La Bibbia: il 'grande codice' nella vita della Chiesa post-conciliare?
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Pubblichiamo in queste pagine la relazione che p. Pietro Bovati S.J. (ordinario di Teologia ed Esegesi dell’Antico Testamento presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma) ha tenuto lo scorso marzo presso l’Università Cattolica di Milano in occasione della Giornata di studio su Che cosa è successo nel Vaticano II. Il titolo allude a un’immagine
– il ‘grande codice’ – coniata da un famoso critico letterario a proposito della Bibbia, riconosciuta quale vera e propria ossatura della cultura occidentale in termini di simboli, categorie di pensiero e forme di rappresentazione. Si può dire altrettanto del modo in cui
la Chiesa vive, sente e pensa a se stessa e alla propria missione dopo il Vaticano II? È stato infatti il Concilio a riproporre con forza e nitore la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa, in particolare attraverso la costituzione Dei Verbum. Certo, resistenze e timori ci sono stati e ci sono, ma il Concilio ha avviato un processo
ricco di effetti benefici. P. Bovati si sofferma su questa positività sottolineando, quali significative istanze del Concilio, la natura dinamica della Parola di Dio, la sua qualità profetica e la sua capacità di generare sapienza in chi l’ascolta con disponibilità. L’articolo rileva poi, tra le diverse cose che restano da perseguire perché la Scrittura sia
compiutamente il grande codice della Chiesa, la necessità da parte dei biblisti di sviluppare maggiormente un’interpretazione credente della Bibbia e, da parte dei teologi e dei catechisti, una più cordiale aderenza alla forma di pensiero della Parola di Dio.
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