Scienza e teologia: Galileo e Bellarmino
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In questo breve saggio non intendo ritornare sulla storia, sempre affascinante, del rapporto di Galileo con gli scienziati gesuiti dei secoli XVII e XVIII (Clavius, Biancani, Bettini, Cavalieri ecc.). Né intendo affrontare il cosiddetto ‘caso Galileo’, controversia mirata a proiettare la fi gura del fondatore della scienza moderna nelle vesti di un Prometeo, il ribelle che sfida l’‘oscurantismo’ della Chiesa. In effetti, sullo sfondo di questo mito obliquamente romantico il ‘caso Galileo’ appare cristallizzare il perdurante conflitto tra la libertà scientifica e l’autorità dogmatica, tra le filosofie razionali dell’epoca e la fede religiosa, e in sostanza tra due visioni della vita radicalmente divergenti. Una tale antitesi si rivela precostituita e troppo schematica per permettere di cogliere la ricchezza di esperienze intellettuali in cui scienziati e teologi erano coinvolti. In realtà la questione propone ben altra complessità: come dimostrato da vari documenti, gli ecclesiastici si trovarono dal principio dalla parte di Galileo, mentre molti scienziati come Francesco Sizzi gli si opposero ferocemente. Informazioni aggiuntiveQuesto testo fa parte del volume Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati. È possibile acquistare gli altri capitoli da questa pagina. |
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