Questa relazione è stata tenuta dal vescovo di Novara al suo presbiterio al rientro dal sinodo dei vescovi su "L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa" (Roma, 2-23 ottobre 2005). Mons. Corti ha scelto come genere letterario quello del racconto, dando in questo modo la parola a numerosi padri sinodali, facendo riferimento a quanto ascoltato in aula e anche a riflessioni approfondite in dialoghi personali. La seconda parte di questo racconto viene caratterizzata da espliciti riferimenti ad alcune applicazioni pastorali ritenute significative, o anche urgenti, nel nostro contesto pastorale.
Da qualche tempo è in corso un dibattito sulla teoria darwiniana dell’evoluzione e sul suo rapporto con la fede cristiana nella creazione. La questione, sollevata negli Stati Uniti dalla lettura fondamentalista della Bibbia da parte di alcuni movimenti protestanti, ha avuto nel nostro Paese una certa eco in relazione ai programmi scolastici della riforma Moratti. Sul tema interviene don Gianni Colzani (docente alla Pontificia Università Urbaniana di Roma) con un articolo che in modo equilibrato illustra la posizione ufficiale della Chiesa e l’apporto della teologia. Più precisamente, compito del teologo è di «interrogarsi sul rapporto tra questo mondo, segnato da un dinamismo evolutivo, e quel fondamento unico e originario da cui tutto riceve unità e senso. Su questa base il teologo ritiene che il cosmo abbia un’intrinseca finalità, legata al disegno divino che lo unifica e lo incammina al suo compimento».
L’articolo commenta il detto di Gesù: «se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Questo paradosso, come gli altri di cui il Vangelo abbonda, mette in discussione il modo con cui tendiamo a comprendere la vita e Dio stesso. Esso esprime la sapienza nascosta che Gesù vuole consegnare agli uomini: «il rinnegamento di sé evangelico non comporta una mortificazione della persona né della gioia di vivere né della simpatia verso il mondo nel quale l’uomo del Vangelo sa scorgere i doni di Dio»; è piuttosto il rifiuto della idolatrica appartenenza a se stessi.
L’articolo di Giuseppina De Sandre Gasparini (docente ordinario di Storia della Chiesa medievale all’Università di Verona) ricostruisce alcuni punti nodali della vita di Francesco d’Assisi, dalla conversione all’istituzione dell’Ordine fino alle stimmate e alla morte. Nonostante la figura storica di Frate Francesco costituisca per molti versi un «enigma» («una biografia storicamente “veritiera” è a tutt’oggi più auspicata che realizzata»), emerge qui con toni vividi un’esperienza di Dio che ha profondamente marcato la religiosità dell’Occidente cristiano: una vita che reca, in modo pressoché unico, il segno, la forma del santo Vangelo.
Lo scorso maggio ci ha lasciato Paul Ricoeur, una delle menti più lucide e feconde della filosofia del XX secolo.Abbiamo chiesto a don Giuseppe Grampa, che ne fu allievo, di rievocare alcuni aspetti salienti della sua riflessione. L’Autore, ora docente di filosofia delle religioni presso l’Università di Padova e l’Università Cattolica di Milano, si sofferma soprattutto sul lavoro ermeneutico di Ricoeur, che grande importanza ebbe nel sostenere teoricamente il rinnovato approccio biblico postconciliare. Le pagine che seguono permettono così di riprendere e apprezzare le originali matrici di pensiero che sono alla base di un modo di leggere la Scrittura che sta diventando patrimonio di molti credenti.
Si può parlare di giustizia attraverso l’arte? Il 26 marzo Giovanna Brambilla presenta a Bergamo "Diritto e rovescio. Venti storie di arte e giustizia".