Il Corpus Dionysiacum come finzione letteraria. Natura e scopo del falso; sua prima circolazione. La vita di Damascio spiega il personaggio dello pseudo-Dionigi; triplice, ricercata corrispondenza fra i nomi dei protagonisti. L’ultima controffensiva del paganesimo. Il messaggio politico dei testi areopagitici e del dialogo.
Taking issue on Theo Kölzer’s new edition of Die Urkunden der Merowinger (2001), the present
paper sets out to examine some particular problems still arising from the language of this corpus of
documents, within which the inquiry is here limited to those preserved in the original (c. 620 - 720
A.D.). Special attention is paid to questions pertaining to textual criticism, mainly on the limits to
be set to the application of emendatio in this sort of texts. The discussion of orthography, which
turns out to be much less arbitrary or capricious than one may believe at a first glance, is followed
by the examination of some interesting cases in the fields of morphology, syntax and vocabulary.
One result is the impression of a notable effort, made towards the end of the 7th century, to regain
the orderly allure of the diplomatic prose of antiquity.
The History of the Jews, as a determinate group called Iudaei, is a topic of little interest in the Latin
chronicles since St. Jerome down to the 12th Century. The biblical history of the populus Dei signifies
and announces the history of the Church. The post-biblical history of the Jews has to come to an
end at the historical coming if Christ. On the contrary Hugh of Fleury takes into account the Jews
as a consistent and comprehensive entity and an object of a specific historical interest from Abraham
until the destruction of Jerusalem in AD 70. Hugh emphasizes the historical continuity of the Jewish
institutions, and presents them as figures of structures of the Church which have similar functions
and may appear as their historical successors.
Sulla base di una attenta analisi comparativa delle Fonti, comprese quelle rupertiane (in particolare
De voluntate Dei, De omnipotentia Dei e Libro primo del De apologeticis) si sono ricostruite le
varie fasi dell’intera vicenda relativa alla celebre controversia teologica sull’origine del problema del
male (con riferimento ad alcuni luoghi testuali dell’Enchiridion di sant’Agostino), controversia che
vide schierati da una parte i magistri di Laon, soprattutto Anselmo, dall’altra Ruperto, non ancora
abate di Deutz.
È emersa tutta l’infondatezza della polemica messa in atto da Anselmo nei confronti del giovane
monaco di San Lorenzo in Liegi, una polemica che lo costrinse prima a lasciare il proprio monastero
per mettersi sotto la forte protezione di Cunone di Siegburg e poi ad affrontare in Liegi un vero e
proprio processo, che ebbe l’esito di scagionarlo pienamente.
Il presente lavoro intende illustrare alcune delle più importanti vicende testuali che il De claustro
animae di Ugo di Fouilloy ha conosciuto: la sua costante fortuna nei secoli, le redazioni che ne sono
state fatte, la lunga attribuzione a Ugo di San Vittore. Si dà lo status quaestionis sulla figura e sulle
opere di Ugo di Fouilloy, un censimento dei manoscritti che contengono il De claustro animae o
parte di esso e si evidenzia il ruolo dei Domenicani e delle riforme della vita claustrale, durante il
secolo XV, nella diffusione del testo.
Il 18 e 19 marzo 1203 prete Manfredo Oculiblanci, canonico di S. Ambrogio, dettava le sue disposizioni
testamentarie, conservate in due pergamene oggi nel fondo del Capitolo di S. Ambrogio presso
l’Archivio di Stato di Milano. L’esame dei due documenti consente di ricostruire la carriera ecclesiastica
di Manfredo, le sue importanti relazioni con il capitolo canonicale la superstantia e la custodia
della basilica di S. Ambrogio, nonché gli stretti legami che univano il clero milanese all’inizio del
XIII secolo. Infine, l’attività privata di Manfredo, testimoniata da un gruppo di pergamene relative
a compravendite di terre in Bazana, nel contado milanese, permette di inserire la famiglia Oculiblanci
nel vivace quadro dei ‘nuovi’ ceti cittadini e dei loro rapporti con la canonica di S. Ambrogio.
