Note per Galileo e Tasso
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Il primo giorno di ottobre del 1618 Virginio Cesarini, da pochi mesi divenuto linceo insieme all’amico e sodale Giovanni Ciampoli, scriveva a Galileo una lunga lettera nella quale, dopo aver sottolineato con il fervore del neofita l’importanza decisiva dell’ormai maturo scienziato nella sua faticosa emancipazione filosofica, annunciava «qualche pensiero di novità non affatto disprezzabile» in materia di poesia di cui si sarebbe fatto portavoce lo stesso Ciampoli con l’occasione di un imminente viaggio a Firenze. Informazioni aggiuntiveQuesto testo fa parte del volume Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati. È possibile acquistare gli altri capitoli da questa pagina. |
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