Controcorrente. Libri per lettori profondi

Controcorrente: libri per lettori profondi

01.07.2019



Attenzione! quella che segue non è una classifica dei 10 migliori libri da leggere sotto l’ombrellone. 
Quelli che abbiamo selezionato sono libri coraggiosi per lettori che in questa pausa estiva hanno deciso di andare controcorrente. Libri sì leggeri, di piccolo formato, perfetti per essere infilati in borsa o in valigia, ma che con i libri “facili” non condividono nient’altro. Libri per lettori profondi che cercano parole “essenziali” capaci di far crescere il proprio pensiero e riflessioni spirituali capaci di nutrire l’anima. Libri per chi arriva da un deserto e ha sete, ma anche singolari diari di bordo, frammenti biografici di vite controcorrente, e ancora libri pensati per i “naufraghi” del quotidiano. “Piccoli” come "Grani di senape" ma potenti come alberi rigogliosi, trovate tutta la collana in promozione sul nostro sito fino al 31 luglio.

«Chi ha sete venga» è l’ultima frase di Gesù contenuta nelle Scritture
. Ed è proprio agli assetati che si rivolge José Tolentino Mendonça nelle sue riflessioni che hanno guidato gli esercizi spirituali per papa Francesco, Elogio della sete. Agli assetati e quindi a tutti gli uomini perché tutti sanno cosa significa avere sete. «C’è la sete vera» dice Tolentino «quella delle periferie del mondo, la sete di cui si muore, e c’è la sete che è dolore dell’anima, vulnerabilità estrema di una vita che non trova via d’uscita». In ogni caso la sete ci interroga, è leva per l’esistenza e opportunità di crescita umana e spirituale. Come scrive anche Saint-Exupéry «Se vuoi costruire una barca, non radunare i tuoi uomini per dar loro degli ordini. Se vuoi costruire una barca, fai nascere nel cuore dei tuoi uomini il desiderio del mare». Per alimentare questo desiderio c'è chi percorre le strade del deserto, come il sacerdote madrileno Pablo d’Ors: cercando il silenzio ha raggiunto in pellegrinaggio Santiago de Compostela, ha attraversato il Deserto del Sahara, ha soggiornato sul Monte Athos. Il diario del suo viaggio, intitolato non a caso Biografia del silenzio, ci spinge ad incontrare deserti interiori, miraggi, spaesamenti. E a fermarci, virtù ignota al mondo che chiede l’efficienza a tutti i costi, per ritrovare noi stessi, per assaporare la vita che ci attraversa, che accade. 


Un deserto che diventa casa, approdo quieto e gioioso dunque, come è accaduto a Charles de Foucauld di cui Pierangelo Sequeri racconta la biografia. La sua vita, nascosta e silenziosa, nel deserto del Sahara, accanto agli “uomini blu”, continua ad affascinarci. La sua morte, violenta, senza aver lasciato nemmeno un discepolo, non smette di interrogarci. Questa domanda di senso trova una risposta nel mistero di Nazaret: di fronte al deserto di un Occidente secolarizzato Foucauld sceglie il lavoro, la prossimità domestica, l’essenzialità di Nazaret (per chi volesse leggere un romanzo ispirato alla sua storia vi consigliamo anche L'Oblio di sè di Pablo d'Ors). E in questo piccolo mondo quotidiano nessuno, neppure il più lontano, è escluso dall’ospitalità di Dio. Un afflato missionario che ritroviamo anche nelle molte figure femminili vicine a San Paolo di cui parla il recentissimo San Paolo e le donne a cura di Nuria Calduch-Benages: amiche, sorelle, testimoni che collaborano alla missione della Chiesa nascente. Donne forti che hanno combattuto per il Vangelo come Febe e Lidia, mogli che nella coppia condividono pari dignita con il marito come Priscilla, ragazze che hanno il dono della profezia. Donne indipendenti la cui vocazione non è il silenzio nè l'invisibilità ma che diffusero ovunque il profumo del Vangelo accanto all'Apostolo di Cristo, San Paolo. Di lui conosciamo bene la lettera sulla carità, il più celebre e sublime inno all’amore, mentre ci è meno familiare il suo temperamento passionale e le sue invettive. Al mago Elimas ad esempio gridò una tremenda maledizione «La mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole». Enzo Bianchi in La violenza e Dio non teme di accompagnarci al cuore di brani come questo o come i salmi imprecatori. Sono passi poco conosciuti perché raccontano una violenza che ci disturba e ci mette a disagio. Una violenza portata davanti a Dio con grida di dolore, invocazione di una liberazione, invettiva che arriva a mettere in dubbio la stessa bontà di Dio. Preghiere difficili da affrontare ma vere perché dicono tutto dell’uomo, anche quell’esperienza del male che appartiene ineludibilmente alla vita. L’ascolto delle preghiere degli ultimi, della loro sete, sta anche alla base della spiritualità della Compagnia di Gesù che si concretizza nel «cercare e trovare Dio in tutte le cose». La loro è una storia ricca e complessa, abbraccia secoli, culture e continenti diversi ed è stata oggetto di giudizi molto contrastanti. Il grande storico della chiesa John W. O’Malley, egli stesso gesuita, ci restituisce nel libro Gesuiti un ritratto a tutto tondo dell’ordine, tra soppressioni e rifondazioni, fama e martirio, in un vivace racconto che parte da Ignazio per arrivare a papa Francesco.

La sete ci insegna «l’arte di cercare, di imparare, di collaborare, la passione di servire». Per questo «non è la sete che ci fa morire alla vita» ma piuttosto, scrive Tolentino Mendonça, una malattia chiamata accidia, fatta di «indifferenza, mancanza di interesse, perdita del sapore di vivere». L’uomo contemporaneo sembra un “naufrago” in balia delle turbolenze di una società che dà spazio a tutto e valore a nulla. A quest’uomo, perso nella marea di notizie, fatti, pettegolezzi, si rivolge Silvano Petrosino in Ripensare il quotidiano invitandolo ad andare controcorrente e “osare pensare”. In 48 voci -da Abbandoni a Vita- il filosofo offre un piccolo vocabolario culturale per riscoprire la potenza dell’esistenza, luogo dell'imprevisto, dell'imprevedibile, della storia personale e collettiva, delle relazioni che rischiano di scivolare via. Il tema, attualissimo, è anche al centro del libro «Adamo, dove sei?» di Gianfranco Ravasi che non teme di affrontare quelle domande radicali a cui il sapere, anche della religione, fa fatica a rispondere. Per inoltrarci nell’ignoto del nostro futuro – nelle nuove frontiere della genetica e delle neuroscienze, l’intelligenza artificiale, il transumanesimo dei cyborg - «noi cristiani non possiamo» dice il Card. Ravasi, «rimanere ancorati a un mondo ordinato che non esiste più». È necessario tenere insieme passato e presente, classicità e modernità, filosofia e tecnologia. Per questo la domanda provocatoria che gli angeli rivolgono ai discepoli dopo l’ascensione di Gesù, Perché state a guardare il cielo?, torna oggi in tutta la sua attualità. Il Dio dei cristiani non è nel tempio, nei cieli della preghiere e della liturgia ma nelle relazioni umane e nella dedizione a coloro che soffrono, scrive Don Bruno Maggioniinvitandoci al tempo stesso a leggere e rileggere la Bibbia, che forse racchiude il messaggio più dirompente e controcorrente contenuto in un libro: «Ama il prossimo tuo».

 

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