Beatrice Solinas Donghi: formazione e impegno di una scrittrice
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Gli anni delle prime prove narrative di Beatrice Solinas Donghi sono gli stessi che vedono maturare le esperienze letterarie di autori come Italo Calvino, Mario Pomilio, Leonardo Sciascia; è un periodo in cui gli scrittori più attenti e sensibili ai mutamenti storico-politici avvenuti fra il 1945 e tutti gli anni Cinquanta cercano di superare i limiti contenutistici e formali imposti dal neorealismo e dalla conseguente, e spesso pesante, attenzione alle vicende belliche: ecco la dimensione intimistica ed esistenziale di Il taglio del bosco (1950) di Carlo Cassola, i viaggi ‘fantastici’ della ‘trilogia degli antenati’ (1952-1959) di Italo Calvino, la profondità dell’impegno morale e religioso di L’uccello nella cupola (1954) di Mario Pomilio. Lo stesso mondo editoriale, d’altra parte, non rinuncia a cercare strade nuove sia attraverso l’apertura di collane (dai «Gettoni» dell’editore Einaudi nel 1951 ai «Contemporanei» della Feltrinelli che, curati da Giorgio Bassani, ospitarono nel 1958 il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vero ‘caso letterario’ destinato a lasciare il segno nel dibattito culturale del periodo), sia attraverso la fondazione di riviste, da «Nuovi argomenti» (1953) a «Officina» (1955), da «Il Verri» (1956) a «Il Menabò» (1959). Beatrice Solinas Donghi, che come scrittrice ‘per adulti’ esordisce con L’estate della menzogna e Natale non mio proprio nella collana di Feltrinelli diretta da Bassani, non è sicuramente lontana dal clima di rinnovato impegno letterario degli anni Cinquanta.
Informazioni aggiuntiveQuesto testo fa parte del volume ...Il resto vi sarà dato in aggiunta. Studi in onore di Renata Lollo. È possibile acquistare gli altri capitoli da questa pagina.
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