Sound and the city. Schermi, stazioni e paesaggio sonoro urbano
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Le città contemporanee sono spazi multisensoriali, multimodali, multimediali: i media invadono non soltanto le case, le tasche, le mani, ma anche le strade, le piazze, i centri commerciali, le zone dedicate a socialità e cultura, le stazioni. Questa invasione porta al moltiplicarsi non solo dell’esperienza visiva, ma anche di quella sonora. I mezzi di comunicazione personali e di massa che si inseriscono nel tessuto urbano stimolano sempre più una fruizione sinestesica. Tra loro, gli schermi di videocomunicazione diffusi in ogni spazio lasciato libero (o creato ad hoc) trasmettono in continuazione un flusso visivo e sonoro che si interseca con gli altri flussi di veicoli, di persone, di informazioni. Spesso, abbagliati dalle immagini in movimento, si tende a sottostimare l’importanza del sonoro e le conseguenze che la sua fruizione ha sul soggetto. Eppure proprio gli schermi, attraverso i loro dispositivi di diffusione dell’audio, riescono a modificare profondamente, a contaminare, talvolta persino a insidiare i paesaggi sonori nei quali vengono collocati e si trovano a operare. Il sonoro ambientale (voci, rumori, suoni della natura e della tecnica), l’audio personale (lettori Mp3, radio, chiacchiere, persino il sovrappensiero) e l’audio degli schermi si intersecano, lottano, convivono nella decodifica dei messaggi operati dai soggetti. Il suono rivela – ancora una volta – la sua natura malleabile e scivolosa, ma pure concreta e sempre presente, in una parola essenziale. E il soggetto fruisce del suono e instaura – in modo più o meno consapevole – un complesso rapporto con lo schermo, con le informazioni che trasmette, con il contesto in cui è situato, con le immagini e i frammenti percepiti. Uno degli spazi in cui maggiormente si sono concentrati gli schermi urbani – sia quelli (almeno parzialmente) informativi, sia quelli pubblicitari – sono le stazioni, ambienti di sosta e di transito per i flussi delle persone e delle merci. Su queste aree si concentra lo sguardo – e, soprattutto, l’orecchio – analitico: la Stazione Centrale di Milano, dove un loop continuo di spot si ripete nel frastuono ambientale, e le fermate della metropolitana milanese di Cadorna, Duomo e Centrale, dove “la tv della metropolitana” alterna news, programmi e pubblicità nel breve lasso di tempo tra un treno e il successivo. La mappatura delle fonti e dei testi sonori presenti nelle stazioni e l’osservazione – o meglio, una sorta di “auscultazione” – partecipante permettono di analizzare gli schermi urbani, così come i paesaggi sonori in cui sono inseriti e che contribuiscono a costruire. Rivelando che l’audio degli schermi – per quanto riguarda sia la programmazione, sia le modalità di fruizione – richiama un modello televisivo, quando non post-televisivo; e che le potenzialità del sonoro, in assenza di un’accurata progettazione, non sono sfruttate adeguatamente e finiscono spesso per risultare controproducenti rispetto ai fini comunicativi voluti.
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