Chi ha diritto di parola nella Chiesa?
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L’interrogativo che fa da titolo all’intervento di mons. Giacomo
Canobbio, docente di Teologia dogmatica alla Facoltà teologica di
Milano, offre un’occasione preziosa per verificare la recezione del
rinnovamento ecclesiologico proposto dal Vaticano II e che, in questi
cinque decenni, ha incontrato non poche difficoltà. Ancor oggi prevale
presso l’opinione pubblica, laica ed ecclesiale, la rappresentazione
di una Chiesa nella quale vigono una concentrazione verticistica
e clericale della parola pubblica e una consistente difficoltà nel realizzare
forme partecipate di decisione. Viene in tal modo mortificata
la nativa corresponsabilità dei laici nella missione della Chiesa, affermata
con nitore dal Concilio. Molti i motivi di questa perdurante
configurazione, che tuttavia, secondo l’Autore, può trovare una via
di evoluzione anzitutto ripensando la presenza dei laici nella Chiesa,
riconoscendo loro un ruolo adulto e non surrogabile nel discernimento
dei ‘segni dei tempi’; in secondo luogo potenziando gli ambiti
di libera opinione nella Chiesa; cercando, infine, metodi mediante i
quali giungere a formare un’opinione tendenzialmente comune.
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