dovrebbe essere un «ospedale da campo»: una metafora per dire che essa non deve rimanere in splendido isolamento dal mondo, ma abbattere i propri confini e portare aiuto laddove le persone sono fisicamente, mentalmente, socialmente e spiritualmente afflitte. Sì, questo è il modo in cui la Chiesa può fare penitenza per le ferite inflitte di recente da suoi rappresentanti ai più indifesi… Ma proviamo a riflettere più a fondo sul significato di questa metafora, e a metterla in pratica. Se la Chiesa dev’essere un ‘ospedale’, ovviamente deve continuare a offrire l’assistenza sanitaria, sociale e filantropica che offre fi n dagli albori della sua storia. Ma, come un buon ospedale, deve adempiere anche ad altri compiti. Deve svolgere un ruolo diagnostico (identificando i ‘segni dei tempi’), un ruolo preventivo (creando un ‘sistema immune’ in una società in cui dilagano i virus maligni della paura, dell’odio, del populismo e del nazionalismo) e un ruolo da convalescenziario (superando i traumi del passato con il perdono). 

Chiese vuote come segno e come sfida
L’anno scorso, prima di Pasqua, la cattedrale di Notre-Dame a Parigi è andata in fiamme; quest’anno, in Quaresima, in centinaia di migliaia di chiese di diversi continenti, nonché in sinagoghe e moschee, non si svolgono funzioni. Da sacerdote e teologo rifletto su queste chiese vuote o chiuse come se fossero un segno e una sfida provenienti da Dio. Comprendere il linguaggio di Dio negli eventi del nostro mondo richiede l’arte del discernimento spirituale, che a sua volta esige un distacco contemplativo dalle nostre emozioni e dai nostri pregiudizi sempre più forti, oltre che dalle proiezioni delle nostre paure e dei nostri desideri. Nei momenti di calamità gli ‘agenti dormienti’ di un Dio malvagio e vendicativo diffondono la paura e ne fanno un capitale religioso per i propri fi ni. La loro visione di Dio è acqua per il mulino dell’ateismo da secoli. Ma io non vedo Dio, in un momento di calamità, come un regista irascibile, comodamente seduto dietro le quinte mentre gli eventi del nostro mondo precipitano, bensì come una fonte di forza operante in coloro che in tali situazioni danno prova di solidarietà e di un amore capace di sacrificio, compresi coloro, ebbene sì, le cui azioni non hanno una ‘motivazione religiosa’. Dio è amore umile e discreto. Non posso però fare a meno di chiedermi se questo tempo di chiese vuote e chiuse non rappresenti una sorta di monito per ciò che potrebbe accadere in un futuro non molto lontano: fra pochi anni esse potrebbero apparire così in gran parte del nostro mondo. Non ne siamo già stati avvertiti più e più volte da quanto è avvenuto in molti Paesi, dove sempre più chiese, monasteri e seminari si sono svuotati o hanno chiuso? Perché abbiamo attribuito tanto a lungo questo fenomeno a influenze esterne (lo ‘tsunami secolarista’), invece di renderci conto che si stava concludendo un altro capitolo della storia del cristianesimo e che era tempo di prepararsi a uno nuovo?

>> Continua a leggere l'ebook gratuito in pdf

Questo omaggio a voi lettori, vuole sostenere la solidarietà in questo tempo difficile. 

Invitiamo, chi volesse, a dare un contributo al Policlinico Gemelli per l'emergenza Covid.

 
Il segno delle chiese vuote
Autore: Tomáš Halík
Collana: Varia. Saggistica
Formato: Ebook  - Protezione/i: Social DRM, | Editore: Vita e Pensiero | Anno: 2020
Le chiese vuote, senza liturgia comunitaria, sono tra le immagini più inquietanti in questo tempo di pandemia
Gratis

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