Da Pasquino a drammaturgo. La parabola letteraria di Cesare Della Porta
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This article aims at describing the literary career of Cesare Della Porta, starting from a curious episode happened in 1576, when the young author was arrested for writing some anonymous poems (‘‘pasquinate’’) against the Jews. In 1578 Della Porta translated into vernacular the first canto of Jacopo Sannazaro’s De partu Virginis, while in 1580 he looked after an edition, probably the princeps, of Torquato Tasso’s Aminta. Four years later, the writer published a collection of poems about the Rosary (Stanze sopra i quindeci misteri del santissimo Rosario, reprinted in 1595) and a long hagiographic poem concerning the life of Saint Omobono, patron of Cremona (Vita, morte, e miracoli di santo Huomobono, dedicated to the bishop Nicolo` Sfondrati). His last and best known work was the tragedy Delfa, printed in 1587 but written twelve years earlier.
blasonario cremonese
ha scritto:
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inserito: 30.01.2015 14:10
A cagione della vocazione letteraria di Cesare della Porta, dunque, la professione di notaio del collegio di Cremona venne confinata come mero strumento di sopravvivenza? Gli estremi di rogazione (dal luglio del 1577 al mese di giugno del 1610, circa quarant'anni contenuti in un'unica filza conservata all'Archivio di Stato di Cremona... Lo si confronti con un notaio assai più impegnato come il contemporaneo Orazio Sanmaffeo, proveniente da un'autentica stirpe di professionisti della penna, il quale è riuscito a rogare la stessa mole di atti in soli due anni di attività in Cremona, oppure, lo si confronti con l'altro contemporaneo Virginio Metelli, anch'egli esponente di una dinastia di notai bresciani trapiantati nel cremonese, il quale, nel minuscolo villaggio di Azzanello, ha rogato in un solo anno la stessa quantità di atti rogati da Cesare della Porta in quaranta...) lo gridano a gran voce.
blasonario cremonese
ha scritto:
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inserito: 30.01.2015 14:08
A cagione della vocazione letteraria di Cesare della Porta, dunque, la professione di notaio del collegio di Cremona venne confinata come mero strumento di sopravvivenza? Gli estremi di rogazione (dal luglio del 1577 al mese di giugno del 1610, circa quarant'anni contenuti in un'unica filza conservata all'Archivio di Stato di Cremona... Lo si confronti con un notaio assai più impegnato come il contemporaneo Orazio Sanmaffeo, proveniente da un'autentica stirpe di professionisti della penna, il quale è riuscito a rogare la stessa mole di atti in soli due anni di attività in Cremona, oppure, lo si confronti con l'altro contemporaneo Virginio Metelli, anch'egli esponente di una dinastia di notai bresciani trapiantati nel cremonese, il quale, nel minuscolo villaggio di Azzanello, ha rogato in un solo anno la stessa quantità di atti rogati da Cesare della Porta in quaranta...) lo gridano a gran voce.
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