Il testimone più antico della francescana Regula non bullata (1221) è rappresentato dagli abbondanti
excerpta che frate Angelo Clareno ha inserito nella sua Expositio super Regulam fratrum minorum
(1321-23). Un confronto sistematico (collatio) con l’intera tradizione mostra però che il testo tràdito
dal Clareno, caratterizzato da amplificazioni e ritocchi comuni anche ad altri testimoni, oltre che da
numerose lectiones singulares frutto di rimaneggiamento, solo con grande cautela potrà essere utilizzato
per costituire il testo critico della Regula non bullata.
Ottone Visconti, arcivescovo di Milano e fondatore della signoria viscontea, negli ultimi anni della
sua vita aveva acquisito una notevole estensione di terreni nel territorio di Trivulzio; tali possedimenti,
erano stati comprati “sua propria pecunia” e costituivano perciò una sua proprietà personale,
svincolati dai beni dell’arcivescovado. Dall’analisi delle quattro compravendite, finora inedite, appare
una precisa strategia di acquisto: i vari appezzamenti sono infatti scelti sia per il loro valore produttivo
(campi e vigne in particolare), sia per la loro posizione di collegamento tra i lotti (terreni incolti,
vie d’accesso). L’arcivescovo voleva cioè riunire i terreni in un’unica proprietà, facilmente coltivabile
e redditizia, perché da essa dovevano provenire i fondi per sostenere i vari legati testamentari
che Ottone stesso avrebbe disposto nel suo testamento il 23 marzo 1292.
Esegesi di alcuni passi del corpus epistolare del monaco Massimo Planude, con alcune proposte di
modifica al testo stabilito da P.L.M. Leone (Maximi monachi Planudis epistulae, Amsterdam 1991),
ultimo editore della silloge.
Si presentano valutazioni comparative fra il pellegrinaggio a Roma per il giubileo del 1300 e il
pellegrinaggio di saluto alla salma di papa Giovanni Paolo II nel 2005.
In un Libro d’ore quattrocentesco, conservato a Varese, Biblioteca prepositurale di S. Vittore, E-I-2,
compare una duplice lista di nomi di Cristo e di Maria, copiati come litanie. Le due liste sono
trascritte ed analizzate a confronto con altri testi simili. Sono esaminati i generi letterari in cui tali
elenchi di nomi compaiono e sono presentate le fonti bibliche, liturgiche e letterarie per le liste di
Varese.
Sono qui censiti sei testi classici, tutti di provenienza norditaliana, rinvenuti tra i fragmenta codicum
di diversi Archivi cremonesi in cui sono perlopiù impiegati come coperte di atti notarili o di registri
vari: un Livio (sec. XV med.) ed un Terenzio (sec. XV in.) in Archivio di Stato; un Lucano (sec.
XIV2), un Seneca Oedipus (sec. XIV2) ed un Virgilio Eneide (sec. XIV ex.-XV in.) in Archivio Storico
Diocesano; un altro Virgilio Eneide (sec. XIV ex.-XV in.) nell’Archivio della Parrocchia di S. Maria
Assunta in Piadena (CR).
L’ordine templare nel Lazio meridionale. Atti del Convegno, 21 ottobre 2000, a c. di C. Ciammaruconi (E. Bellomo) - E. Malato, Studi su Dante. «Lecturae Dantis», chiose e altre note dantesche (L. Azzetta) - C. Pasini, Inventario agiografico dei manoscritti greci dell’Ambrosiana (P. Tomea) - I manoscritti datati della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, a c. di M.L. Grossi Turchetti (M. Ferrari) - I Decembrio e la tradizione della “Repubblica” di Platone tra medioevo e umanesimo [Atti del Convegno internazionale, Pavia-Vigevano, 24-27 maggio 2000], a c. di M. Vegetti e P. Pissavino (L. Gargan)
Il 13 giugno a Roma si parla di "Sud. Il capitale che serve" di Borgomeo con Quagliarello, Francesco Profumo, Graziano Delrio, Nicola Rossi e Raffaele Fitto.