La prova del Nove
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La prova del Nove. Scritture per la scena e temi epocali nel secondo Novecento
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Anno:
2005
Il Novecento ha segnato la rifondazione del teatro, il ripensamento del suo ruolo e l’innovazione dei suoi segni e dei suoi procedimenti nel nuovo scenario della comunicazione e delle arti. La ‘prova’, la ricerca e la sperimentazione ne sono state la cifra dominante.
Le indicazioni più feconde per il rinnovamento delle strutture e delle tecniche del testo teatrale si sono spesso trovate, negli ultimi decenni, in quelle pratiche drammaturgiche che liberano l’evento scenico dall’ipoteca della scrittura verbale. Il testo performativo, servito da una scrittura che si muove liberamente nella trama degli altri codici di scena, è stato spesso anche luogo di una felice saldatura con la storia delle idee e dell’emergenza di temi epocali intorno ai quali convocare gli artisti e il pubblico nel ‘come se’ della rappresentazione dal vivo.
L’ampia zona delle scritture di origine non propriamente drammatica, ma narrativa, saggistica, trattatistica, giornalistica, poetica, documentaria, giudiziaria o sacra costituisce dunque il campo delle analisi qui presentate, condotte secondo un punto di vista tematico oltre che, in primo luogo, drammaturgico. Non si tratta di una carrellata esaustiva, né si ha la pretesa di stilare un bilancio nell’area delle scritture per la scena di origine non drammatica del secondo Novecento. È piuttosto un primo orientamento, nella convinzione che l’irriducibile complessità del Novecento non possa rispecchiarsi che in un percorso aperto, frammentato, eterogeneo. Una traccia all’interno di uno scenario complesso rispetto a cui tutte le drammaturgie qui esaminate si pongono come voci sempre libere e sempre critiche. Un’apertura sul mondo, una domanda di senso e di responsabilità, mai autoreferenziale, come deve essere il teatro.
€ 50,00
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Il Novecento ha segnato la rifondazione del teatro, il ripensamento del suo ruolo e l'innovazione dei suoi segni e dei suoi procedimenti nel nuovo scenario della comunicazione e delle arti. La 'prova', la ricerca e la sperimentazione ne sono state la cifra dominante.
Le indicazioni più feconde per il rinnovamento delle strutture e delle tecniche del testo teatrale si sono spesso trovate, negli ultimi decenni, in quelle pratiche drammaturgiche che liberano l'evento scenico dall'ipoteca della scrittura verbale. Il testo performativo, servito da una scrittura che si muove liberamente nella trama degli altri codici di scena, è stato spesso anche luogo di una felice saldatura con la storia delle idee e dell'emergenza di temi epocali intorno ai quali convocare gli artisti e il pubblico nel 'come se' della rappresentazione dal vivo. L'ampia zona delle scritture di origine non propriamente drammatica, ma narrativa, saggistica, trattatistica, giornalistica, poetica, documentaria, giudiziaria o sacra costituisce dunque il campo delle analisi qui presentate, condotte secondo un punto di vista tematico oltre che, in primo luogo, drammaturgico. Non si tratta di una carrellata esaustiva, né si ha la pretesa di stilare un bilancio nell'area delle scritture per la scena di origine non drammatica del secondo Novecento. È piuttosto un primo orientamento, nella convinzione che l'irriducibile complessità del Novecento non possa rispecchiarsi che in un percorso aperto, frammentato, eterogeneo. Una traccia all'interno di uno scenario complesso rispetto a cui tutte le drammaturgie qui esaminate si pongono come voci sempre libere e sempre critiche. Un'apertura sul mondo, una domanda di senso e di responsabilità, mai autoreferenziale, come deve essere il teatro. Biografia degli autoriAnnamaria Cascetta è docente di Drammaturgia presso l’Università Cattolica di Milano e di Storia della critica teatrale presso l’Università degli Studi di Milano. È autrice di numerosi saggi e volumi tra cui le monografie su Giovanni Testori (Milano 1983 e 1995) e Samuel Beckett (Il tragico e l’umorismo, Firenze 2000). Tra i volumi pubblicati o curati per Vita e Pensiero: Teatri d’arte fra le due guerre a Milano (1979), La tragedia inattuale (1988), Sulle orme dell’antico. La tragedia antica e la scena contemporanea (1991), La scena della gloria. Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spagnola (1995). Ha vinto il premio Silvio D’Amico per la critica teatrale ed è stata nominata accademico dell’Accademia di San Carlo presso la Biblioteca Ambrosiana per le sue ricerche sulla drammaturgia e il teatro dell’età borromaica.Laura Peja è dottore di ricerca in Teoria e storia della rappresentazione drammatica. Svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica di Milano, dove insegna Storia del teatro italiano, ed è borsista presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM. Insieme ad Annamaria Cascetta ha curato il volume Ingresso a teatro. Guida all’analisi della drammaturgia (Firenze 2003). Ha pubblicato saggi su diversi aspetti della drammaturgia contemporanea e sui rapporti tra teatro, arti e mezzi di comunicazione. |
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