Nell’imminenza del referendum del prossimo giugno, la Rivista dedica una sezione del fascicolo alla procreazione medicalmente assistita. È difficile sottovalutare l’importanza della posta in gioco, sotto il profilo specificamente legislativo, e soprattutto del costume e dei valori civili soggiacenti: sono in questione aspetti dirimenti del tipo di società in cui vogliamo vivere. L’apporto che la Rivista propone in questo delicato passaggio politico del nostro Paese si colloca sul versante che le è più proprio, quello del pensiero riflesso e della mentalità. L’intervento di don Antonio Lattuada (docente di Teologia morale alla Facoltà teologica di Milano) delinea persuasivamente e puntualmente i criteri di discernimento morale a proposito delle pratiche di procreazione assistita e del trattamento dell’embrione umano. L’intento di queste pagine è di favorire l’incremento di qualità nel dibattito pubblico di questi mesi attraverso argomenti convincenti, capaci di dare una risposta critica e fondata alle possibile obiezioni, domande, ai dubbi. È attraverso questa strada lunga e impegnativa che si può mirare alla formazione delle coscienze, senza il cui consenso l’ordinamento giuridico stesso non troverebbe adeguato sostegno.
Nel dibattito pubblico sul prossimo referendum pare assente la considerazione di una tematica essenziale quale il senso della generazione umana. La cosa – afferma mons. Giuseppe Angelini (preside della Facoltà teologica di Milano) – ha di che sorprendere, dato il rilievo che l’atto del generare assume rispetto non solo alla procreazione assistita, ma anche all’esperienza umana tutta: è infatti dall’esperienza della paternità/maternità e della figliolanza che scaturiscono i significati radicali del vivere. Ma chiarificare il senso della generazione esigerebbe di affrontare scenari teorici come il rapporto tra cultura e natura, la privatizzazione della coscienza e il conseguente illanguidimento della morale, compito nei confronti del quale la cultura odierna è riluttante. «Questi complessi scenari che stanno sullo sfondo occorre chiarire, per istruire le stesse questioni poste dal prossimo referendum. I chiarimenti auspicati non saranno certo sufficienti a risolvere le questioni legislative. E tuttavia essi sono in ogni caso indispensabili: per aiutare la coscienza del singolo, cristiano e anche non cristiano; e anche per partecipare al dibattito pubblico in forme più pertinenti e produttive».
Ci è sembrato significativo riportare in questa sezione monografica parte di uno scritto di Romano Guardini ("Il diritto alla vita prima della nascita", 1949) pubblicato ora in traduzione italiana nel primo volume dell’Opera omnia edito da Morcelliana sotto il titolo "Scritti politici" (il testo apparirà prossimamente in volumetto autonomo presso la medesima editrice). L’interesse dello scritto sta nell’argomentazione che Guardini porta a favore della tutela dell’embrione come essere umano. Non è vero che esistono diversi ‘gradi’ di umanità in rapporto alla loro distanza dalla figura compiuta dell’umano. Se così fosse, tutte le forme o fasi di indebolimento rispetto a tale culmine (ad esempio, la vecchiaia, la malattia, ma anche l’infanzia) sarebbero come figure diminuite. «In verità, concepimento e morte, ascesa e decadenza, infanzia e maturità, salute e malattia, appartengono a un tutto che chiamiamo uomo. Sono elementi della totalità della sua esistenza, che non è infatti solo natura, ma anche storia».
Il gesuita Antonio Spadaro, padre scrittore della «Civiltà Cattolica», traccia in queste pagine un suggestivo percorso attraverso la letteratura statunitense dal secolo scorso ad oggi, utilizzando il filo rosso della ‘frontiera’.Tematica caratteristica della cultura americana, la frontiera è letta nel suo profilo interiore di punto di passaggio verso cui è polarizzato il viaggio come avventura e scoperta, che è cifra della nostra esistenza. Numerosi riferimenti poetici di singolare bellezza costellano l’articolo, illuminando esperienze umane radicali: il desiderio di una pienezza di vita, la vertigine dell’eternità, l’orizzonte del compimento.
Numerosi e univoci sono i pronunciamenti magisteriali che affermano la pari dignità personale tra uomo e donna nella vita della Chiesa. Il più recente, la lettera del card. Ratzinger del luglio 2004, sottolinea che «l’uomo e la donna, inseriti nel mistero pasquale del Cristo, non avvertono più la loro differenza come motivo di discordia da superare con la negazione o il livellamento, ma come una possibilità di collaborazione che bisogna coltivare con il rispetto reciproco della distinzione».Tuttavia, rilevano sr. Stucchi e sr. Longinotti (clarisse del monastero di Cortona), la realtà di fatto per molti aspetti diverge da tali istanze di collaborazione e reciprocità, persistendo una mentalità che assegna alle donne una posizione subalterna (e ciò vale per il Paese tutto, non solo per la comunità cristiana). L’ancora inadeguata valorizzazione dello specifico femminile priva la comunità cristiana del suo apporto insostituibile, diverso quanto a sensibilità, qualità relazionale, modo di affrontare i problemi. La questione non si pone certo sotto il profilo di una rivendicazione conflittuale delle donne nei confronti degli uomini, bensì sotto quello di un «incontro da realizzare nella prassi quotidiana dell’ascolto della Parola di Dio, della ricerca teologica, della pastorale, della missione, del servizio, consapevoli di essere reciprocamente aiuto donato e affidato da Dio».
Sabato 16 dicembre presentazione di "Le fiabe non raccontano favole" di Silvano Petrosino a Verona: diventare donna attraverso Cappuccetto Rosso, Biancaneve e Cenerentola.
Un estratto dal libro "Si destano gli angeli" di Tomáš Halík, per confortare, incoraggiare e ispirare “chi è ancora in cerca di altro” in questi tempi difficili.
Il magazzino Vita e Pensiero resterà chiuso per le festività dal 24 dicembre. Prima della chiusura sarà possibile spedire i volumi ordinati entro la mattina del 19 dicembre. Le spedizioni riprenderanno regolarmente l'8 gennaio 2024. Puoi acquistare e scaricare articoli digitali e ebook in ogni momento, anche durante la chiusura. BUONE FESTE!