Le postille di Stigliani al «Ritratto del Serenissimo don Carlo Emanuello» del Marino
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Una scelta di immediatezza comunicativa e di «parlar aperto e chiaro» aveva guidato ai primi del Cinquecento l’«esperimento a carte scoperte» della Leandra di Pietro Durante da Gualdo, incunabolo della sestina narrativa. Un secolo esatto più tardi, quella forma metrica, sfortunata assai più del poema che l’aveva lanciata, veniva ripescata da Giovan Battista Marino e felicemente iniettata nel genere del panegirico, a creare un composto cui il poeta sarebbe rimasto fedele. Usciva così, con data del 1° novembre 1608, Il Ritratto del Serenissimo don Carlo Emanuello duca di Savoia, pegno encomiastico che procurò al Marino una protezione importante e, di lì a poco, un rifugio quasi sicuro a Torino. Informazioni aggiuntiveQuesto testo fa parte del volume Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati. È possibile acquistare gli altri capitoli da questa pagina. |
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