LE REGOLE E LA VITA

LE REGOLE E LA VITA

01.05.2020
Le regole e la vita
Le regole e la vita
autori: Gabrio Forti
formato: Ebook
prezzo:
Gratis
Gratis
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Pur nella drammatica crisi in corso, ci sono esperienze di cui occorre fare buon uso, fin d’ora. Tra esse, quella, nuova e fondamentale, tanto per i professionisti del diritto quanto per i comuni cittadini, di un mondo di regole sulla cui osservanza o trasgressione si sta giocando la vita delle persone. L'Alta Scuola Federico Stella sulla Giustia Penale dell'Università Cattolica, che da tempo mette in dialogo il diritto con la grande letteratura, ha redatto - con l'impegno di molti professori - l'ebook gratuito Le regole e la vita: del buon uso di una crisi tra letteratura e diritto, una miscellanea da scaricare liberamente (ogni intervento è accompagnato da un video) e di cui anticipiamo qui parte dell'introduzione del curatore, il prof. Gabrio Forti.

UN’ATTESA DI LUCE DALLA CARITÀ
di Gabrio Forti

Non si vorrebbe mai che certe cose accadessero, a sé o agli altri. Ma quando accadono, occorre fare il migliore uso umano possibile delle condizioni avverse. 

Il che vuol dire che tutti debbano sentirsi interpellati a testimoniare il proprio ‘modo’ di superare le difficoltà, avendo la consapevolezza che se ne potrà uscire solo tut­ti insieme. Un insieme che potrà e dovrà pazientemente comporsi con le conoscenze e sensibilità di ognuno, per la parte che volenterosamente gli competa. L’idea di questo libro, frutto di un progetto culturale condiviso, è nata appunto dalla aspettativa e dalla spe­ranza che l’Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale, e specialmente il gruppo di giovani docenti, ri­cercatori e studiosi delle regole che ne costituisce il cuore pulsante, avesse un ‘modo’ per parlare al Paese e alla vasta e pensante comunità accademica del problema immane che stiamo affrontando tutti insieme. Potremmo anche dire: per parlare al Paese pensando alle nuove generazio­ni, il cui futuro riceverà da questa pandemia una svolta inaudita, che solo con un grande impegno collettivo potrà essere indirizzata verso condizioni in grado di accoglier­ne e valorizzarne il patrimonio di intelligenza, impegno e passione. 

In questa prospettiva, si vuole qui far risuonare un coro di voci nel quale le competenze propriamente giuridiche si saldino a un umanesimo letterario e filosofico, per comporre una rete di percorsi culturali e giuridici rivolti al «buon uso della crisi». [...]

Alla letteratura e all’arte può e dovrebbe rivolgersi con profitto il professionista del diritto, anche solo per coglierne la comprensione intuitiva, la visione d’insieme su concetti, anche complessi, la cui trattazione scientifica può risultare decisivamente indirizzata dalle lame di luce che da queste espressioni dell’umano arrivano diversamente
a ciascuno, e da ciascuna competenza professionale o culturale possono essere recepite in modo diversamente generativo.

Qui un piccolo esempio [...]. Lo si trarrà dall’opera del pittore surrealista spagnolo Joan Miró i Ferrà (1893-1983), del 1926, che si intitola Cane che abbaia alla luna e appare in copertina. L’oscurità, sotto la luna, che invade il dipinto, è punteg­giata solo dal biancore patetico di tre minuscole figure: un cane, una scala e un uccello che volteggia nell’aria. Avvertiamo immediatamente il senso di smarrimento dell’essere vivente al cospetto di un’immensità sconosciuta. Si perce­pisce proprio quel timore dell’ignoto di cui parla Canetti. La luce è lontana e rischiamo tutti, come individui e co­munità, di illuderci che i nostri latrati, magari rivolti rab­biosamente contro qualcuno, ci permettano di compensare la impotenza cognitiva e la perdita di controllo sull’am­biente e sulla natura che ci inquietano. Traiamo da questa immagine la rivelazione folgorante dei meccanismi illusionistici, perversi e dia-bolicamente divisivi, che incombono sul nostro presente e, soprattut­to, sul nostro futuro, magari nella forma di digrigni guer­reschi e accusatori, delle ostentazioni di forza e dei segni antichi della potenza sovrana. 

