Due sacerdozi, un solo sacerdote. Un esercizio di comunione
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«Preti e sposi cristiani? Due meraviglie della grazia, frutti dello stesso
albero, doni che si richiamano a vicenda, servitori e “padri” della
stessa vita che viene da Dio»: le parole conclusive dell’appassionata
riflessione di p. Felice Scalia S.J., docente all’Istituto Superiore di
scienze umane e religiose di Messina, ne sintetizzano la prospettiva
e offrono una chiave originale per riprendere i temi legati all’Anno
sacerdotale. Dopo la valorizzazione del sacerdozio battesimale, autorevolmente
rilanciata dal Concilio Vaticano II, si è proposto, in diverse
forme e modalità, il tema della sua cooperazione con il sacerdozio
ministeriale, limitandosi però sovente a una prospettiva
pratica di delimitazione materiale delle competenze. Padre Scalia
propone qui l’idea di comprendere i due sacerdozi nell’unico e fraterno
Popolo di Dio, a partire dall’unico sacerdozio di Cristo e dall’unica
radice battesimale, secondo la prospettiva di una mutua valorizzazione
che guarda all’‘altra vocazione’ come dono decisivo per
comprendere appieno la propria. Così anche povertà, castità e obbedienza
trovano comune radice, pur nella diversità delle pratiche quotidiane, in un’umanità liberata, capace di testimoniare eloquentemente il Dio amore.
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