«Caro agente» (tra Giovanni Pascoli e Giuseppe Sala Contarini)
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Nel saggio introduttivo all’edizione delle Lettere di Pascoli ad Augusto Guido Bianchi, cronista giudiziario del «Corriere della sera» di Luigi Albertini, Claudio Scarpati aveva riflettuto, trent’anni or sono, sul carattere «fatalmente privato» dell’epistolario pascoliano che ne giustificava «forse» la mancata ricomposizione. Mi era parsa degna di nota, e credo continui ad esserlo, l’osservazione di Scarpati che aveva previsto gli ostacoli che si sarebbero opposti alla ricostituzione completa di un epistolario immenso e disperso come quello di Pascoli, «lontanissima e forse inattuabile». Informazioni aggiuntiveQuesto testo fa parte del volume Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati. È possibile acquistare gli altri capitoli da questa pagina. |
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