Studi Cattolici su "Bene comune": la recensione
Nella società contemporanea segnata dalla categoria della crisi ed esposta al rischio di frammentazione emerge la necessità di riflettere sul tema del bene comune. Se da un lato quest’ultimo sembra avere una sua attualità, dall’altra risulta essere un oggetto confuso. La riproposizione di questo concetto di origini classiche costituisce il nucleo tematico del presente ragguardevole volume curato da F. Botturi e A. Campodonico, ordinari di Filosofia morale alla Cattolica di Milano il primo, all’Università di Genova il secondo.
Prendendo in considerazione la tradizione classica, moderna e contemporanea, i saggi dell’opera affrontano l’idea di bene comune in riferimento sia ai fondamenti teorici, sia alle questioni antropologiche e della cultura civile. Nonostante vengano articolate diverse prospettive sul tema, dal piano etico-politico a quello ontologico ed epistemologico, è possibile individuare alcune conclusioni condivise. Come notano Todescan e De Anna, il bene comune, quale idea centrale nella classicità e nel Medioevo e fondamentale nella scienza politica, viene abbandonato nel corso della modernità in cui viene avanzato un paradigma antropologico di orientamento radicalmente individualista. Nell’epoca contemporanea la nozione di bene comune viene sostituita da altre che la richiamano solo parzialmente, come quella di interesse generale e di commons. Come ripensare quindi questo concetto? La riproposizione del bene comune è legata al ripensamento della concezione onto-antropologica dell’uomo e dell’àmbito politico.
In risposta all’individualismo moderno, viene sostenuta dagli autori una concezione della soggettività strutturalmente in relazione. Inoltre, secondo Allegra vi è un’ontologia condivisa tra gli uomini. Su queste basi, Botturi conclude che il bene comune è quel bene relazionale tra persone appartenenti a una stessa realtà sociale, è il bene del loro essere in comunicazione operativa. Anche Campodonico, Monti e Ancona riconoscono nell’essere-in-comunicazione il luogo di nascita e crescita dell’umano. Il bene comune ha a che fare con il fine dell’uomo, con la sua realizzazione e questa è possibile solo nella comunione con gli altri. Negro approfondisce la riflessione sul bene comune quale fine in rapporto con l’analisi delle preferenze. A livello politico il bene comune consiste nella massima realizzazione dell’umanità di ciascun membro della comunità. L’autorità politica deve quindi permettere la realizzazione del bene per l’uomo. In contrapposizione alla modernità e alla dicotomia tra pubblico e privato, viene sottolineata la continuità tra la sfera politica, pubblica e morale. Pertinenti alla sfera socio-politicoeconomica sono i saggi di Samek Lodovici, Zanichelli, Mastromatteo e Vaccarezza rispettivamente in merito alle virtù civili, ai diritti umani, al pensiero economico e alla ragione pubblica in riferimento al bene comune.
Prendendo in considerazione la tradizione classica, moderna e contemporanea, i saggi dell’opera affrontano l’idea di bene comune in riferimento sia ai fondamenti teorici, sia alle questioni antropologiche e della cultura civile. Nonostante vengano articolate diverse prospettive sul tema, dal piano etico-politico a quello ontologico ed epistemologico, è possibile individuare alcune conclusioni condivise. Come notano Todescan e De Anna, il bene comune, quale idea centrale nella classicità e nel Medioevo e fondamentale nella scienza politica, viene abbandonato nel corso della modernità in cui viene avanzato un paradigma antropologico di orientamento radicalmente individualista. Nell’epoca contemporanea la nozione di bene comune viene sostituita da altre che la richiamano solo parzialmente, come quella di interesse generale e di commons. Come ripensare quindi questo concetto? La riproposizione del bene comune è legata al ripensamento della concezione onto-antropologica dell’uomo e dell’àmbito politico.
In risposta all’individualismo moderno, viene sostenuta dagli autori una concezione della soggettività strutturalmente in relazione. Inoltre, secondo Allegra vi è un’ontologia condivisa tra gli uomini. Su queste basi, Botturi conclude che il bene comune è quel bene relazionale tra persone appartenenti a una stessa realtà sociale, è il bene del loro essere in comunicazione operativa. Anche Campodonico, Monti e Ancona riconoscono nell’essere-in-comunicazione il luogo di nascita e crescita dell’umano. Il bene comune ha a che fare con il fine dell’uomo, con la sua realizzazione e questa è possibile solo nella comunione con gli altri. Negro approfondisce la riflessione sul bene comune quale fine in rapporto con l’analisi delle preferenze. A livello politico il bene comune consiste nella massima realizzazione dell’umanità di ciascun membro della comunità. L’autorità politica deve quindi permettere la realizzazione del bene per l’uomo. In contrapposizione alla modernità e alla dicotomia tra pubblico e privato, viene sottolineata la continuità tra la sfera politica, pubblica e morale. Pertinenti alla sfera socio-politicoeconomica sono i saggi di Samek Lodovici, Zanichelli, Mastromatteo e Vaccarezza rispettivamente in merito alle virtù civili, ai diritti umani, al pensiero economico e alla ragione pubblica in riferimento al bene comune.
Maria Cristina Clorinda Vendra
![]() Bene comune
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autori: | |
formato: | Libro |
prezzo: | |
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