Bellezza e liturgia. Una relazione costitutiva?
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Dopo aver presentato alcune difficoltà inerenti alla riflessione sul
rapporto tra bellezza e liturgia, il priore della Comunità monastica
di Bose sviluppa la sua meditazione a partire dalla constatazione che
la bellezza resta un enigma. Il discernimento della bellezza epifanica,
rivelativa di Dio e della sua azione, richiede da parte dell’uomo un’educazione
dell’intelligenza del cuore, un lungo e faticoso cammino
ascetico: richiede, in una parola, la trasfigurazione dei sensi umani.
Ciò vale in modo particolare per la liturgia, opus Dei, la cui bellezza
si manifesta agli occhi della fede e si sperimenta con i sensi spirituali.
La bellezza della liturgia va misurata sulla capacità che essa ha di far
apparire l’azione del Signore, di fare segno alla presenza efficace di
Cristo risorto. In quest’ottica, occorre avere una precisa consapevolezza:
è l’arte che deve essere a servizio della liturgia, non viceversa.
Servono dunque vigilanza e discernimento: la banalità, la sciatteria,
la mancanza di qualità, tutto questo minaccia l’azione liturgica
quanto un’arte troppo segnata da improvvisazione, una pretesa bellezza
alla quale la liturgia serva come contesto in cui esprimersi.Tutto
ciò che è opus hominis deve entrare nella liturgia solo se ha le
qualità per essere al suo servizio.
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