La 'poesia della verità' nella ricerca della giustizia. Poesia, parresia, esemplarità, giustizia
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A partire da alcune testimonianze di vittime di reato, il saggio sviluppa una riflessione che mette in luce aspetti peculiari di simili “narrazioni”, per trarne spunti pertinenti al diritto penale.
Lo scritto è corredato da un’appendice in cui l’Autrice ha raccolto una (minima) selezione di “racconti” assai significativi di persone offese da reati di diversa gravità e matrice. Nella onnipresente diversità delle storie individuali e nella frequente somiglianza dei sentimenti e dei valori offesi, le parole delle vittime – nota l’Autrice – hanno un tratto comune sorprendente: sono un coraggioso "parlar franco", tipico della parresia (come presentata, da ultimo, da Michel Foucault), che si offre come fonte di conoscenza al modo degli esempi, cioè con la forza di una congruenza persuasiva che attiva l’immaginazione facendo a meno di princìpi a priori (secondo l’impostazione filosofica di Alessandro Ferrara). Di più: questo "esemplare parlar franco" prende spesso forme che non si fatica a definire poetiche. L’impressione, indagata nello scritto, è che certa "realtà vissuta" (il "come stanno le cose" intorno a dolenti esperienze attraversate in prima persona, perché provocate o subite) non possa che essere dicibile – e dunque narrabile – in forma poetica. E invero, sul piano teorico, un filo stretto collega filosoficamente parresia ad autenticità, autenticità a esemplarità, e parresia ed esemplarità a estetica. Trasposti nella teoria costituzionale del reato e del diritto penale, i concetti di parresia ed esemplarità illuminano un’idea nuova, non utopica, di giustizia di cui è possibile perfino immaginare qualche declinazione pratica nel medio periodo. Lo scritto si sofferma sugli “insegnamenti” che il sistema penale può trarre dal discernimento che nasce dall’esposizione all’esemplarità parresiastica e poetica di certe esperienze di vittimizzazione. Si aprono percorsi conoscitivi sostanzialmente lungo quattro direttrici: la formazione del giurista, il contributo all’arricchimento dei princìpi di offensività e di determinatezza, il contributo all’arricchimento del linguaggio giuridico, le prospettive politico-criminali che dischiudono la ricerca di un modello di giustizia in cui reo, vittima e collettività possono diventare reciprocamente "coppie parresiastiche", capaci di dar vita a "giochi di verità" in cui ciascuno costituisce sé e gli altri come "dicitore della verità su se stesso", rendendo possibile un’autenticità foriera di una pur sofferta e difficile riconciliazione. Biografia dell'autoreClaudia Mazzucato è ricercatore di Diritto penale, Facoltà di Sociologia, Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano) e Docente incaricato di Diritto penale I, Facoltà di Giurisprudenza, Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Piacenza). |
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