Fra esodi e ritorni, persecuzioni e tentativi di resistenza, la vicenda degli Assiro-Caldei è ancora sconosciuta in Occidente. Ma qualcosa si sta muovendo per un recupero della memoria, una rinascita delle comunità e un’unità fra le Chiese.
Nel centenario della Prima guerra mondiale e del genocidio armeno e assiro-caldeo del 1915, chi conosce l’esistenza degli Assiro- Caldei del Caucaso vittime di quella tragica storia? Chi è a conoscenza del fatto che gli Assiro-Caldei, cristiani della Chiesa d’Oriente detta nestoriana, conosciuti dai russi con il nome di Aissor, parlano ancora oggi l’aramaico, la lingua di Cristo, in regioni caucasiche di grande fascino? Quando si parla di Assiro-Caldei si pensa immediatamente all’Iraq, alla Turchia, all’Iran, alla Siria, al Libano e alla diaspora. La destinazione russa e caucasica (Georgia, Armenia, Azerbaijan, Caucaso del nord), invece, è largamente sconosciuta, e ancor meno lo sono i legami con i russi e la Chiesa ortodossa. Eppure, questa pagina di storia, per molti aspetti dolorosa e largamente rimossa, merita di essere chiarita. Vivendo alla periferia degli imperi turco e persiano, in un ambiente ostile sconvolto dalle guerre e in uno stato di costante insicurezza e indigenza economica, gli Assiro-Caldei cercarono protezione in vista di un futuro migliore.
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