Calvino, Kafka e il romanzo olivettiano
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Rispondendo a Fulvio Longobardi, che aveva inviato alla casa editrice Einaudi il dattiloscritto di un suo romanzo (L’agenzia), Italo Calvino utilizza la formula del kafkismo sociologico per definire la narrativa di fabbrica e, in particolare, quella di ispirazione olivettiana. «Non ricordo la Sua data di nascita» – gli si rivolge per lettera il 16 giugno del 1965 – «ma certo l’inizio del Suo libro è nel clima “metafisico” con cui scrivevano i giovani prima del ’43. [...] Ma dal kafkismo lirico degli anni ’40 siamo passati al (molto più pseudo) kafkismo sociologico degli anni ’60, quando cioè ognuno dei numerosi letterati funzionari dell’Olivetti (non mi riferisco tanto a Volponi, che ha un modo suo di vedere le cose, ma a tutti gli altri) ha scritto un romanzo in cui l’Olivetti diventava un’azienda misteriosa e allegorica». Informazioni aggiuntiveQuesto testo fa parte del volume Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati. È possibile acquistare gli altri capitoli da questa pagina. |
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