Non di rado la parola ecclesiastica rivolta agli sposi cristiani risuona con accenti inadeguati: è questa l’esperienza di molti pastori che seguono coppie in situazioni matrimoniali difficili. L’inconveniente spesso è dovuto all’indisponibilità di parole, codici e riferimenti persuasivi, capaci di illuminare i vissuti nei tempi bui. Vale la pena allora di percorrere con particolare attenzione l’itinerario tracciato da mons. Franco Giulio Brambilla, docente di Cristologia e Teologia sistematica alla Facoltà teologica di Milano. Istruito da una lunga pratica di accompagnamento e riferendosi alla suggestiva immagine del cammino nel deserto tratta dal capitolo 8 del Deuteronomio, l’Autore offre parole che esprimono il senso della vita a due nelle sue diverse stagioni: dalle meraviglie degli inizi, alla memoria delle origini, alla fatica della prova fino alla consapevolezza di ciò che davvero tiene in vita una coppia. La meditazione evita puntigliosamente il rischio della retorica, intessuta com’è da continui riferimenti alla concretezza della vicenda matrimoniale, anche nei suoi aspetti più duri e infelici. La buona notizia di una famiglia riconciliata è meta realmente perseguibile. A condizione che nei tornanti decisivi non manchino le parole che orientino la strada e che ad esse la libertà presti ascolto. Il testo riprende una relazione che l’Autore ha tenuto nell’aprile scorso a Grosseto in occasione di un convegno organizzato dall’Ufficio famiglia della Cei sul tema del perdono in famiglia.
La spiritualità di Charles de Foucauld ha alimentato molte stagioni della vita ecclesiale, conoscendo diverse letture e modalità di attualizzazione. Il fascino della sua singolare vicenda non è certo esaurito, anzi sembra particolarmente vivo in questo tempo. Anche in vista della beatificazione del «Fratello universale» ci è sembrato opportuno proporre una riflessione sul significato che ancor oggi le sue intuizioni conservano. Don Ezio Bolis, docente di Teologia spirituale presso la Facoltà teologica di Milano, propone una sintetica disamina dei principali ambiti nei quali le intuizioni di Charles de Foucauld si rivelano sorprendentemente capaci di evocare lo stile della testimonianza cristiana oggi: «Accogliere il Vangelo nella sua nuda semplicità; evangelizzare senza la pretesa di conquistare; testimoniare Gesù nel pieno rispetto di ogni esperienza religiosa diversa; ribadire il primato della carità vissuta secondo lo stile della fraternità»; questi i principali ‘lasciti’ per l’oggi della sua ricca ‘eredità spirituale’.
«Credo che il cristianesimo debba oggi inculturarsi come arte di vivere, sviluppando la dimensione biblica sapienziale». Questa è la convinzione che fa da cornice alla bella riflessione di Luciano Manicardi, monaco della comunità ecumenica di Bose. L’Autore muove dalla persuasione che la sapienza cristiana sappia illuminare tutta la vita, e quindi anche congiungere e reciprocamente fecondare due realtà quali preghiera e politica che – soprattutto oggi – appaiono molto distanti. La riflessione prende avvio dalla ‘preghiera di Salomone’ di 1Re 3,5-14, nella quale il re chiede l’ascolto come virtù politica privilegiata. Vengono poi analizzate le molte qualità umane che la preghiera risveglia e convoglia in una più profonda ed evangelica percezione della realtà. Pubblichiamo in questo numero la prima parte del saggio, che si sofferma sull’umanità della preghiera, sostegno della fede e insieme di un corretto atteggiamento politico: «Credo che oggi la fede debba essere declinata come cammino del senso e sia chiamata a custodire valori umani che rischiano di andare persi: essa deve operare per la ricostruzione di una grammatica delle relazioni interpersonali, sociali, politiche».
Ospitiamo con interesse questa relazione di Jean-Marie Donegani, professore di Scienze sociali all’Institut d’Etudes Politiques e all’Institut Catholique di Parigi, presentata in un recente convegno internazionale organizzato proprio dall’Institut Catholique sulla catechesi degli adulti. I temi che affronta, l’evoluzione del concetto di maturazione umana e dell’idea di età adulta, hanno conseguenze rilevanti anche su temi che toccano da vicino l’identità cristiana: il concetto di maturità nella fede, la figura della fede adulta, le forme sociali ed ecclesiali attraverso le quali esprimerla, sostenerla, educarla. Riteniamo perciò che questo contributo possa fornire stimoli anche al contesto ecclesiale italiano, da anni concentrato sull’ideazione di un lavoro pastorale che sappia davvero avere gli adulti come gli interlocutori abituali dell’annuncio del Vangelo e della fede cristiana. Alla ricerca di linguaggi, figure e pratiche che sappiano parlare all’uomo d’oggi, potremo leggere nelle riflessioni di Donegani un utile contributo per continuare ad approfondire la nostra comprensione di quel «mondo che cambia», dentro il quale siamo tutti invitati ad «annunciare il Vangelo».
Abbiamo chiesto al vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, una riflessione sulle sfide che già oggi attendono la figura sacerdotale. La meditazione che qui pubblichiamo risponde delineando con serena consapevolezza il nuovo scenario entro il quale il prete è stato chiamato bruscamente a ridefinire la propria figura ecclesiale e sociale. Ma soprattutto dedica attenzione alla prospettiva futura della Chiesa italiana, domandandosi quali nuove caratteristiche dovrà sviluppare la figura spirituale e umana del presbitero così da rispondere alle sollecitazioni e alle attese di cui il ministero oggi è fatto oggetto.
1° dicembre presentazione in anteprima del primo volume della collana "Credito Cooperativo. Innovazione, identità, tradizione" a cura di Elena Beccalli.