Primo Levi testimone processuale. La lingua letteraria come lingua giuridica
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Il contributo prende spunto e analizza due testimonianze processuali rilasciate da Primo Levi nell'ambito di due diversi processi, di cui uno è quello di Gerusalemme a carico di Adolf Eichmann. La lingua 'giuridica' di Primo Levi utilizzata in queste testimonianze è assolutamente coincidente con quella delle sue opere. Asciutta, essenziale, precisa: ottimo esempio di una testimonianza seria e attendibile. La testimonianza destinata al processo di Gerusalemme non fu, però, mai assunta in dibattimento, probabilmente perché, in opposizione ad alcune letture dello sterminio del popolo ebraico, non considerava la Shoah una 'cosa dell'altro mondo', ma un fenomeno ripetibile in qualsiasi contesto e che questa fosse la sua caratteristica più tragica. Il contributo si sofferma sul ruolo che la lingua poetica e letteraria può avere nel processo e se si possa 'fare letteratura' anche dopo un'immane tragedia come la Shoah. Biografia dell'autoreAlessandro Provera è dottore di ricerca in Diritto penale e Cultore della materia in Diritto penale alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. |
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