Stretti dai verdetti arcani e imperiosi di una natura che può essere selvaggia e crudele, se non vogliamo fare come quel cane, tristemente isolato nell’oscurità, che abbaia alla luna per vincere l’angoscia della solitudine impoten­te, non abbiamo altra risorsa che la ricerca di una luce riscaldata dal tepore della solidarietà. Una luce condivisa grazie alla ‘benevolenza’ gli uni verso gli altri evocata da Manzoni in un passo straordinario de I promessi sposi (opportunamente ricordato in questi giorni da Renato Balduzzi)

«E, dopo un’assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d’essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perché all’uno e all’altro, dice qui il manoscritto, eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all’animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri.
(A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXIII)»

Anche l’attuale emergenza da Covid-19 ci dimostra infatti che solo la collaborazione di tutti (esperti di diverse discipline, pubblici amministratori, governi, organizzazioni sovranazionali, cittadini) anche nella spiegazione razionale degli eventuali errori commessi, e l’aiuto per porvi rimedio ed evitare che si ripetano, consentono di inquadrare entro i suoi giusti contorni l’oscura minaccia che stringe le nostre comunità.

È questo uno dei molti significati, forse il più ricco e fecondo, che si può attribuire alla parola ‘cultura’: da intendersi anche quale capacità di umanizzare le nostre paure, trasformandole in gesti, parole e azioni non di condanna, ma di aiuto e ascolto, per la costruzione di storie ed esperienze condivise. E cultura è anche ciò che permette di oltrepassare almeno col pensiero e il senso di umanità quella distanza fisica dai nostri simili che ci è stato chiesto di tenere precauzionalmente per non diffondere il contagio. Un’esigenza che si è rivelata ancor più impellente per la rinnovata consapevolezza, come ricordava anche in questi giorni Bill Gates («Corriere della Sera», 12 aprile 2020), di quanto l’umanità intera non sia solo interconnessa da valori comuni e da legami sociali, ma da una interdipendenza anche biologica, «da una rete microscopica di germi per la quale la salute di un
individuo dipende dalla salute di tutti gli altri».

C’è un profondo significato laico, oltre a quello religioso, in un celebre passo della Prima Lettera ai Corinzi, dove San Paolo, subito dopo aver descritto la condizione infantile, di minorità, nella quale si è preda inerte di visioni confuse (di quella corruzione dei saperi con cui Mefistofele la fa da padrone sugli umani) indicava nella carità la più grande di tutte le cose.

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Indice:

Parte I. La giustizia nel buio della crisi
Gabrio Forti, Introduzione. Un'attesa di luce, dalla carità
Claudia Mazzucato, Come lanterne nel buio. La facoltà di giudizio alla prova 

Parte II. Letteratura, narrazione e regole dell’emergenza 
Arianna Visconti, Venti di tempesta e foreste del diritto. Il discorso della legge come argine alla sopraffazione delle narrative emergenziali.
Alessandro Provera, La peste di Atene. La sopravvivenza dell’umanità nel periodo di crisi grazie alla cura del bello e del giusto.
Giuseppe Rotolo, ‘Senza pietre non c’è arco’. A proposito di osservanza delle regole per solidarietà, responsabilità ed empatia 

Parte III. Diritto e diritti al tempo del Coronavirus 
Fabio Seregni, La prevedibilità del “cigno nero” di Taleb e il principio di precauzione 
Francesco Centonze, «Break the isolation»: il buon uso della crisi per un nuovo modello di detenzione
Francesco D’Alessandro, Le vittime vulnerabili all’epoca del coronavirus: dalle vittime di violenza domestica agli operatori sanitari esposti al contagio
Matteo Caputo, La responsabilità penale degli operatori sanitari ai tempi del Covid19. La gestione normativa dell’errore commesso in situazioni caratterizzate dall’emergenza e dalla scarsità di risorse 
Pierpaolo Astorina Marino, Scienza e diritto di fronte alla paura del contagio
Alessandro Provera, Peste e gride. La vaghezza dei precetti utilizzati per la regolamentazione dell’emergenza.
Marta Lamanuzzi, La disinformazione ai tempi del Coronavirus 
Alain Maria Dell’Osso, Spunti su inesigibilità e reati economici in un contesto fuori dall’ordinario

 

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Commenti dei lettori

  1. mimmo leonetti scrive: il: 2021-08-28 07:17:40
    Complimenti un libro di estrema attualità. O la Vita o la Morte. In ballo c’è la stessa sopravvivenza della specie e della dignità umana. La responsabilità di questo sfacelo, come pure la riscossa, il possibile “rinascimento”, è nelle mani di ognuno di noi. Entusiasticamente Mimmo Leonetti

Articolo letto 5320 volte.

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